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Lo scorso 29 agosto sul blog del revisore contabile Luca Marotta è apparsa una lunghissima e dettagliata analisi del bilancio della SPAL relativa all’anno 2019. Si tratta di una lettura ostica per chi non mastica abitualmente concetti economici e per questo abbiamo provato a semplificarne un po’ il contenuto.

La premessa
Il consuntivo del club biancazzurro viaggia di pari passo a quello della Vetroresina e per questo nei conti entrano da sempre 6 mesi di una stagione e 6 mesi di un’altra. In questo caso il bilancio 2019 racconta una storia molto bella (quella del secondo semestre del campionato 2018/2019) e una decisamente meno entusiasmante, che si tradurrà in qualcosa di molto somigliante in un incubo per quanto concerne la prima metà del bilancio 2020. Detto questo un bilancio, un po’ come un libro, può raccontare tante storie interessanti e abbiamo deciso di evidenziare alcuni passaggi interessanti.

Parità costi-ricavi nel conto economico
La prima voce del bilancio che salta all’occhio è quella del conto economico, ovvero la fotografia di tutte le operazioni economiche di entrata e uscita che hanno coinvolto giocatori, sponsorizzazioni, stipendi e tutto il resto nel corso della stagione. Il valore di produzione (ovvero il volume dei ricavi) è stato di 72,4 milioni (un incremento di circa il 26% rispetto alla stagione precedente, dovuto soprattutto alle plusvalenze dei giocatori ed all’incremento dei proventi commerciali e pubblicitari). Leggermente superiori sono stati invece i costi di produzione, circa 72,4 milioni (un incremento di circa il 28.5% rispetto alla stagione precedente). Questi due numeri testimoniano la volontà, più volte pubblicamente ribadita dai Colombarini, dell’importanza di chiudere il bilancio di fine anno quantomeno in pari. Oltre a due valori che differiscono di poche migliaia di euro, anche l’incremento percentuale tra costi e ricavi rispetto all’esercizio precedente è stato sostanzialmente lo stesso. La differenza tra costi e ricavi, contando deprezzamenti e ammortamenti, genera il risultato pre-tasse e interessi (EBIT in termine tecnico), che nel caso della SPAL è leggermente inferiore ai 60mila euro. A questo però vanno aggiunti gli interessi di gestione finanziaria (409 mila euro) e le imposte statali (1,1 milioni). Morale: il risultato per l’anno 2019 è una perdita di 1,6 milioni di euro, un risultato peggiore dell’esercizio del 2018, chiuso con un rosso di “soli” 255 mila euro, ma comunque decisamente migliore di quello di molte altre società simili per potenziale e obiettivi.

Calciomercato e Player Trading
Il valore della rosa della SPAL al 31 dicembre 2018 era di 18,5 milioni. La SPAL ha comprato giocatori per un valore di 25,2 milioni (contro i 21,4 del 2018) e ha ceduto calciatori per un valore di 12,4 milioni (1,6 milioni da cessioni + 10,1 milioni da ammortamenti + 749 mila euro da svalutazioni/interruzione rapporto). Il risultato al 31 dicembre 2019 è che il valore della rosa è salito a 31,2 milioni. Nel corso dell’anno gli acquisti più onerosi sono stati Andrea Petagna (11,1 milioni), Alessandro Murgia (4 milioni), Mohamed Fares (3,2 milioni) e Mattia Valoti (2,5 milioni) mentre le cessioni più remunerative risultano essere Manuel Lazzari (11 milioni), Filippo Costa (1,4 milioni) e Mattia Finotto (500 mila euro). Il player trading, ovvero tutte le operazioni legate all’acquisto e alla cessione di calciatori – che dal punto di vista economico producono plusvalenze o minusvalenze – genera un risultato positivo, almeno a livello economico, di 15,6 milioni. Ma cosa ancora più importante a livello finanziario, il risultato oltre a essere positivo riesce a coprire per intero il costo annuale degli ammortamenti dei calciatori (quei 10,1 milioni di cui parlavamo sopra). Le plusvalenze da cessione dei calciatori sono state 12,9 milioni (rispetto ai 2,7 milioni del 2018) e riguardano soprattutto il passaggio di Manuel Lazzari alla Lazio (10,9 milioni) e di Filippo Costa al Napoli (900 mila). Ci sono poi altri ricavi per prestiti di quasi 695 mila euro. I maggiori ad aver contribuito sono stati quelli di Federico Viviani (180 mila) e Bartosz Salamon (101 mila) al Frosinone. Tra i costi invece solo 3,7 milioni: Petagna (2,7 milioni dall’Atalanta) e Di Francesco (500 mila dal Sassuolo). Le minusvalenze ammontano a 380 mila euro.

Ricavi
I ricavi si dividono in due voci: i ricavi legati ai giocatori (+15,6 milioni) e il fatturato netto (55,2 milioni). La voce più grossa rimane quella dei proventi televisivi, in leggero calo da 35,4 milioni a 34,8 milioni. Calano anche i ricavi da gare (biglietti e abbonamenti), che scendono da 5,1 milioni a 4,9 milioni, e quelli da sponsorizzazioni (da 2,1 milioni a 1,6 milioni). Perdite che però sono compensate dall’aumento dei ricavi commerciali, passati da 8,6 milioni a 12,1 milioni. Salgono i proventi pubblicitari (compresi i cartelloni dentro lo stadio) da 6,2 milioni a 8,2. Infine il contributo federale dalla Figc resta sostanzialmente invariato (da 1,6 a 1,5 milioni).

