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C’è bisogno di una scossa in casa SPAL, un sussulto per ritrovare l’antico spirito che negli ultimi anni ha permesso a questa squadra di conquistare tre promozioni consecutive e di salvarsi nella massima serie, a cinquant’anni di distanza dall’ultima volta in cui era riuscita nell’impresa. Sabato pomeriggio, al “Paolo Mazza”, arriva il Cagliari di Rolando Maran. Un avversario scomodissimo, che bisognerà però guardare negli occhi dal primo fino all’ultimo minuto senza mai abbassare la testa. Per capire come stanno gli isolani abbiamo scambiato due parole con il collega di “Calcio CastedduGiancarlo Cornacchia, esperto conoscitore delle vicende rossoblù.

Giancarlo, la stretta attualità ci racconta di un Cagliari che sabato scorso ha messo in difficoltà la Juve. Classifica (e prestazioni) alla mano, i primi mesi della gestione Maran possono essere considerati più che positivi.
“Direi decisamente di sì, anche perché il Cagliari viene da un’annata con Diego Lopez alla guida, in cui non è riuscito ad esprimere una minima parvenza di gioco e dove sono state deluse pesantemente le aspettative dei tifosi. La salvezza non a caso è arrivata a dieci minuti dalla fine del campionato, quando è stato trovato il vantaggio con l’Atalanta grazie a Ceppitelli che ha scacciato l’incubo della retrocessione. Nonostante ci fosse anche l’anno scordo un discreto organico si è fatta molta fatica a proporre uno spettacolo accettabile, di conseguenza i malumori erano frequenti e tutto diventava molto più difficile. Quest’anno la piazza di Cagliari auspicava qualcosa di diverso e credo sia stata accontentata: la squadra sta facendo buon gioco, mette in mostra prestazioni convincenti e a sprazzi diverte, contrariamente a quanti sostenevano che Maran fosse un allenatore difensivista meno portato al gioco offensivo. E’ un Cagliari propositivo che sta dando una risposta importante ai propri sostenitori”.

Domanda provocatoria anche se non siamo neanche a metà campionato: esageriamo nel dire che questo è forse il Cagliari più forte visto negli ultimi dieci anni?
“Ti risponderei di no perché il Cagliari più bello degli ultimi anni è stato quello di Massimiliano Allegri, andando indietro nel tempo fino alla stagione 2008/2009. Quella squadra partì malissimo con cinque sconfitte consecutive, ma una volta trovata la quadra nelle gare successive lo spettacolo era assicurato, con migliaia di tifosi che andavano in visibilio totale guardando le giocate di Matri, Acquafresca e Jeda, tutti nel loro periodo di carriera migliore. Quell’anno il Cagliari riuscì a battere la Juve a Torino, perse 4-3 di un nulla contro il Milan di Pato e Ronaldinho ed esibì una prestazione incredibile contro il Napoli di Lavezzi, Hamsik e compagnia, rivelandosi come una grande sorpresa del campionato. Quel collettivo giocava veramente in maniera divina, non c’è dubbio. Se parli con ogni tifoso di fede rossoblù puoi trovare una risposta pressoché unanime: quello era senza dubbio il Cagliari più bello degli ultimi tempi. Speriamo che Maran posso emularlo col prosieguo della stagione, le potenzialità sembrano esserci”.

Cos’è cambiato dal Cagliari che la SPAL affrontò l’anno scorso a quello che arriverà a Ferrara sabato pomeriggio?
“Era una squadra diversa, guidata dal tecnico della promozione Rastelli che stava già iniziando a scricchiolare dopo un avvio stentatissimo che aveva sorpreso un po’ tutti, società in primis. Il mister aveva perso il controllo generale e la situazione era inevitabilmente diventata critica: non a caso quando fu esonerato, qualche giornata dopo, il Cagliari aveva collezionato sei sconfitte con i diretti concorrenti a fronte di sole due vittorie, di cui una di queste proprio a Ferrara contro la SPAL. Quella gara fu parecchio brutta e venne decisa da un gol abbastanza casuale di Barella e da una giocata straordinaria di Joao Pedro che la chiuse, a fronte anche di una SPAL che stava forse ancora pagando lo scotto del passaggio dalla serie B alla serie A. La partita di ritorno invece fu senza storia. Il presente ci dice che c’è qualche innesto in più dal mercato estivo, ma senza dubbio quello che fa la differenza è una maggiore consapevolezza dei propri mezzi acquisita grazie a Maran, a cui vanno riconosciuti grandi meriti. Il tecnico è riuscito a dare una mentalità e un’identità alla squadra, aumentando l’autostima di ogni singolo che riesce di conseguenza ad esprimersi al meglio. Rispetto all’anno passato si vede che tutti stanno dando qualcosa in più. Basta fare il semplice paragone tra questo periodo e quello di dodici mesi fa in cui il Cagliari arrancava. Ora però serve confermarsi”.

Niccolò Barella è sulla bocca di tutti: secondo te è pronto per il grande salto in una grande squadra?
“Purtroppo la certezza non ce l’ha nessuno. L’unica risposta sarebbe provare e di conseguenza avere un riscontro tangibile. Io non sono d’accordo quando la gente dice che si rischierebbe di bruciarlo: Barella ha 21 anni e ci sono svariati suoi coetanei che rappresentano già dei punti fermi in molte squadre di livello internazionale, quindi non vedo perché non possa ambire ad una big. Il giocatore sta dimostrando una grandissima personalità, è capitano nonostante la presenza in rosa di giocatori più esperti, è un elemento che sprona anche giocatori più vecchi con una punta di sana arroganza, caratteristica che a piccole dosi può rivelarsi comunque importante. Può aspirare a giocare in una grande squadra, però deve cercare quest’anno di essere continuo, perché purtroppo c’è un confine sottile tra il giocare bene e il giocare male che in un attimo  può farti perdere quanto di buono hai costruito fino ad ora”.

