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Alla vigilia di un Hellas Verona-SPAL che si annuncia di grande interesse, mi intrattengo con Gianluca Tavellin, autorevole firma della redazione sportiva de “L’Arena”, quotidiano di Verona fondato nel 1866, quando la città era ancora sotto il dominio austriaco. Mi ha dato appuntamento nella Sede di Corso Porta Nuova, non lontana dai due archi dell’orologio che si aprono su Piazza Bra, e io non mi faccio attendere. Così, all’ora stabilita, sono al cospetto del mio interlocutore, che mi accoglie con grande cordialità. Gianluca nel 2013 ha pubblicato, per Phare Edizioni, un corposo volume celebrativo dei centodieci anni del sodalizio gialloblù e contenente i tabellini di tutte le partite dell’Hellas dal 1913 a quella con l’Empoli, che chiude la stagione 2012-2013. Il tutto illustrato con fotografie d’epoca di un calcio d’altri tempi di cui i più attempati tra noi sentono un po’ di nostalgia. La sua è una passione per l’Hellas non meno intensa della nostra per i colori biancazzurri, anche perché il padre Guido vestì la maglia gialloblù tra gli anni quaranta e cinquanta, oltre ad aver giocato in serie A nelle file di Bari e Lazio. Di lui, a Ferrara, si ricorda un gol per i gialloblù, nella stagione 1949-1950, che fissò il risultato finale sul 2-1 per la Spal. Lo ricordo a Gianluca e lui ne prende atto con soddisfazione, prima di rispondre alle domande che sto per rivolgergli.

Come vedi il rapporto tra le tifoserie spallina e veronese?
“Mah, mi pare che non ci sia stato mai nulla, in passato, che abbia creato disordine e faccia pensare a episodi spiacevoli fuori dal campo. E’ sempre sbagliato quando ciò accade. Del resto, Verona e SPAL nei tempi moderni si sono incontrate poco, mentre negli anni settanta-ottanta accadeva con più frequenza. Non ricordo sia mai accaduto nulla. Sono sicuro che sarà una serata tranquilla”.

Parliamo del campionato. Come ti sembra quello di quest’anno?
“Parlando da imparziale, è un campionato che, tanto in testa quanto in coda, si presenta molto avvincente. Non c’è al momento attuale, a metà febbraio, una squadra che abbia ammazzato il campionato; non ci sono squadre, come invece in serie A, ormai destinate alla retrocessione. In questo momento, hanno le stesse probabilità di finire al primo posto Verona o SPAL quanto Frosinone o Benevento. Quindi, secondo me, è un campionato davvero aperto”.

E dal punto di vista tecnico come ti sembra?
“Rispetto alla B disputata dal Verona quattro stagioni fa è un campionato livellato verso il basso in maniera clamorosa. D’altronde il ricorso a tantissimi giovani anche delle formazioni Primavera fa sì che, per forza di cose, ci sia meno qualità dal lato tecnico. Gli stranieri sono pochi. Quanto a campioni da serie A, la SPAL ha Floccari, ma diciamo che Pazzini è quello più importante. Ho detto Floccari, poi c’è Ceravolo, Cacia, giocatori che hanno avuto grandissime carriere, ma in serie B. Una volta in B ne trovavi molti che venivano da grandi carriere di serie A”.

Il Verona era partito molto bene, portandosi fino a cinque punti di vantaggio sulla seconda: poi cos’è stato, secondo te, a farlo rallentare così vistosamente?
“Mah, è dipeso dal fatto che il Verona ha un’ottima rosa, molto forte, ma un allenatore esordiente che probabilmente qualche errorino l’ha commesso e non ha saputo sfruttare le potenzialità del suo gruppo”.