Costi
I costi principali (circa 36,4 milioni, quasi metà del totale) sono serviti a coprire le spese relative al personale a libro paga composto da 128 unità (di cui 41 giocatori e 23 allenatori). Il secondo costo per importanza è quello relativo agli ammortamenti e alle svalutazioni, che ammonta a circa 12,9 milioni. 6 milioni sono stati spesi per i servizi (come le spese amministrative, i compensi al personale esterno o i costi di vitto e alloggio per le gare), 1,3 milioni per affitto di campi sportivi, leasing o noleggio di automezzi e 2,4 milioni per gli indumenti sportivi – da allenamento e gara – forniti dallo sponsor tecnico.

Vetroresina e famiglia Colombarini
Non ci voleva il bilancio per scoprirlo: la vera forza della SPAL è la sua proprietà. Vetroresina, che ha un patrimonio netto di 34,9 milioni ed un utile di 4,6 milioni, ha sostenuto (e sostiene) patrimonialmente e finanziariamente la SPAL con “versamenti in conto capitale”, ovvero versamenti per la copertura di eventuali perdite con lo scopo di garantire la continuità aziendale qualora la SPAL non sia in condizione di raggiungere autonomamente l’equilibrio di gestione economico e finanziario. Nel 2019 i versamenti di Vetroresina in conto capitale sono stati pari a 3,6 milioni, raggiungendo i 4,6 milioni totali, se si contano i movimenti precedenti. Riserve patrimoniali, va detto, attualmente più che capienti rispetto alla perdita registrata. Inoltre, Vetroresina si è chiamata come fideiussore a garanzia di affidamenti bancari per 32,4 milioni.

Stadio e centro Sportivo
Ulteriori lavori di ampliamento, di ammodernamento e di adeguamento dello stadio Mazza (che ricordiamo non essere di proprietà della SPAL ma del Comune di Ferrara), sono costati 502 mila euro, molti meno degli 8,6 milioni spesi nella stagione precedente, con la copertura della gradinata e la ristrutturazione della Curva Est.
Altri 127 mila euro sono invece stati spesi per apportare migliorie al Centro Sportivo G.B. Fabbri. I costi di ammortamento di stadio e centro sportivo sono di 1,5 milioni.

Archivio Rai
Tra gli investimenti effettuati, uno comprende l’acquisto dell’archivio RAI. La SPAL infatti ha acquistato da Rai Com Spa alla cifra di 3,4 milioni i diritti esclusivi di sfruttamento commerciale e di utilizzazione economica dei prodotti audiovisivi presenti negli archivi RAI, aventi ad oggetto incontri agonistici di calcio, servizi giornalistici ed altre immagini relative alle partite disputate dalla società.

Indici di solvibilità totale e corrente
Anche se può sembrare materia oscura, sono due indici contabili molto semplici e al tempo stesso molto importanti. L’indice di solvibilità totale è il rapporto tra attività totali e debiti totali. L’indice di solvibilità totale della SPAL è pari a 1,04, ciò vuol dire che il club possiede dei beni il cui valore sarebbe sufficiente a pagare i debiti. L’indice di solvibilità corrente invece è il rapporto tra attività correnti e passività correnti. Tale indice serve a verificare se l’attivo corrente è in grado di pagare i debiti nel breve termine. Nel caso della SPAL, l’indice di solvibilità corrente è pari a 0,45, che significa che l’attivo non sarebbe in grado di pagare i debiti a breve. La soglia minima stabilita dalla FIGC per la serie A sarebbe di 0,7.

Stato Patrimoniale
La Lega di Serie A ha fatto crescere la dimensione patrimoniale la SPAL, soprattutto grazie ai proventi televisivi, e ha aumentato il patrimonio netto, che ha toccato i 3,0 milioni (raddoppiato rispetto al 2018). Il totale attivo è passato da 5,4 milioni nel 2016 ai 79,6 attuali. Parallelamente però sono aumentati anche i debiti, necessari per avere liquidità corrente. 13,1 milioni verso banche e 15,1 milioni verso altri enti, oltre all’apporto dei soci. La posizione finanziaria netta (debito netto) risulta dunque negativa (-17,486 milioni), ma inferiore sia al valore di produzione che al fatturato.

Il futuro
Alla luce di questi dati si può senz’altro dire che la SPAL è una società sana e stabile, ma per ora non totalmente autosufficiente e che quindi deve fare affidamento sulla solidità della famiglia Colombarini e relative imprese. Le sfide per il futuro a breve medio-termine sembrano abbastanza chiare: provare a mantenere il bilancio in equilibrio, nonostante le avversità che questo 2020 sta riservando e le incertezze che inevitabilmente rimangono dietro l’angolo. Il crollo dei ricavi da diritti televisivi (da oltre 30 milioni della serie A ai poco più di 2 della B), biglietteria (gli stadi sono chiusi dallo scorso 8 marzo) e da proventi commerciali (soprattutto sponsor) rischiano di mettere a dura prova i conti, visti i costi del personale che rimangono estremamente alti. Qualche uscita sul mercato (calciatori svincolati e future cessioni) alleggerirà senz’altro il carico, ma senza una prospettiva chiara per la riapertura degli stadi e in assenza di altre cessioni rilevanti oltre a quella di Fares la SPAL dovrà per forza di cose essere prudente e investire con molta attenzione le proprie risorse per non aggravare la propria situazione.



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