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Era l’ottobre 2014 quando scambiammo quattro chiacchiere con Silvano Mencacci, l’indimenticato bomber biancazzurro che un giorno di molti anni fa affossò, al Comunale, la grande Inter di Helenio Herrera. In maglia biancazzurra segnò quattordici reti, dieci delle quali concentrate nelle ventisette partite disputate nella stagione 1961-1962. Le altre quattro le segnò nella stagione 1963-1964, tutte in una sola giornata e ad un giovane portiere del Mantova che si chiamava Dino Zoff. Fu alla corte di Mazza per tre stagioni non consecutive, ma ciò non gli impedì di farsi apprezzare per le sue doti di indomito combattente da area di rigore. Oggi, alla vigilia del big-match che potrebbe costituire per la SPAL una seria ipoteca per la serie B, lo incontriamo di nuovo, in qualità di tifoso ed esperto di questioni… di Pisa. Mencacci dice di aver comunque mantenuto un legame particolare con la SPAL e la città di Ferrara, dove ogni tanto ritorna, per far visita a due cognate che ancora vi risiedono.

Apprendendo della prematura scomparsa di Roberto Ranzani, manifesta viva costernazione. Era stato suo compagno di squadra e amico e lo ricorda con tanto affetto. “Era un bravo ragazzo – dice Mencacci – una persona mite, modesta e sempre disponibile con tutti. E’ proprio una brutta notizia quella che mi dà. Era più giovane di me e so che è stato anche un ottimo dirigente della SPAL. Mi dispiace tanto. Esprimo sincere condoglianze alla famiglia”.
Poi, dominando la tristezza dalla quale siamo assaliti, iniziamo la nostra conversazione sulla sfida di domenica, che mantiene in fibrillazione due città come Pisa e Ferrara.

Ci dica, Mencacci: sarà all’Arena Garibaldi domenica prossima?
“Naturalmente. Sono abbonato da circa trent’anni, dai tempi della serie A di Anconetani. Anche i miei figli sono abbonati e non mancano mai”.

Che partita si aspetta di vedere?
“Guardi, a Pisa aspettano la partita dell’anno. Però io penso che la SPAL possa fare risultato e che alla fine le risulti più facile di quel che sembra. Sarà una partita dura, senz’altro, però il Pisa quest’anno ha mostrato qualcosa in meno della SPAL”.

Ha avuto modo di osservare il gioco delle due squadre e di capirne i punti di forza e le debolezze?
“Purtroppo la SPAL non l’ho mai vista. Ho letto qualcosa sui giornali e visto qualche servizio alla televisione: un po’ poco per giudicare. Quanto al Pisa, di cui ho visto tutte le partite, devo dire che non sta giocando bene. Non fa mai un tiro in porta e nelle partite esterne gli avversari, al primo tiro che fanno, segnano. La SPAL, da quello che sento, è una buona squadra: ovunque vada fa gol e ha perso pochissime volte. Ha perso in casa proprio col Pisa, ma poi si è ripresa subito. Io penso che per la SPAL ormai sia fatta. Basta che porti a casa un pareggio domenica prossima e poi può vivere di rendita”.

Eh, sembra che se ne stiano convincendo anche a Ferrara: non c’è mai stato tanto entusiasmo come di questi tempi.
“Anche a Pisa, sa? C’è un pubblico a Pisa che io credo sia di un’importanza incredibile per i risultati della squadra. Non dico che abbia fatto grande la squadra del Pisa, ma è stato di grande aiuto”.

In effetti è il pubblico più numeroso di tutta la categoria.
“Anche di serie B. Domenica prossima vedrà che ci saranno circa diecimila persone”.

Quali sono, secondo lei, gli elementi di maggior spicco delle due formazioni?
“Come le ripeto, la SPAL non la conosco molto. Quanto al Pisa, devo dire che sono forti: prendono pochi gol, però là davanti non hanno uno da quindici, venti, gol a stagione. Ecco, gli manca un leader, a differenza della SPAL, nella quale c’è chi ha già fatto una quindicina di gol”.