Domenica scorsa, dopo la sconfitta di Avellino, scrivevi su l’Arena, concludendo il tuo pezzo: “Una cosa è certa qualcosa va fatto e in fretta, soprattutto lontano dal Bentegodi. L’essere opachi è peggio di non esserci affatto…”. Ecco, secondo te, cosa andrebbe fatto perché il Verona tornasse ai livelli di rendimento iniziali?
“Dovrebbe avere un atteggiamento diverso. Il Verona, comunque, ha sempre un atteggiamento propositivo, solo che in trasferta non punge come in casa. E’ una squadra che ha ottimi giocatori e un grande tasso tecnico, ma non sono di grande personalità. Tant’è vero che ad Avellino, quando è entrato Zuculini, che deve fare sempre i conti con infortuni seri subiti nel recente passato, si è visto un giocatore diverso, dinamico, cattivo, uno che accorcia. Solo che non è stato sufficiente, perché in trasferta il Verona è diverso da quello di casa, quasi trasformato dal suo pubblico. In trasferta inizia bene e poi sembra quasi spegnersi, adagiarsi su un asfissiante palleggio che non porta da nessuna parte. Il Verona quest’anno era partito molto bene, con una grande condizione, ottime idee da parte di Pecchia e con molte squadre che dovevano ancora sistemarsi, e questo gli ha dato una spinta in più rispetto alle altre. Poi, dallo 0-4 in casa col Novara – lo dicono le cifre – ha raccolto pochissimo. Lo stesso Hellas che ha vinto meritatamente – lo diceva anche Semplici – a Ferrara, pur incontrando una SPAL fortissima (scrivevo il giorno dopo che della SPAL avremmo sentito parlare), dalla batosta col Novara non è stato più lo stesso. Come se il Novara gli avesse tolto la maschera”.

E riguardo al match di lunedì cosa dici?
“Ah, giocherei la tripla. Giocherei la tripla perché il Verona è favorito giocando in casa, però ha anche delle fragilità che una SPAL in ascesa come quella attuale potrebbe sfruttare. E’ difficile fare un pronostico, ma sono sicuro che sarà una bella partita”.

Secondo te la SPAL ha i numeri per aspirare al grande salto?
“Ha un ottimo allenatore. Mi ha fatto un’ottima impressione. Con il Verona, all’andata, non ha sbagliato nulla. Allora i numeri dicevano che i gialloblù erano la miglior squadra del campionato, eppure la SPAL è riuscita a crearsi un’occasione in cui ha segnato. Ha una grande organizzazione di gioco, ha creato un bel mix tra giocatori di categoria di una certa esperienza e qualche giovane. Io penso che con il favore del pubblico e un’oculata gestione societaria possa senz’altro farcela. Ho solo un timore, perché la SPAL di quest’anno assomiglia molto – a prescindere dalla debolezza societaria causata dalla malattia del nostro presidente, che lo ha portato alla morte -, assomiglia molto al Verona di Mandorlini dell’anno in cui, ai play-off, fu sconfitto dall’arbitro più che dal Varese, con quel rigore non dato. Quel Verona lì era andato a vincere 4-0 a Torino, aveva fatto grandi cose, come sta facendo oggi la SPAL. Poi, ai play-off, ha mancato un po’ di maturità. Ecco, secondo me, paradossalmente la SPAL dovrebbe far la corsa sul secondo posto più che sul primo, in modo da evitare i play-off; perché ai play-off potrebbero emergere certi marpioni, squadre furbe, come il Bari e altre, che potrebbero fare lo sgambetto”.

Quanto al Verona, non ti sembra che sia un po’ troppo Pazzini-dipendente?
“Sì. Lui ha avuto un grande impatto: non si pensava che, dopo undici anni che non militava in questa categoria, facesse ancora tanti gol. Il Verona ha perso sei partite e tre le ha perse senza Pazzini. E il gioco è finalizzato molto su Pazzini”.

Quanto al passato, Gianluca, hai ricordi di sfide fra Verona e SPAL di particolare interesse?
“Mi ricordo di quando avevo quattordici, quindici anni: una sfida fondamentale per il Verona, che finì 1-1 ed evitammo la serie C per miracolo. Poi, durante la successiva campagna acquisti, ci fu lo scambio Gibellini e Cavasin per Capuzzo e Joriatti. Poi, se vai a vedere la storia, trovi le partite giocate a Ferrara, nel 1968, a causa della squalifica del nostro campo”.

Ah, mi ricordo molto bene di quell’invasione dei tifosi gialloblù…
“Ricordo anche che a Ferrara venivo con mio papà a vedere le sfide di serie B e andavamo a mangiare le paste al bar Nord-Ovest”.

Ah, un luogo che conosco molto bene… Ma torniamo al presente: possiamo accomiatarci col reciproco augurio di assistere a una bella partita, e poi che vinca chi lo merita?
“Certamente Arnaldo. Vinca il migliore”.



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