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Via Daniele De Rossi, dentro Massimo Oddo. Il conto dei campionati del mondo nel curriculum rimane invariato, ma il nuovo tecnico – sette anni più anziano del collega – porta in dote un’esperienza abbastanza variegata rispetto all’ex romanista. Oddo, classe 1976, era già stato cercato dal direttore dell’area tecnica Fabio Lupo a ottobre 2022, quando la SPAL era alla ricerca del possibile sostituto di Roberto Venturato.

Un punto di connessione tra la dirigenza biancazzurra e il nuovo tecnico è abbastanza palese ed è di ordine geografico: Oddo è di Pescara come lo stesso Lupo e come il direttore sportivo Armando Ortoli e il responsabile dell’area tecnica Mario Donatelli. Peraltro il vice dell’ex laterale di Lazio e Milan (tra le altre) è da sempre Marcello Donatelli, nipote dello stesso Mario. Gli attuali dirigenti spallini e Oddo non hanno mai lavorato insieme prima d’ora, ma non è la prima volta che le rispettive carriere presentano degli intrecci.

IL CURRICULUM
Massimo Oddo ha iniziato la sua carriera da allenatore nelle giovanili del Genoa prima e del Pescara poi, venendo poi promosso in prima squadra con gli abruzzesi al termine della stagione 2014/2015. La prima parentesi pescarese è tuttora la più longeva e fortunata della sua carriera: in carica 640 giorni con una media punti di 1,36 a partita, Oddo è stato protagonista della promozione in serie A del Delfino nella storica stagione dei 24 gol di Lapadula. Oltre al centravanti italo-peruviano in quell’organico c’erano calciatori destinati poi a carriere di livello in serie A come Caprari, Torreira, Valoti, Verde,  Mandragora e Verre. La prosecuzione del rapporto col Pescara in serie A non è stata così proficua, con appena una vittoria in 24 partite, peraltro ottenuta a tavolino.

Dopo l’esonero ha allenato nell’ordine Udinese in serie A e Crotone in serie B con risultati in entrambi i casi modesti: in Friuli è stato sollevato dall’incarico a febbraio dopo 11 (!) sconfitte consecutive, mentre in Calabria la permanenza è durata meno di due mesi per un totale di 7 partite (0 vittorie, 2 pareggi, 5 sconfitte) con le dimissioni dello stesso Oddo per concludere il rapporto di lavoro. Nel giugno 2019 diviene allenatore del Perugia, salvo essere sollevato dall’incarico ad inizio gennaio per essere rimpiazzato da Serse Cosmi. Si tratta però solo di una parentesi perché Oddo viene richiamato a campionato praticamente concluso con il Grifo destinato ai playout. Spareggi che gli umbri perdono contro il Pescara, finendo in serie C.

Proprio il ritorno al Pescara nell’estate 2020 diventò per Oddo motivo di contestazione da parte dei tifosi del Perugia, complice anche lo stravolgimento dei calendari dei campionati a causa della pandemia globale. L’allenatore ovviamente respinse con fermezza illazioni e accuse apparse tra stampa e social media. La nuova esperienza col Delfino però dura solamente 11 partite, con una media punti per partita di 0,64 e l’esonero alla nona giornata.

L’ULTIMA ESPERIENZA
Nella scorsa stagione Oddo ha accettato di misurarsi per la prima volta in carriera con la serie C, accettando la proposta di subentro del Padova nel mese di febbraio. Coi biancoscudati fa un mezzo capolavoro portando a casa 8 vittorie in 10 partite, arrivando alle spalle del Sudtirol dopo un testa a testa durato per tutto il campionato. Agli altoatesini riesce in compenso a strappare la Coppa Italia di serie C con una vittoria per 1-0 nella doppia finale della competizione. Ai playoff il Padova e Oddo avanzano fino alla finale dove si arrendono nella sfida al Palermo: al termine della stagione Oddo e i biancoscudati si separano consensualmente a causa di divergenze sui piani per il futuro.

Stefano Volpe, collega de Il Mattino di Padova, riassume così l’esperienza di Oddo: “Subentrò ad un allenatore che non perdeva da più di tre mesiIl Padova voleva vincere il campionato e il Sudtirol era a +9. Il nuovo direttore sportivo Mirabelli non era soddisfatto dell’andamento di Pavanel che comunque era al secondo posto, ma veniva da qualche pareggio di troppo. Oddo fino a fine campionato ha recuperato otto punti al Sudtirol ed è arrivato a -1 allo scontro diretto. Vincendo il Padova avrebbe sorpassato gli avversari e sarebbe arrivato ad un passo dalla promozione, ma lo 0-0 della penultima di campionato al ‘Druso’ ha lasciato le distanze invariate. Nonostante questo il Padova è arrivato in finale playoff anche se poi ha perso dal Palermo”.

“Il bilancio della sua esperienza padovana, nonostante la finale persa, è da considerare ottimo. Ha recuperato quasi tutti i punti possibili facendo un mezzo miracolo ed è comunque arrivato in finale. La società lo volevo confermare a fine campionato, ma essendo cambiato l’azionista di maggioranza sono cambiati anche gli scenari. Non si volevano più spese folli dopo due anni di promozioni fallite e si è deciso di puntare sui giovani. Oddo dal canto suo non voleva fare un campionato di C sofferto – come sta effettivamente facendo il Padova – e ha rifiutato il rinnovo contrattuale, pur lasciandosi molto bene e preferendo rimanere senza squadra. Il Padova però lo avrebbe confermato”.

