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C’è poco da fare: quando si parla di SPAL in città la gente partecipa in massa. A maggior ragione se a incontrare il pubblico ci sono due grandi personaggi come Luigi Delneri e Gianni De Biasi. I due allenatori, attualmente senza lavoro dopo la fine delle rispettive esperienze con Udinese e Alaves, erano presenti – al pari di tanti altri ex – alla seconda presentazione stagionale di “SPAL 110” il volume curato dal collega Mauro Malaguti, edito da Gianni Marchesini Editore. Incalzati dal moderatore Alessandro Sovrani, i due tecnici hanno dato vita a una conversazione appassionante di oltre un’ora e mezza, in bilico tra passato e presente. Naturalmente con le loro esperienze biancazzurre a fare da sfondo.

La parte centrale del dibattito non poteva che riguardare la situazione della SPAL, invischiata in piena lotta retrocessione: “Non è facile affrontare la prima stagione da neopromossi – ha detto Delneri – per di più dopo un doppio salto. Il divario di esperienza con gli altri si paga quasi sempre e quando c’è un errore si viene immediatamente castigati. Paradossalmente è più facile partire bene, perché si è ancora sull’onda emotiva della stagione precedente e non ci sono particolari responsabilità. Si gioca liberi e spensierati. Poi entra in gioco la pressione psicologica e si inizia a guardare la classifica, è lì che i punti iniziano a farsi pesanti. Alla SPAL mi pare comunque che le sconfitte vengano prese con un certo aplomb e questo è un atteggiamento che condivido. Qualche sconfitta può sicuramente far male, ma altre servono per fare esperienza e correggere eventuali problemi. Quello attuale è un campionato spaccato in tre tronconi, la SPAL deve senz’altro rendere al massimo con quelle che occupano la sua parte di classifica, cercando di prendere qualche punto alle squadre superiori. L’importante è che il gruppo lavori serenamente, anche grazie agli aggiustamenti fatti col mercato di gennaio. Penso che i tratti portanti debbano essere compattezza e credibilità dell’allenatore. La psicologia, lo dico per esperienza, ormai conta più degli aspetti tecnico-tattici. Le squadre che si vogliono salvare devono essere unite e forti mentalmente perché più si va avanti e più le pressioni ambientali e mediatiche si fanno pesanti. Se la squadra e la società riescono a reggerle, allora si possono superare le difficoltà e arrivare al risultato”.

Simile l’opinione di De Biasi: “In quello di Semplici vedo un po’ il mio percorso a Modena. L’ho detto anche a inizio campionato: se l’ambiente ha la maturità per vivere questo campionato come una festa, la SPAL non avrà problemi a salvarsi. Il gruppo rimane al centro di tutto e secondo me può puntare sull’effetto sorpresa un po’ come facemmo noi o il Chievo di Gigi. L’importante, per l’allenatore, è inculcare un’idea convincente e portarla avanti, senza indecisioni o tentennamenti. Le sconfitte non devono scalfire le convinzioni della squadra. Ed è poi importante non dare alibi ai calciatori: il campo, il fuorigioco non fischiato, il gol annullato e via così. Bisogna stare concentrati su quello che va fatto e possibilmente migliorato, incoraggiando la fiducia reciproca tra i giocatori. Nel momento in cui si riesce a fare questo, allora i risultati arrivano. Anzi, sono convinto che undici giocatori normali, compatti e motivati possono vincere contro undici campioni che vivono di certezze. A Modena ci salvammo con questo atteggiamento, all’ultima giornata. Sta all’allenatore far intravedere ai giocatori il sogno e indicare la strada per raggiungerlo”.

I due ospiti sono stati interpellati specificatamente anche sul profilo di Semplici, con particolare riguardo per la vox populi che invoca un allenatore di maggior esperienza per arrivare alla salvezza. Delneri e De Biasi però hanno espresso un convinto sostegno al collega: “Per me contano i risultati precedenti, – ha detto l’ex Udinese –  se uno ha vinto due campionati di fila con le sue idee e ha dato giocatori sicurezze importanti, non vedo perché dovrebbe cambiare tutto. A questi livelli non credo si possano fare compromessi del genere: adattarsi forzatamente agli avversari crea sempre degli scompensi. Perché ci si concentra su di loro anziché su quello che andrebbe fatto in campo. Penso invece si possa lavorare sulla propria idea, migliorandola. Parlo per quella che è stata la mia esperienza al Chievo: ricordo che all’inizio ci chiedevamo se la nostra idea avrebbe funzionato. Avevamo tenuto la stessa squadra della serie B, con tre inserimenti. Quando vincemmo a Firenze capimmo che rimanere fedeli alla nostra identità era la cosa giusta. Se un allenatore prende cinque gol con la propria idea perde solo la partita, se lo fa stravolgendo il lavoro impostato all’inizio perde quella e anche la credibilità agli occhi dei giocatori. Semplici porta avanti la sua idea e secondo me fa bene: per me alla fine questo atteggiamento pagherà”.
Dello stesso avviso De Biasi: “Sottoscrivo le parole di Gigi e aggiungo una cosa: niente più dei risultati dà forza e spinta al gruppo. Quando si arriva in serie A si deve mettere in conto di poter perdere anche cinque partite di fila. Ma quando invece si riesce a fare risultato, magari con una grande squadra, si ricava grande autostima che può essere sfruttata nel corso del campionato. L’importante è mantenere saldo lo spogliatoio e fare un vero gioco di squadra”.



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