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Archiviata la fondamentale vittoria di Benevento, in casa SPAL è già tempo di pensare alla prossima battaglia. La lotta salvezza richiede continuità di risultati e sabato al “Paolo Mazza” arriva il Torino di Sinisa Mihajlovic, in una sfida dal sapore antico che non si vedeva nella massima serie dal lontano 1968. I granata dovranno rinunciare ad Adem Ljajic, l’uomo di maggiore qualità nella rosa del tecnico serbo, ma la vittoria sulla Roma negli ottavi di Coppa Italia ha dimostrato che davanti le soluzioni non mancano. Come di consueto, abbiamo intervistato un collega, Valentino Della Casa di Toronews, per farci raccontare che aria tira a Torino in vista della sfida di sabato

Valentino, partiamo subito dall’attualità, la partita di Coppa Italia ha regalato una vittoria quantomeno inattesa visto l’avversario. Dopo il tonfo in campionato col Napoli è una bella iniezione di fiducia.
“E’ stata una bella partita, oltre alle buone risposte del gioco si è avuta la soddisfazione del risultato contro una squadra che come potenziale è più avanti rispetto a noi. Il Toro comunque era abbastanza soddisfatto di come stava andando nell’ultimo periodo. I dati parlano chiaro: vittoria contro la Lazio la settimana scorsa, pareggio contro l’Atalanta che viveva un buon momento di forma ed una buona tenuta specialmente nella seconda parte del girone, oggettivamente complicato. Napoli ha rappresentato un leggero passo indietro, ma la partita contro la Roma non andava vista come un riscatto, rappresentava semplicemente un passo avanti in assoluto”.

Nella gara dell’Olimpico abbiamo visto una formazione fortemente rivoluzionata rispetto alle precedenti partite di campionato: solo tre elementi scesi in campo fanno parte del blocco dei cosiddetti “titolari”. Pensi che qualche seconda linea abbia convinto Mihajlovic a concedergli una chance per la sfida di sabato?
“Diciamo che dei titolarissimi ieri c’erano solo Belotti e De Silvestri, in quanto Molinaro gioca in campionato sostanzialmente per le defezioni di Ansaldi e Barreca. Mihajlovic ha i suoi intoccabili che sono Sirigu, N’koulou Belotti e Iago Falque. Per il resto il tecnico ruota specialmente la linea a tre di centrocampo, optando poi per il classico tridente che fino all’infortunio di Ljaic vedeva il serbo in campo con Belotti e Falque. Stanno salendo molto le quotazioni del giovane Edera, il giocatore sta facendo bene e pur non partendo titolare al 90% gli verrà riservato un buon minutaggio nella sfida di sabato. I ballottaggi più significativi sono due: chi completerà il tridente tra Niang e Berenguer e chi andrà sulla linea mediana tra Valdifiori e Obi. Mentre il primo rimarrà incerto fino all’ultimo credo che quello di centrocampo vedrà prevalere l’ex Napoli, per il quale il cambio di modulo ha favorito la sua risalita tra i titolari. La difesa non dovrebbe riservare grosse sorprese, con N’koulou certo del posto al suo fianco ci sarà Burdisso, titolare quasi per caso nella sfida di un mese fa a San Siro e di fatto sempre presente nelle sfide successive. La coppia sta dando buone risposte”.

Statistiche alla mano, il Toro è la squadra di serie A ad aver ottenuto più pareggi (ben 8 sulle 17 partite fin qui disputate) ed una delle squadre ad aver raccolto meno soddisfazioni lontano da casa. Come spieghi questo trend che forse fa rimpiangere qualche punto mancato?
“E’ chiaro che quando pareggi sul banco degli imputati finiscono i giocatori che devono fare gol. Mihajlovic si aspettava molto di più dai suoi attaccanti, nettamente lontani dagli standard della scorsa stagione. Di questi tempi un anno fa Belotti e Iago Falque avevano segnato quasi venti reti totali, mentre le cifre attuali parlano di solo nove marcature all’attivo. Il tecnico si aspettava dei miglioramenti anche dalla tenuta mentale della squadra, uno dei problemi che sottolinea a più riprese. La squadra si spaventa molto quando va in vantaggio e continua a subire gol molto stupidi, figlie di incomprensioni tattiche e mancanza di concentrazione. Sempre facendo un paragone con l’anno passato va però detto che se il Torino chiudesse l’anno con due vittorie sarebbe in linea a dove era l’anno scorso. La squadra gioca meglio e subisce ugualmente, ciò che è calato è l’apporto offensivo, figlio chiaramente delle difficoltà di Belotti”.

