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Le prime due uscite stagionali del Torino (contro Roma e Inter) hanno detto che i granata possono essere una delle sorprese di questo campionato, dopo una stagione 2017-2018 vissuta tra alti e bassi e conclusa senza il piazzamento europeo inizialmente auspicato.

Walter Mazzarri, subentrato al posto di Sinisa Mihajlovic nel corso dello scorso campionato, ha rimodellato il Torino secondo le sue idee tattiche. Il Toro ereditato dall’allenatore livornese era una squadra che presentava grosse lacune in fase difensiva, una fase caratterizzata dalla ricerca di duelli individuali che i giocatori granata erano chiamati a vincere nel non possesso. Anche la fase offensiva dei granata era organizzata dall’ex allenatore di Bologna e Sampdoria per esaltare le capacità nell’uno contro uno dei propri giocatori offensivi. Inizialmente disposti con un trequartista a ridosso di tre attaccanti, proprio per valorizzare il giocatore deputato da Mihajlovic a ricoprire il ruolo di numero dieci (Ljajic), il Torino continuava a presentare lacune difensive senza trarre giovamento, in fase di possesso palla, dal sistema di gioco più offensivo. Da qui la decisione del tecnico serbo di passare al 4-3-3 nella convinzione che la presenza di un centrocampista in più avrebbe garantito maggior copertura alla retroguardia. In realtà, il cambio di sistema di gioco non ha migliorato le prestazioni del Toro né dal punto di vista difensivo né da quello offensivo.

Così, il presidente Cairo decideva per il cambio di guida tecnica. Abbandonati sia il 4-2-3-1 che il 4-3-3 utilizzati dal precedente allenatore, Mazzarri ha virato verso la difesa a tre, più congeniale al suo modo di intendere il calcio, con un’attenzione più marcata verso una fase difensiva più organizzata a livello collettivo. I risultati non sono andati subito nella direzione voluta, ma si sono comunque gettate le basi per l’inizio di questo stagione. Il mercato estivo ha poi portato in dote a Mazzarri quei giocatori ritenuti necessari per proporre uno stile di gioco improntato alla ricerca della compattezza difensiva, dell’intensità agonistica e dell’immediata ricerca della verticalità una volta entrati in possesso della palla. Il centrocampo si è arricchito di forza e tecnica con l’arrivo di Meité dal Monaco, che va ad aggiungersi ai vari Baselli, Obi e Rincon, quest’ultimo trasformato da Mazzarri in frangiflutti da schierare davanti alla retroguardia granata. La difesa, imperniata ancora su N’Koulou, si è arricchita di giocatori come Izzo, Bremer e Djidji che sembrano in grado non soltanto di giocare una fase di non possesso aggressiva, ma anche di contribuire ad una fase di costruzione bassa più palleggiata.

via Gfycat

[il Torino di quest’anno sembra più attento a cercare l’uscita bassa dalla difesa, anche in situazione di pressing ultra-offensivo avversario]

Infine, in avanti il Torino di Mazzarri sembra poter contare sulla rinascita di Belotti, a segno contro l’Inter. Per affiancare l’attaccante azzurro, Mazzarri ha a disposizione due opzioni in Iago Falque e Zaza, arrivato a fine mercato dal Valencia. Con l’ex romanista in campo, il Toro acquista fantasia e imprevedibilità nell’ultimo quarto di campo, oltre ad avere un giocatore in grado di aiutare il possesso palla della squadra nel settore centrale. Schierando Zaza, invece, Mazzarri può contare su un altro attaccante in grado di attaccare la profondità con Belotti, oltre che di un valido aiuto in fase di non possesso. A questo contesto tattico si aggiunge Soriano (8 reti e 4 assist nella sua ultima esperienza italiana con la Sampdoria due anni fa). Giocatore ideale per occupare gli spazi di mezzo e per associare il centrocampo e l’attacco del Torino.

via Gfycat

[gli inserimenti in avanti di Soriano possono creare situazioni pericolose]

Proprio il suo spostamento qualche metro più avanti (il 27enne centrocampista può infatti agire anche da trequartista) ha permesso al Torino di giocare a specchio il secondo tempo della partita con l’Inter e ha dato il via alla rimonta granata.

Cosa può fare la SPAL
Nelle prime due uscite stagionali (contro Roma e Inter), il Torino ha dimostrato di essere una squadra equilibrata. Le statistiche infatti hanno infatti visto i granata produrre appena 1.42 in termini di expected goals (xG) ma concederne soltanto 1.97. Una squadra, quella di Mazzarri, che sembra non concedere moltissimo.


[contro l’Inter due gol segnati, ma non tantissime occasioni: segno che i granata hanno saputo capitalizzare le chance avute]

In avanti, bisognerà vedere se Mazzarri riproporrà le due punte o se schiererà Iago Falque e Soriano più a ridosso di Belotti, come nel secondo tempo di Milano. Dalla scelta dovrebbe dipendere l’impostazione generale dei granata: più accorta nel primo caso, più offensiva nel secondo. Due partite sono ancora presto per inquadrare bene la squadra: lo scorso anno il Toro mancava in fase di attacco posizionale, contro squadre che difendevano basse. In questo senso la SPAL potrebbe cercare di rimanere compatta nella propria metà campo per poi sfruttare rapide transizioni offensive.
Questo non significa che i ferraresi dovranno giocare una partita esclusivamente difensiva. I meccanismi di uscita palla da dietro del Torino non sembrano ancora perfettamente rodati, così in alcune circostanze la squadra di Semplici potrebbe tentare con successo una pressione in zone più avanzate di campo.

Inoltre, i difensori centrali del Torino sono piuttosto aggressivi così che movimenti ben coordinati degli attaccanti ferraresi potrebbero aprire interessanti varchi da sfruttare con gli inserimenti di Missiroli e Kurtic. Interessante sarà poi la battaglia sugli esterni dove dovrebbero crearsi situazioni di uno contro uno sia a destra che a sinistra: sulla corsia mancina Mazzarri dovrà schierare da titolare il giovane Ola Aina (1996), visto l’infortunio patito da Ansaldi. Lazzari potrebbe avere buone possibilità di approfittare della sua scarsa esperienza.

Infine, la squadra di Semplici dovrà prestare attenzione ai calci piazzati col Torino che dispone di una discreta batteria di saltatori che hanno chili e centimetri per essere pericolosi in queste situazioni, in verità ancora non pienamente sfruttate.

 

Michele Tossani, classe 1978, analista tattico già collaboratore di realtà importanti come Rivista Undici e Il Napolista. Nel 2018 ha inaugurato il suo blog personale, La Gabbia di Orrico. Interviene anche su Radio Rosa Toscana e Italia7 ed è autore di libri, tra cui “L’altro Mago. Mourinho dopo Herrera” edito da Limina.



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