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Il tira e molla tra SPAL e Partizan Belgrado è andato avanti per almeno due settimane buone, ma alla fine Davide Vagnati è riuscito a strappare – pagando un indennizzo – Everton Luiz ai campioni di Serbia. Nel primo pomeriggio di venerdì il centrocampista di Porto Alegre, che ha scelto di indossare la casacca numero 25 e ha firmato un contratto fino al 2020 con opzione per la stagione successiva, è stato presentato al centro sportivo di via Copparo.

A rompere gli indugi è stato Vagnati spiegando il motivo dell’acquisto: “Everton lo abbiamo iniziato a seguire all’inizio di questa stagione, siamo anche andati a vedere anche un derby tra Partizan e Stella Rossa, partita alquanto movimentata. Lo abbiamo voluto prendere perché un giocatore del genere mancava nella rosa, ci serviva un calciatore con le sue caratteristiche: bravo nell’interdizione e nel recupero palla e grande interprete della transizione positiva dopo un break difensivo. Non lo ritengo una scommessa perché ha 29 anni e da tempo gioca in Europa,  quindi ha maturato la giusta esperienza. Ok il campionato italiano non è né quello serbo né quello svizzero, ma lui ha tanta voglia. Adesso vediamo il responso del campo. Non è stato semplice mettersi d’accordo con il Partizan Belgrado ma alla fine ce l’abbiamo fatta, grazie soprattutto ad un sacrificio economico, sia della SPAL che di Everton stesso”.

Poi il microfono è passato al protagonista, Everton. L’ex Partizan ha dimostrato di non essere un grande oratore, ma di avere le idee ben chiare in testa: “Sono davvero molto felice di essere qui a Ferrara e di vestire la maglia della SPAL. La proposta che la dirigenza biancazzurra è stata ottima, ho accettato senza alcun dubbio. L’idea di giocare in un campionato come la Serie A mi ha stimolato non poco perché è di grande livello. E’ il punto più alto della mia carriera? Direi proprio di sì, venire in Italia è un grande passo per me. Spero di dare il mio contributo alla causa. Posso giocare sia mediano che mezzala, non fa differenza, gioco dove il mister decide di mettermi. Preferisco stare davanti alla difesa, ma mi adatto senza problemi. E’ una competizione difficile, ma la squadra è buona e ha tutte le carte in regola per centrare la salvezza, perché la SPAL ha in rosa giocatori importanti. L’integrazione nel gruppo non è stata assolutamente un problema e se non capisco qualcosa c’è Felipe a darmi una mano”.

Gli allenatori di Serie A fanno della tattica uno dei loro pilastri ed Everton ha lasciato intendere che è pronto ad imparare i dettami di mister Semplici: “Ho già avuto modo di parlarci e ha già provato a spiegarmi alcune cose. In Serbia sicuramente ero più libero di muovermi per il campo, ma sono convito di riuscirmi ad adattare con il passare del tempo”. E poi ha dichiarato che dovrà prendere misura anche con gli arbitri italiani, molto più propensi ad estrarre i cartellini dei loro colleghi europei: “Non mi reputo un giocatore scorretto, solo che faccio dell’intensità e della cattiveria agonistica le mie armi principali. Questo è il mio stile in campo, c’è poco da fare, so che comporta parecchi gialli. Quindi devo abituarmi al metro di giudizio italiano per non incappare in troppe squalifiche”.



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