Secondo lei, nelle partite che restano, il Pisa può ancora farcela a recuperare sulla SPAL?
“No, perché, dopo la SPAL, il Pisa deve andare a Macerata e poi a Pistoia, con la Pistoiese in lotta per la salvezza. Ha un calendario un po’ brutto. E poi deve giocare il derby con la Lucchese, a Lucca. Non ce la fa perché, anche se vincesse, andrebbe a meno cinque e con il calendario che resta sarà difficile recuperare”.

Beh se riuscisse ad agguantare i play-off, sarebbe attrezzata per vincerli.
“Ecco, secondo me ormai deve puntare ai play-off. Otto punti a sei giornate dalla fine sono troppi”.

Per quanto riguarda la SPAL, ritiene che l’attuale conduzione societaria sia in grado di riportarla agli splendori di un tempo?
“So che la società è piuttosto solida economicamente e che sa farsi valere in Lega riguardo a certi supposti favoritismi che la possono danneggiare. Si vede poi che sanno programmare: l’anno scorso hanno messo assieme una squadra che ha fatto un buon campionato e poi, da quell’impianto, hanno costruito la squadra vincente di quest’anno. Il Pisa invece ha fatto una squadra in trenta giorni e non può essere competitiva. Avrei piacere che vincesse il Pisa, dico la verità. Ma, se anche vince domenica, la SPAL vince il campionato”.

Beh, dopo tanti anni di sofferenza, penso che i nostri tifosi meritino finalmente il successo.
“Certamente. Però anche a Pisa si soffre, glielo assicuro”.

Lo credo. Certo che, per far soffrire meno i tifosi, ci vorrebbe una società capace di far nascere talenti in casa propria. Il Pisa cerca di coltivare il vivaio, secondo lei?
“Nel limite del possibile sì, ma anche qui di gente che tira fuori i soldi ce n’è poca: perché ce ne vogliono tanti per allevare dei futuri campioni. Se si va in B, penso che sia più facile progettare in questo senso”.

Ma come mai lei, nativo di Viareggio, è diventato tifoso del Pisa?
“Erano gli anni di Anconetani, quando con dei miei amici si andava la domenica a vedere il Pisa, che giocava in A. Ricordo che alla prima partita si vide il Napoli di Maradona e il Pisa si faceva rispettare da tutti. Così, visto che da casa mia non sono molti chilometri, ci presi passione, cominciai a fare l’abbonamento e non smisi più. Però guardi: un Pisa che veramente mi rimase impresso, anche se giocava in serie B, fu quello di Ventura. Quella era una bella squadra”.

Nei suoi ricordi, Mencacci, ricorda un episodio di quando giocava, un aneddoto legato ad un incontro col Pisa?
“Lo ricordo sì. Facemmo un campionato di B, col Venezia, in cui si perse solo tre, quattro, partite e venimmo a giocare a Pisa l’ultima partita, primi in classifica e ormai promossi. Al Pisa serviva un punto per salvarsi. S’andò a Viareggio in ritiro e, quando si andò in campo, ci offrirono vermut e biscottini. Così si perse tre a zero”.

Ah, bisogna stare attenti, allora, domenica! Lo diremo ai ragazzi. Allora, Mencacci, ricapitoliamo: domenica gioca una squadra in cui una volta giocò e soffrì per essa, contro un’altra per la quale oggi trepida e soffre. A questo punto, qual è l’auspicio che si sente di levare affinché entrambe possano veder realizzati i loro obiettivi?
“La mia idea è che la SPAL vinca il campionato e il Pisa punti ad arrivare secondo per essere nelle migliori condizioni possibili per affrontare i playoff. Perché ormai il campionato non lo può più vincere”.

Quindi possiamo concludere con il classico “vinca il migliore”, sperando che il migliore sia dalla nostra parte. Che ne dice?
“Direi proprio di sì: vinca e il migliore, e senza episodi che stravolgano la partita, come espulsioni, rigori dubbi, eccetera. La SPAL, come ho detto prima, deve stare attenta al grande pubblico dell’Arena Garibaldi, che quest’anno ha fatto guadagnare davvero tanti punti al Pisa”.

A questo punto ringraziamo e salutiamo Silvano Mencacci, dandogli appuntamento per la prossima chiacchierata, magari alla vigilia di una nuova sfida, questa volta di serie B. Accetta volentieri e interpreta la proposta come un sincero augurio.



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