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Cosa resterà del passaggio di Fabio Capello a Ferrara per la prima volta dal 2007? A conti fatti una maglia della SPAL col suo nome stampato, una cerimonia allo stadio in cui tanti hanno applaudito e altri no, un comunicato del tifo organizzato male interpretato da una parte significativa dell’opinione pubblica, e un incontro con stampa e autorità in cui al centro c’è sempre stato lui: Capello, l’ex giocatore tanto caro a Paolo Mazza, l’allenatore e l’uomo di sport. Il ragazzo venuto nel 1963 dal Friuli che oggi, più di cinquant’anni dopo, per sua stessa ammissione si sofferma qualche minuto in più durante lo zapping televisivo appena scorge una maglia biancazzurra. Uno che in campo per carattere non ha mai tirato indietro la gamba, né si è mai morso la lingua quando ha vestito i panni dell’allenatore e del commentatore, magari per dare un giudizio su ciò che accadeva attorno a lui.
Di certo un ospite di assoluto riguardo per una SPAL impegnata in un graduale processo di accreditamento presso le alte sfere del pallone italiano dopo decenni d’oblio. Non sorprende quindi che nel contesto del rigidissimo cerimoniale impostato dalla società per l’incontro tra il celebre allenatore e la stampa sia stato fatto presente, con eloquente fermezza, che non ci sarebbe stato spazio per questioni in contrasto con il clima da grande evento. D’altra parte, come ha seraficamente obiettato – fuori dagli schemi del cerimoniale – un importante rappresentante dell’organizzazione con l’ovetto ricamato sulla giacca: “Perché tirare fuori una questione di poco conto che può creare imbarazzo, quando la notizia è il ritorno di un personaggio così importante nella città in cui mancava da tanto?”. Già, in fondo perché?

Per cui Capello, nella sala conferenze dell’Hotel Carlton, ha percorso un viale dei ricordi adeguatamente transennato, facendo un pezzetto di strada talvolta con l’emozionato presidente Mattioli e talvolta con l’altra ospite Federica Lodi di SKY, citando Bagnoli e Massei come i suoi riferimenti più cari sul campo e rievocando il clima di una Ferrara di cinquant’anni fa in cui conobbe la futura moglie Laura alla fermata dell’autobus, poco lontano da via de’ Romei. Dove una volta c’era l’ufficio di Mazza, dove lui soggiornava con l’amico Reja, accudito “da due zitelle”. Ha sorriso, dispensato complimenti e ossequi (alla famiglia Colombarini, a Mattioli e mister Semplici) nella stessa misura in cui ne ha ricevuti e infine ha offerto il suo punto di vista qualificato su tanti temi dell’attualità sportiva non necessariamente legati alla SPAL. Il calcio italiano che non lancia i giovani, le differenze di approccio tra Totti e Higuain, la favorita per lo scudetto (la Juve) e così via. Trentacinque minuti in cui tutto è filato liscio come si sperava, seppure con un convitato di pietra, prima della serata di gala al Paolo Mazza. Chi sarà il prossimo? Mattioli, vista l’occasione, se l’è lasciato scappare: Osvaldo Bagnoli. Solo che non è dato a sapere quando (“ma ha già accettato l’invito”). Quindi si tratta solo di avere un po’ di pazienza.



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