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Il rischio c’è, quindi tanto vale dire a chiare lettere quale sarà la strategia di risposta. L’idea di un’eventuale retrocessione a tavolino in caso di blocco definitivo del campionato non piace affatto alla SPAL e i dirigenti intervenuti nella conferenza stampa dell’11 maggio hanno voluto sottolinearlo.

Così Walter Mattioli sulla questione: “Della serie B a 40 non ne ho mai sentito parlare né in Lega né in federazione. In questi mesi abbiamo fatto centinaia di ore in videoconferenza e queste cose non sono mai emerse. Dobbiamo essere bravi a essere pronti ad ascoltare e partecipare, logico che ci scoccerebbe da matti se ci dicessero ‘tu sei penultimo e scendi in B’ nel caso non si tornasse a giocare. Questa è una roba che non accetteremmo e faremmo tutti i ricorsi possibili. Se invece si riprenderà ce la giocheremo e sono anche convinto che la squadra sia in grado di fare cose veramente importanti perché è pronta mentalmente, a differenza di altre che si troverebbero in una situazione diversa. Quindi sono anche pronto a dire che ce la giocheremo fino in fondo, anche se dispiace perché non avremmo con noi i nostri tifosi. Se ci saranno le condizioni noi saremo pronti. Per il resto mi darebbe molto fastidio che venissero prese decisioni a tavolino. Leggo anch’io che il presidente federale Gravina vorrebbe che fosse il governo a decidere su questi aspetti“.

Concetto rafforzato da Simone Colombarini in un ragionamento di più ampio respiro: “Noi siamo in una situazione particolare. Leggo di tifosi dicono che il calcio non dovrebbe ripartire perché in questo momento le priorità sono altre e io concordo con questo pensiero. Ma noi siamo dirigenti di una società professionistica e dobbiamo tutelare i nostri dipendenti che campano di questo lavoro e quindi ci dobbiamo porre nella condizione di fare il meglio per tutti. Spingeremo sempre per riprendere a giocare, ma solo in assoluta sicurezza e ora come ora un protocollo che garantisca un rischio zero non c’è. Se dovessero proporci di scendere in campo a fronte di un rischio accettabile ne parleremo coi giocatori, che prima o poi, attraverso il loro sindacato, dovranno prendere una posizione chiara. E’ ovvio che ci sono tanti soldi in ballo, ma quello che mi piace poco è sentir dire che il calcio è ricco e quindi bisogna pensare ad altre cose. Qui di miliardari ce ne sono pochi e senza i soldi dei diritti televisivi molte società andrebbero in difficoltà. Se non si dovesse ripartire col campionato poi ogni parte in causa dovrà fare la sua parte nella ridistribuzione di tali perdite. Ad oggi vedo un po’ la mancanza di questo tipo di responsabilità. Noi ci faremo trovare pronti per un eventuale nuovo inizio, ma in caso contrario cercheremo di tutelare i nostri interessi. E’ ovvio che non accetteremo in silenzio una retrocessione senza aver avuto la possibilità di scendere nuovamente in campo. Non so chi avrà il potere di decidere, ma finché si resta in ambito sportivo la strada dei ricorsi ci sarà sempre“.



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