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Sono serviti quattordici mesi di tempo e altrettanti tentativi, ma alla fine la SPAL ce l’ha fatta: è tornata a battere uno squadrone di serie A. Dall’Olimpico all’Olimpico, non solo nel parallelo tra la SPAL di nonno Petagna e quella del nipote, ma anche tra quella che ad agosto 2017 impattò 0-0 contro la Lazio e quella gagliarda che si è presa i tre punti contro la Roma. Ferrara capitale per mezza giornata, serie negativa chiusa, sogni di gloria rinverditi. Vuol dire tanto, mica solo per il prestigio sui social o i numeri sugli almanacchi.

Il salto di qualità c’è e si vede. Anzi, s’era visto. Già contro la Sampdoria e poi contro l’Inter.  Il 2-0 con il quale sono stati battuti a domicilio i giallorossi è tutto tranne che una casualità. Certo, a volte capita di centrare una vittoria di prestigio più per fortuna e demeriti dell’avversario che per meriti propri, ma non è sicuramente questo il caso: la SPAL ha vinto e ha meritato di vincere, facendo una partita cinica in fase offensiva, addirittura perfetta in difesa. Risultato: questa volta, oltre ai complimenti, sono arrivati anche i punti. Di elogi Semplici aveva fatto scorta nella passata stagione, trovando però modo di muovere la classifica contro le big solamente con Lazio (0-0; 1^ giornata), Inter (1-1; 22^ giornata) e Juventus (0-0; 29^ giornata). Per il resto solo sconfitte, anche pesanti, con Roma, Napoli e Milan. Che la SPAL – quando attenta e concentrata – potesse tenere testa alle grandi s’era intuito, ma d’altra parte con la salvezza come obiettivo mica ci si può mettere in testa di andare a vincere a San Siro o all’Olimpico. Testa agli scontri diretti e poi tutto quello che viene va considerato grasso che cola. Fino all’anno scorso a Semplici veniva rimproverato di avere problemi anche con quelli, considerati i precedenti in Lega Pro (con Maceratese e Pisa nella stagione 2015-2016 4 k.o. su 4 scontri) e Serie B (2016-2017; due sconfitte con il Frosinone, una con l’Hellas e un solo pareggio, sempre con gli scaligeri ad inizio girone di ritorno).

Ma nella stagione passata Semplici ha stracciato anche questo luogo comune con 6 vittorie, 4 pareggi e 4 sconfitte nei match ad alto grado di difficoltà con le principali avversarie (Chievo, Bologna, Cagliari, Udinese, Crotone, Hellas Verona e Benevento) nella lotta per non retrocedere. Un fatturato di 22 punti, fondamentale non solo per guadagnarsi la permanenza nella massima serie, ma anche per mettere in cantiere la SPAL 2.0, quella in grado di salvarsi senza sofferenze (come chiesto dalla dirigenza) e magari di fare degli sgambetti illustri. Il percorso, per capirci, intrapreso dal Sassuolo sin dalla promozione in A nel 2012-2013: al primo anno è arrivato un 17° posto, come la SPAL. Poi la crescita è stata esponenziale, fino all’apice del 6° piazzamento in classifica nel 2015 che ha spedito i neroverdi addirittura in Europa.

Per sognare la bandiera blu con le stelle è ancora presto, a Ferrara non c’è Squinzi con la Mapei e i suoi capitali. Ma con la politica del passo-dopo-passo impostata da Masi San Giacomo non è detto che sia una prospettiva così lontana nel tempo. Intanto, dopo un quarto di serie A 2018-2019, sembra avere tutte le carte in regola per proseguire nel suo processo di crescita e consolidamento. Gruppo, mentalità, idee di gioco, personalità, organizzazione: gli ingredienti sono tutti lì. L’Olimpico quattordici mesi fa era un sogno, adesso invece ci può scappare il coro “e tanto già lo so / che l’anno prossimo / vinco all’Olimpico…“.

ha contribuito Alessandro Orlandin



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