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E’ una domenica di fine febbraio, uggiosa e fredda. Il vento fischia e rumoreggia con intensità ineguale, mentre basse nuvole grigiastre chiazzano il cielo. Un merlo si posa sull’inquieta cima di un cipresso e vi staziona per po’, come per riposarsi dalle folate che lo affaticano. Mi ricorda il passero solitario di Leopardi e anch’io, come il poeta, mi ci identifico. Oggi infatti sono “…solo, in disparte…”, e di lontano guardo quello stormo di intrepidi eroi che sfidano i nembi e s’ivolano verso Siena per essere vicini all’oggetto del loro desiderio, che ha nome SPAL. Vorrei essere tra loro, ma la natura dice che non è più tempo: lontana è la giovinezza e gli svaghi che concede non possono che addolcire i ricordi. Le intemperie oggi richiamano alla prudenza ed è meglio che la senile saggezza dia il meglio di sé. Quindi dico, col poeta, che oggi “il tutto miro”; ma so che presto sarà festa, e allora anch’io ci sarò. E una nuova elettrizzante primavera allieterà il pacato autunno del mio terreno passaggio.

Intanto scorrono le ore e lo stormo biancazzurro vola verso la città del Palio per dire che quello più antico è il nostro e per esibire, sul terreno del Franchi, il magico splendore della capolista. Oggi il “torneo” inizierà all’ora nona – si sarebbe detto quando Siena e Ferrara erano due gioielli rinascimentali – e i cavalieri si affronteranno a viso aperto, cercando la vittoria con ardore e lealtà, onorando i reciproci blasoni e le due stupende città.
Io vi parteciperò in disparte, da lontano, come il passero solitario che osserva il tutto e rimanda la sua festa ad altro momento. All’ora nona, ecco il chiassoso stormo biancazzurro già posato sugli spalti spezzettati e disomogenei del Franchi. Alle loro spalle fanno corona le alture su cui Siena adagia le sue nobili vestigia. Il cielo plumbeo e gonfio di pioggia non frena l’entusiasmo e i cori si alzano regalando alle nuvole l’ardore dei due gonfaloni che oggi si contendono la vittoria. Un boato accompagna l’ingresso in campo delle squadre e il gioco del calcio riceve il suo consueto tributo di entusiastico calore.

Poi in campo la poesia trionfa. Sull’erba del Franchi la SPAL scrive un poema di straordinaria bellezza. Fraseggi limpidi, tocchi di palla vellutati, imprevedibili passaggi filtranti appaiono come rime e assonanze tra versi intrisi di dolce musicalità. Rapidità, estro, genialità, fantasia, vigoria ispirano i gesti atletici e le reciproche intese dei ragazzi di Leonardo Semplici. Oggi mancherà solo l’estasi del gol, ma non fa niente: all’assenza del tripudio di un attimo supplisce il prolungato stupore per un gioco orchestrato in modo mirabile. Alla fine, un po’ di rammarico per le molte occasioni sciupate attraversa i volti dei nostri campioni, mentre vanno a raccogliere l’abbraccio dei loro quasi seicento “passeri” biancazzurri. Non importa, ragazzi – sembrano loro rispondere di rimando -, oggi voi avete composto poesia e qui, a Siena, avete rinnovato la gloria di casa d’Este e della sua splendita corte. Vi par poco? E poi sappiate che la vostra genuina ispirazione poetica vi porterà diritto in serie B.



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