Parliamo dei singoli: Ljajic rimarrà fuori causa per circa un mese, mentre Belotti sembra lontano dagli standard che l’anno scorso l’hanno portato alla ribalta del calcio nazionale. Lo stesso Niang non sta dimostrando di valere la grossa cifra spesa in estate da Cairo. Le sorprese positive di questo girone d’andata sono invece il camerunese N’koulou e un Rincon sempre più padrone del centrocampo.
“Belotti ha accelerato i tempi di recupero soprattutto in chiave nazionale, anche se poi purtroppo, come tutti sappiamo, questo sprint non è servito a niente. E’un giocatore con una tenuta fisica importante, ha bisogna di essere fisicamente perfetto per poter essere determinante e non ha ancora raggiunto il cento per cento della forma. Anche se qualche segnale di risveglio si sta riscontrando. Niang invece sta andando molto male, il Toro a gennaio non potrà cederlo in Italia perché ha già giocato nel Milan, ma se continua così a giugno si cercherà sicuramente di venderlo. Sta rendendo molto meno rispetto a quello che ci si aspettava e pecca soprattutto dal punto di vista caratteriale, non avendo ancora trovato lo stimolo giusto per fare bene. Il giocatore pensava di avere vita facile (Mihajlovic l’aveva valorizzato nel Milan due anni fa), ma ha capito che la concorrenza nel ruolo gli impedisce di avere il posto assicurato. Sinisa comunque non vuole perderlo, il Torino ha speso quindici milioni e spera di recuperalo per non vanificare la spesa investita. N’koulou e Rincon sono invece ormai quasi imprescindibili e le prestazioni confermano questa scelta”.

Impossibile non chiederti notizie di Kevin Bonifazi, infortunato e ancora a secco di presenze in campionato. Cosa non sta funzionando nel rapporto col tecnico serbo?
“Il ragazzo non sta giocando, doveva esordire in campionato col Cagliari poi ha avuto un problema fisico che gli ha impedito di scendere in campo. Mihajlovic continua a dire che è molto forte, che ha avuto sfortuna e che lo ritiene più pronto di quello che possa sembrare. Attualmente però c’è qualcuno più pronto di lui che viene ritenuto più affidabile. Per esempio Burdisso che sta dando ottime risposte a dispetto dell’età. A livello personale non c’è nessun problema, si parla solo di questioni tecniche”.

C’è la possibilità che il giocatore faccia ritorno a Ferrara? In estate e pure recentemente era stato accostato alla SPAL anche il nome di Mirko Valdifiori, rispolverato da Sinisa nelle ultime partite. In vista di gennaio si può imbastire qualche trattativa sull’asse Torino-Ferrara?
“Tutto è possibile ma dubito fortemente. In questo momento non si hanno notizie che vanno nella direzione di una cessione. In prestito o a titolo definitivo. Chiaro che il ragazzo è giovane e deve giocare, ma il tecnico non mi sembra convinto nel lasciar partire un prospetto così interessante. In estate il Toro aveva bisogno di cinque giovani, dando la possibilità a Lyanco e Bonifazi di farsi notare. Il primo sta trovando spazio, mentre il secondo è stato anche frenato dagli infortuni. Il difensore non si trova male a Torino, credo che prima o poi una possibilità gli verrà concessa. Anche il discorso Valdifiori mi sembra impraticabile, il ragazzo col cambio di modulo da 4-2-3-1 a 4-3-3 è tornato abbastanza in auge e non so quanto la società se ne vorrà privare già a gennaio. Magari a giugno il discorso potrà essere diverso”.

Quella di sabato sarà una partita emozionante soprattutto per Alfred Gomis, cresciuto nel vivaio granata. Il giocatore è in prestito con obbligo di riscatto fissato a poco più di un milione: vista l’età e le ottime prestazioni a Torino rimpiangono di non aver potuto guadagnare di più?
“Gomis aveva bisogno di fiducia, cosa che Mihajlovic gli ha dato pochissimo all’inizio dell’anno precedente. Che lui avesse del potenziale era evidente, ma la società ha deciso in seguito di puntare su questo Milinkovic-Savic, su Sirigu e su Hart ancor prima, profili gli ultimi due che riteneva più idonei per affrontare la massima categoria. Gomis voleva giocare e vista la possibilità garantitagli dalle altre squadre ha preferito cambiare aria. Mi sembra un discorso legittimo e comunque un’operazione di mercato dove il Torino non ha perso tantissimo. Il Torino è pieno di portieri, a fine stagione sicuramente il suo valore potrà essere più alto rispetto al milione e mezzo pattuito, ma le prestazioni vanno poi valutate su più anni. Lui è molto serio, ha sempre messo grande professionalità e grande carisma negli allenamenti, sono convinto che a Ferrara potrà togliersi delle soddisfazioni”.

Fino ad ora la SPAL, a differenza di alcune concorrenti nella lotta salvezza, ha dimostrato quanto meno di provare a giocarsela contro tutte le avversarie affrontate, come si riesce a far male al Torino?
“Il Torino ha dimostrato enormi debolezze sui calci piazzati, a mio parere se si vuole colpire bisognerà puntare su quello. Nonostante fisicamente la squadra non sia messa malissimo, il problema principale sta nei piazzamenti quando si difende. La SPAL dovrà puntare sulle traiettorie di Viviani che può rivelarsi sempre molto insidioso su palla inattiva”.

Viceversa cosa dovrà fare la SPAL per limitare i pericoli che nel Toro si concentrano prevalentemente sul tridente offensivo?
“Gli esterni del Toro rappresentano senza dubbio il pericolo numero uno per qualsiasi squadra avversaria. I giocatori sono molto bravi anche a ripiegare dando una mano consistente nella fase difensiva, oltre ad avere una tecnica notevole. La SPAL dovrà essere brava nei raddoppi di marcature e nel contenere uno Iago Falque che da quando è a Torino ha fatto forse il definitivo salto di qualità, migliorandosi notevolmente anche in zona gol. Occhio anche a Baselli, giocatore col vizietto del gol. Le statistiche a livello dei singoli giocano a favore del Toro, bisognerà capire quanto saranno scarichi dopo le fatiche di coppa”.



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