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Sì, è successo per davvero. Dopo 23 anni di attesa la SPAL è di nuovo in serie B. L’aritmetica certezza della promozione è arrivata grazie a un pareggio per 1-1 con l’Arezzo, davanti a un pubblico d’altri tempi (9.000 spettatori), senza contare le centinaia di persone che hanno atteso fuori dal Paolo Mazza per aggregarsi a una festa che durerà fino a notte fonda. Poco da dire sulla partita: i biancazzurri l’hanno sbloccata con Cellini dopo appena tre minuti sotto un diluvio epocale, ma non hanno saputo chiuderla. Così, al primo svarione difensivo nella ripresa, gli amaranto ne hanno approfittato impattando con Defendi. Bastava un punto, quindi va bene lo stesso.

Conta di più l’immagine nel suo complesso: in poco più di mille giorni (1.017 a voler essere precisi) la famiglia Colombarini ha raccolto la SPAL dallo sfacelo della serie D e l’ha riportata a un obiettivo sfuggito a sei diverse proprietà nell’arco di quasi un quarto di secolo. Basterebbe questo per dare la misura di un avvenimento epocale, che colloca i suoi protagonisti dritti nei libri della storia biancazzurra. A maggior ragione perché nello spazio di appena tre stagioni i Colombarini e la loro organizzazione (con in testa Walter Mattioli) hanno trasformato una piccola squadra di paese affacciata sul professionismo (la Giacomense) in una delle principali realtà del professionismo italiano. Non senza errori e senza momenti critici, ma se c’è qualcosa che ha contraddistinto la SPAL nell’ultimo triennio è stato proprio la capacità di analizzare e comprendere i propri passi falsi e porvi rimedio. Sia sul piano delle scelte di mercato, sia sul fronte dell’organizzazione societaria. Questo, assieme all’indiscussa solidità della proprietà, fa ben sperare per il futuro.

A tutto il resto, e non è stato poco, ha pensato Leonardo Semplici. Arrivato per salvare una stagione che stava prendendo una piega inquietante dopo cinque mesi di gestione-Brevi, ha guidato la SPAL verso un processo di crescita regolare ed entusiasmante, culminato con un quarto posto pieno di promesse. Promesse che a conti fatti sono state mantenute, con una SPAL costruita a sua immagine e somiglianza, capace di guidare il girone B dall’inizio alla fine nonostante i passi falsi (doppi) contro Pisa e Maceratese. Ora, con un contratto solo firmare, gli si presenta davanti una sfida ancora più complicata: costruire, assieme al ds Vagnati, una squadra in grado di guadagnarsi la sopravvivenza in serie B per fare in modo che non si tratti di una comparsata come lo fu nel 1992-1993.

Ma questi sono pensieri che si devono tenere da parte per adesso. Ci sarà tanto tempo più avanti per farli. Oggi quel che conta è che un’intera città e anche di più è ubriaca di gioia. Migliaia di persone vivono una sorta di redenzione, siano esse a Ferrara o sparse per il mondo. Oggi è il loro giorno, l’ultimo è stato il loro anno. E se scappano delle lacrime, state tranquilli, è normale. Bisogna avere il cuore di pietra per non emozionarsi di fronte a una cosa del genere.

SPAL-AREZZO 1-1 (pt 1-0)

SPAL (352): Branduani; Gasparetto, Cottafava, Giani; Lazzari, De Vitis (dal 25′ s.t. Spighi), Castagnetti, Di Quinzio (dal 16′ s.t. Schiavon), Mora; Cellini, Zigoni. A disp.: Contini, Beghetto, Bellemo, Ceccaroni, Ferri, Finotto, Gentile, Grassi, Posocco, Silvestri, Spighi. All.: Semplici.

AREZZO (433): Baiocco; Brumat, Madrigali, Milesi, Sabatino (dal 15′ s.t. Gambadori); Feola, Capece, Benedetti; Tremolada, Bentancourt (dal 15′ s.t. Defendi), Mendicino. A disp.: Ronchi, Masciangelo, Panariello, Pugliese, Mariani, Varano, Greco, Bismark. All.: Bucaro.

Arbitro: Viotti di Tivoli (ass.ti: Santoro e Iovine).
RETI: 3′ p.t. Zigoni (S); 26′ s.t. Defendi (A).
Ammoniti: Cottafava (S), Sabatino (A), Brumat (A), Cellini (S).



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