Oltre al gioiellino cresciuto nel vivaio bisogna però spendere due parole su altri giocatori fondamentali: Pavoletti, Joao Pedro e anche al “Pata” Castro, fedelissimo di Maran.
“Partirei dall’ultimo dicendoti che non ha iniziato molto bene nel primo mese, sembrava quasi avulso dal gioco e di difficile inquadramento tattico. Poi quando Maran l’ha spostato trequartista il giocatore ha svoltato. E’ un ruolo atipico perché lui trequartista non è, non è quello che si inventa la giocata e illumina, però libero da compiti di pressione in fase di copertura ha potuto allargarsi sull’out creando pericoli continui con inserimenti e assist, trovando anche il gol due settimane fa. Sta vivendo una sorta di nuova primavera risultando decisivo per le sorti di questa squadra. Per quanto riguarda Pavoletti è chiaro che l’investimento fatto un’estate fa doveva rendere e già in parte nella scorsa stagione ha pagato, grazie a 11 gol messi a segno che hanno dato una grossa mano nel cammino difficoltoso della squadra, specialmente nel girone di ritorno. I tifosi sono sempre pronti ad attaccarti dopo tre-quattro partite che non segni, ma la verità è che il Cagliari l’anno scorso non aveva gioco e palloni a Pavoletti ne arrivavano veramente pochi, penalizzato anche da un 3-5-2 senza esterni in grado di sfruttare le sue qualità aeree. Maran ha viceversa valorizzato ogni singolo ed ha valorizzato il gioco, e l’attaccante messo in migliori condizioni riesce a segnare come ha sempre fatto. Infine su Joao Pedro faccio prima una premessa: ha delle qualità che nessun altro giocatore del Cagliari ha e il buon momento della squadra dipende anche da lui, o meglio dalla grande seconda intuizione tattica che Maran ha avuto spostandolo nel ruolo di seconda punta di fianco a Pavoletti. Viste la difficoltà di Sau e Farias, l’allenatore ha trovato ottime risposte lasciandogli in sostanza grande libertà di svariare, potendo sfruttare un gran tiro e facendo valere i suoi centimetri, anche nel colpo di testa. Il brasiliano è un giocatore completo, le sorti del Cagliari dipendono in gran parte da lui”.

Cagliari quindi in grande forma, ma qual è il reparto dove i sardi soffrono di più?
“Escluderei prima di tutto la difesa: non facciamoci ingannare dalle tre reti subite a Torino, prima di quella partita il Cagliari era la sesta difesa del campionato, una statistica che parla da sola. Maran riesce a far giocare molto bene i due centrali, poi chiaramente quando a destra hai Srna e dall’altra parte Padoin hai anche un minimo di garanzia in copertura. Per quanto concerne il punto debole la caratteristica che balza subito all’occhio è che la squadra nel primo quarto d’ora del secondo tempo si spegne, smettendo di giocare quasi come se alcuni giocatori finissero anzitempo la benzina. Non so se sia ancora frutto degli strascichi di preparazione estiva, ma è senza dubbio un’attitudine che non bisogna sottovalutare e che bisognerà migliorare partita dopo partita. Direi che c’è abbastanza equilibrio tra i singoli reparti e la filosofia di Maran sta pagando, ma la SPAL avrà sicuramente la smania di far bene e riscattare le ultime deludenti prestazioni”.

Che impressione si sono fatti in Sardegna della SPAL di mister Semplici in questa stagione?
“È stato paradossale vedere la SPAL umiliare meritatamente la Roma per poi assistere al capitombolo in casa col Frosinone, resuscitando di fatto una squadra che era già messa malissimo nonostante ci si trovi solo all’inizio del campionato. E’ innegabile che la squadra di Semplici abbia qualcosa che non va, ma sono convinto che riusciranno a ritrovarsi. A Cagliari la SPAL viene vista come una una buona squadra,  ritengo che in rosa abbia giocatori importanti che possono creare grossi pericoli. Lazzari su tutti e poi Petagna, un giocatore che a me piace molto e che svolge un lavoro straordinario quanto massacrante, e magari non te ne butta dentro tante, ma è fondamentale per l’economia della squadra. In Italia ce ne sono veramente pochi di giocatori con le sue specifiche caratteristiche. La partita di sabato sarà sicuramente difficile però c’è fiducia qui a Cagliari, se non altro per l’ottimo stato di forma del gruppo che vuole portare a casa un buon risultato prima della sosta”.

Come si schiererà il Cagliari che affronterà la SPAL nell’anticipo di sabato?
“Non dovrebbero esserci grossi stravolgimenti rispetto alla gara con la Juventus, complice anche la sosta di due settimane che permetterà di far rifiatare un po’ tutti. Confermata in gran parte la formazione di sabato scorso, con il solo ballottaggio al centro tra Cigarini e Bradaric che vede il primo forse leggermente in vantaggio, visto lo stato di forma opaco del croato che accusa un po’ di stanchezza dopo aver giocato con continuità in queste prime giornate. 4-3-1-2 con Cragno in porta, Pisacane e Ceppitelli centrali di difesa, Padoin e Srna terzini, Barella Ionita a completare il centrocampo assieme a uno tra Cigarini e Bradaric. Davanti confermatissimi Joao Pedro e Pavoletti supportati da Castro”.



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