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La conquista della seconda salvezza consecutiva da parte della SPAL certifica l’ottimo lavoro della famiglia Colombarini, del presidente Mattioli, del ds Vagnati e ovviamente del tecnico Leonardo Semplici. Proprio da quest’ultimo, nonostante alcune recenti voci di mercato, si dovrebbe ripartire ancora una volta per affrontare la prossima stagione. Eppure, nel corso della stagione, non sono mancate voci critiche nei confronti dell’allenatore toscano, reo, secondo alcuni, di non praticare un gioco più appariscente e magari più ambizioso. In realtà, a Semplici non soltanto vanno attribuiti i meriti di questa salvezza e di quella dello scorso anno (oltre al fatto di aver riportato la squadra di Ferrara in serie A dopo mezzo secolo), ma anche di aver centrato l’obiettivo di inizio stagione senza soffrire più di tanto. Per arrivare a questo traguardo il tecnico fiorentino è passato attraverso la stabilizzazione dei principi di gioco già messi in luce nello scorso campionato, unita all’inserimento di nuovi calciatori e alla valorizzazione di quelli già presenti in rosa.

La bontà del lavoro tattico svolto da Semplici si è notata fin da inizio stagione, quando la SPAL ha inanellato tre vittorie nelle prime quattro partite di campionato, fra le quali quella sull’Atalanta. Rispetto all’inizio della scorsa stagione, la SPAL si è presentata con un sistema di base 5-3-2 che ha puntato sempre su una costruzione dal basso palleggiata, ricercata con ancor più insistenza rispetto alla passata stagione (a costo di prendersi qualche rischio), ma tendente ad una maggiore verticalità, in linea cioè con quanto mostrato nella seconda parte del campionato 2017/18. In pratica i biancazzurri hanno velocizzato la ricerca degli uomini alle spalle della prima linea difensiva avversaria. Questa maggior velocità è stata resa possibile anche dalla scelta operata da Semplici per il ruolo di metodista. Infatti, dopo aver accantonato Viviani, il tecnico ferrarese ha promosso prima Schiattarella e, successivamente ha proposto Missiroli, giocatore che aveva brevemente sperimentato la posizione ai tempi del Sassuolo.

[Missiroli, in posizione da play basso, gioca con i tre difensori in fase di costruzione]
Rispetto a Viviani sia Schiattarella sia Missiroli, forti delle passate esperienze ad altezze di campo più avanzate, hanno interpretato il ruolo di play in chiave più aggressiva e verticale, garantendo maggior velocità e fluidità al possesso spallino. Ad aiutare la fase di costruzione della squadra hanno provveduto i difensori centrali. In questo senso una piacevole novità è stata rappresentata da Bonifazi (87.4% di precisione nei passaggi), rientrato a Ferrara in prestito dal Torino dopo la felice esperienza del campionato di B 2016/17. Una volta superata la prima linea di pressione, la SPAL ha la possibilità di cercare direttamente le punte o di allargare il gioco sugli esterni dove gravitano Lazzari e Fares. Proprio l’arrivo dell’ex gialloblù ha permesso a Semplici di equilibrare il gioco della SPAL, ora non più tendente esclusivamente a destra, dove opera la coppia formata dall’esterno azzurro e da Kurtic.

[Le aree d’attacco della SPAL e delle altre squadre della serie A. fonte: WhoScored]
Qualora lo sviluppo del gioco sia invece improntato alla immediata ricerca della verticalità, ecco che entrano in gioco i due attaccanti ai quali Semplici chiede di giocare con e per la squadra. I vari giocatori che si sono alternati nella posizione, pur nelle differenze tecniche, hanno però in comune lo spirito di sacrificio e la capacità (soprattutto nei casi di Antenucci e Petagna) di difendere palla e far salire la squadra.
Alla coppia di giocatori più avanzati viene solitamente chiesto di occupare la zona centrale del campo, per permettere la conquista dell’ampiezza da parte di Lazzari e Fares, e di giocare in combinazione sia fra loro che con le mezzali, quest’ultime chiamate agli inserimenti necessari, in particolare sui cross, per andare ad occupare l’area avversaria.

Proprio l’occupazione degli ultimi sedici metri da parte delle punte e della mezzala proveniente dal lato debole consente alla squadra di Semplici di isolare in due contro due interno di centrocampo ed esterno sul lato forte, spesso arrivando a spezzare la linea difensiva avversaria. I tempi di inserimento di Kurtic (6 gol) e la fisicità di Petagna (14 reti) si sono poi dimostrati particolarmente efficaci in fase di finalizzazione. L’arrivo a gennaio di Murgia dalla Lazio ha incrementato ulteriormente il livello tecnico e di dinamismo a disposizione di Semplici a metà campo.

[un’azione esterna della SPAL, condotta da Lazzari con gli interni Kurtic e Murgia a riempire l’area insieme a Floccari]
L’intera fase offensiva spallina è stata poi impreziosita dal lavoro svolto sui calci piazzati dove, grazie all’aiuto dello specialista Gianni Vio, la SPAL ha ottenuto risultati eccellenti in termini di reti realizzate in queste situazioni con ben 12 gol messi a segno grazie a calci d’angolo e punizioni. Solo Roma (16), Juventus (15) e Inter (13) hanno saputo far meglio finora.

 

via Gfycat

[Il gol di Felipe contro il Chievo, in situazione da calcio d’angolo]

A quanto di buono messo in mostra in fase di possesso si deve poi aggiungere quanto realizzato in fase difensiva, con la SPAL che risulta ad oggi essere la decima difesa del campionato sia per gol subiti (48) che per occasioni concesse in termini di expected goals against (49.10). Tutto questo si deve anche ad una buona fase di difesa posizionale di una squadra che è cresciuta anche fra i pali dopo l’arrivo di Viviano.
La fedeltà ai propri principi di gioco ha quindi alla fine pagato e ha permesso alla SPAL di arrivare in porto anche dopo aver attraversato quei momenti difficili che per forza di cose si presentano sul cammino di ogni squadra in un campionato complesso come quello italiano.

 

Michele Tossani, classe 1978, analista tattico già collaboratore di realtà importanti come Rivista Undici e Il Napolista. Nel 2018 ha inaugurato il suo blog personale, La Gabbia di Orrico. Interviene anche su Radio Sportiva e Toscana Tv, ed è autore di libri, tra cui “L’altro Mago. Mourinho dopo Herrera” edito da Limina.



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