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La SPAL ha vissuto una vera e propria serata di gala al Teatro Comunale per incontrare i suoi sponsor e in un certo senso celebrare il nuovo corso della società dopo il passaggio di consegne tra la famiglia Colombarini e Joe Tacopina.

Il nuovo presidente ha parlato a lungo dei suoi progetti per il club, ma ha indugiato anche a lungo su tratti autobiografici per contestualizzare ulteriormente il suo modo di vedere gli affari e di conseguenza il calcio.

Abbiamo diversi progetti attivi, siamo su più fronti, ma la cosa che mi sento sempre di dire sui miei piani è sicuramente che voglio riportare la SPAL in serie A. Su questo non ci sono dubbi. Le nostre ambizioni riguardano sicuramente il campo, ma non solo. Ci sono diversi progetti e abbiamo intenzione di fare una serie di cose speciali per la SPAL, per la città di Ferrara e per quello che vogliamo sia il nostro brand. Voglio ringraziare tutti gli sponsor per il loro sostegno, molti di loro ho già avuto il piacere di conoscerli personalmente. La collaborazione tra la SPAL e gli sponsor porterà mutui benefici e quello che voglio dire è che tutto l’impegno e tutto l’affetto dimostrato saranno sempre ripagati. Non ci saranno differenze tra chi investe più o meno. Tutti fanno parte del progetto e tutti insieme possiamo toglierci grandi soddisfazioni”.

“Non mi è mai capitato in tutte le mie esperienze di innamorarmi di una città così in fretta così totalmente come è avvenuto da quando sono a Ferrara. Sono circondato da una bellezza incredibile, amo leggere libri sulla storia di Ferrara, sui suoi monumenti, sulle sue bellezze artistiche e ogni volta che ne ho l’occasione mi piace girare per la città ed esplorare. Questo è stato sicuramente un fatto determinante. Il colpo di fulmine è scattato grazie alle persone di Ferrara, ai tifosi della SPAL quando venni a vedere una partita da presidente del Venezia, nella fattispecie SPAL-Sassuolo nell’ultimo campionato di A. Poi come ho detto è un amore che va oltre il progetto sportivo, si allarga alla città. Sulla SPAL ci sono altre cose che mi hanno convinto e spinto a portare avanti questo progetto. Innanzitutto Simone (Colombarini, ndr) e la sua famiglia, lo stadio Paolo Mazza, un bellissimo impianto, lo sviluppo del settore giovanile, del centro sportivo e di tutte le strutture che riguardano la SPAL. È stato un innamoramento a 360”.

Da bambino sognavo di diventare un giocatore di baseball nei New York Mets, poi c’è stato un episodio chiave che ha caratterizzato la mia giovinezza, un libro in particolare dal titolo ‘Fatal Vision’, scritto da Joe McGinniss, che mi ha ispirato e mi ha avvicinato al mondo dell’avvocatura, ha acceso il desiderio di diventare un avvocato. Sentivo forte in me il desiderio di aiutare le persone, di difendere le persone più in difficoltà, questo forse per tutto quello che ho vissuto nella mia giovinezza nel quartiere Brownsville a Brooklyn. È stata importante la volontà di difendere le persone unitamente all’ispirazione tratta dal libro, per darmi la forza per tutto il percorso di studi, prima alle scuole superiori poi all’università per aiutarmi sempre a raggiungere l’obiettivo di diventare avvocato. Ci sono riuscito. Sono stato prima un pubblico ministero e successivamente un avvocato. Tutte le esperienze che ho vissuto nella mia vita mi hanno aiutato quotidianamente nella mia attività per ispirarmi sempre al giusto e alla difesa dei più deboli“.

“La passione per il calcio nasce da quella che aveva mio padre, che era un grande tifoso della Roma. Seguiva tutte le partite della Nazionale e nel mio quartiere c’erano tanti altri come lui che venivano dall’Italia o avevano origini italiane. Quindi si può dire che il calcio fosse già nel mio sangue. Questo mi ha fatto capire che in Italia il calcio è più di un semplice sport, ma è un pezzo di cultura, di società, della vita di tutti gli italiani, infatti ogni volta che per lavoro mi capitava di venire in Italia, toccavo questo fatto con mano e mi rendevo conto della straordinaria importanza del calcio nella vita degli italiani e questo si respira anche a Ferrara”.

“Da americano sono arrivato per primo dodici anni fa avviando il progetto della nuova Roma. Ho portato investitori e all’epoca tutti pensavano che fossi un pazzo. Probabilmente alcuni lo pensano ancora adesso. Questo però mi ha permesso di capire la grande potenzialità che c’è nel calcio italiano. Come ho detto, si riconduce al fatto che il calcio è più di un semplice sport, che tuttavia negli ultimi anni per via di manager non sempre competenti, è scivolato dal top in cui si trovava una ventina di anni fa fino ad un livello che non rispecchia la posizione che il calcio italiano meriterebbe nel mondo. Fin dalla prima avventura con la Roma ho provato a portare passione, coinvolgimento e rispetto per i tifosi, ma soprattutto lo sviluppo di un metodo sostenibile che abbia l’obiettivo di rafforzare e arricchire il patrimonio della società. Far rendere ogni elemento al massimo. Questo è l’obiettivo che mi sono posto e che mi pongo in tutte le mie avventure manageriali ed è quello che cerco di fare ogni giorno”.

 

hanno collaborato Leonardo Biscuola, Enrico Baroni e Pasquale Matarazzo



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