LE IDEE DI CALCIO E LO STILE DI GESTIONE
Oddo ha quasi sempre schierato le sue squadre con il 433, ma non ha mai avuto la fama di integralista del modulo, come da lui stesso dichiarato nel 2016, alla vigilia della finale playoff di serie B: “Credo che un allenatore debba adattarsi alle caratteristiche dei suoi giocatori, non viceversa. I moduli sono solo numeri al fischio d’inizio, poi durante le partite cambiano e le squadre girano”. Più recentemente l’ex terzino di Milan e Lazio aveva confermato questa sua visione durante la presentazione ufficiale del febbraio 2022 a Padova: 433? Credo di continuare sulla stessa linea, non tutti i 433 sono uguali, cercherò di portare le mie idee. Arrivare al risultato attraverso il buon gioco. Sul piano psicologico, l’ho detto ieri ai ragazzi, non bisogna creare ansia nella testa. L’importante è dare il 100%. Il ruolo dell’allenatore è il più difficile, ci sono 25 teste diverse. Bisogna tenere conto di tutte le caratteristiche psicologiche ed emotive. Sbagliare il meno possibile. Si può cercare di mettere in pratica del credo calcistico della mia filosofia, ma senza stravolgere molto. Poche cose e decise, ma non puoi entrare a gamba tesa a livello tattico e fisico”.

Anche durante la sua esperienza all’Udinese Oddo ha provato a togliersi di dosso l’etichetta di allenatore affezionato al 433: «Ho le mie idee, ma non sono un integralista, non lo sono mai stato. Non sono un testone che va contro l’evidenzadichiarò nel 2018 a Sportweek. “L’anno scorso ho fatto degli errori che mi sono serviti per crescere, ma passavo per essere quello che va avanti con le sue idee senza tener conto della squadra: non è così. Proprio perché conoscevo la squadra, le caratteristiche di ogni giocatore, ero convinto che il Pescara potesse giocare solo in un modo: portando la palla in avanti col fraseggio stretto e con tanti uomini. Caprari e Verre non sono Lasagna e Jankto, che all’Udinese mi fanno scatti di 50 metri permettendomi di giocare più basso e di ripartire: loro scattavano al massimo per 30 metri”.

“Il mio calcio ideale è la riconquista immediata della palla. Il modulo è indifferente. Mi adatto ai giocatori che ho. A Pescara usavo il 4321, qui il 352. Giocare bene non dipende dal modulo, ma dalla capacità dei giocatori di fare ciò che gli chiedi. Il resto è figlio delle qualità individuali, che si esaltano in un collettivo che funziona. In serie A, per idee e filosofie di gioco, stimo Sarri, Di Francesco, Giampaolo”.

A Padova, ci spiega ancora Stefano Volpe, Oddo è riuscito a praticare il 433: “Qui si è schierato in questo modo e in ogni caso predilige la difesa a 4 con squadra molto corta, reparti stretti e difesa alta. È uno che però si adatta: ai playoff, vedendo la squadra stanca, si è adattato e si è messo a tre in difesa contro il Catanzaro. È un bravo gestore e comunicatore, ha un approccio diretto e schietto. Non si lascia andare a frasi di circostanza e non si nasconde”.

Conferme sulla fluidità delle idee tattiche di Oddo arrivano anche da Pescara, dove ha conquistato la serie A sul campo: “Non è assolutamente un integralista, non è legato ai moduli: a Pescara faceva il 4321 e a volte ha giocato anche con il trequartista” ci spiega il collega Giovanni Tontodonati di Rete 8 Pescara. “Oddo ha in mente un calcio propositivo, se vince giocando male non è soddisfatto e lo ammette. È un allenatore molto sincero nelle analisi e riconosce sempre il livello e la qualità della prestazione”.

Tontodonati ci aiuta anche a vedere altri punti di connessione tra la SPAL di oggi e il suo nuovo allenatore: “Maistro lo ha avuto qui a Pescara, Fetfatzidis lo ha avuto Donatelli, il suo vice, quando era a sua volta vice di Liverani al Genoa. Moncini e Valzania li aveva espressamente chiesti qui a Pescara. A prescindere dal modulo lui è uno che punta sui concetti di gioco: occupazione degli spazi, inserimenti. Quando le cose funzionano è un bel calcio. A livello motivazionale è uno che carica tantissimo: quando subentrò a Baroni, l’anno prima della serie A, ai playoff faceva la rifinitura in piazza centrale a Pescara per risvegliare l’entusiasmo. È un grande comunicatore e avendo giocato ad altissimi livelli sa quali corde toccare. Credo che non avrà problemi perché la SPAL ha un ottimo organico e non merita quella classifica”.

Tra le altre cose Oddo ha dimostrato di non avere paura di lanciare i giovani, come fece proprio a Pescara: “Torreira era un po’ in disparte nella Primavera: Oddo lo prese e lo lanciò titolare già appena arrivato, – continua Tontodonati – Mandragora a 19 anni lo mise titolare in B, Caprari veniva da annate discontinue e Oddo lo rilanciò rimotivandolo e facendolo arrivare stabilmente in A partendo dall’impegno settimanale”.

A completare lo staff di Oddo nell’esperienza alla SPAL ci saranno Marcello Donatelli (vice allenatore), Stefano Fiore (collaboratore tecnico) e Luca Guerra (preparatore atletico).



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