foto Marco Vasini
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Enrico Alfonso e Radja Nainggolan sono accomunati prima di tutto dal giorno di nascita: il 4 maggio 1988. Data che fa di loro due dei veterani dello spogliatoio della SPAL, superati in età solo da Giuseppe Rossi (1987) e Pomini (1981). Il portiere, a differenza del Ninja, sarà in campo a Palermo per tentare di mantenere vive le speranze di salvezza biancazzurre e a due giorni dalla sfida del “Barbera” è stato messo a disposizione della stampa per alcune domande.

BILANCIO PERSONALE – “Sono molto autocritico nel mio lavoro così come nella mia vita personale. Il mio umore quindi va di pari passo con la classifica e con i risultati sul campo. Non mi sono mai sentito sodisfatto quest’anno, visto che la nostra classifica non è stata all’altezza di quelle che erano le nostre aspettative e delle richieste della piazza e della società. Dal punto di vista personale posso dire di essere sempre stato soddisfatto di quello che sono riuscito a dare, perché ci ho sempre messo il 100% di quello che avevo durante le partita, nonostante la stanchezza e qualche acciacco che si fa sentire alla mia età“.

RESPONSABILITÀ – “Firmare per la SPAL per me è stata una grande soddisfazione che ha comportato da subito una grande responsabilità. Perché già quando avevo Pierobon come preparatore mi era stato raccontato com’è l’ambiente di Ferrara e negli anni successivi ne ho avuto conferma da Gasparetto, Cremonesi e Castagnetti. Tutti avevano ricordi bellissimi dei loro anni alla SPAL. La cavalcata in serie A l’ho vissuta in un percorso analogo visto che ero a Cittadella, ma il finale è stato diverso. Quindi ero venuto a Ferrara con la speranza di rivivere quel percorso di gioia ed emozioni simili. Perché qui si sta bene, il calcio è vissuto intensamente da grandi e piccoli e in città si sente forte l’affetto verso la maglia della SPAL. E questa situazione comporta grandi responsabilità per noi giocatori. Capisco l’insoddisfazione che c’è ed è anche la mia. Sono molto dispiaciuto, ma dobbiamo pensare alle ultime tre partite senza guardare troppo indietro e prendendola una alla volta. Va da sé che fare delle ipotesi a lungo termine in una stagione in cui non siamo mai riusciti a vincere due partite di fila sarebbe un po’ inutile e sembrerebbe quasi come vendere del fumo. Sabato andremo a Palermo, in un bello stadio, con l’idea di fare una bella gara e di positivo ci porteremo quello che abbiamo fatto nelle ultime cinque partite. Nonostante tutti i difetti che abbiamo siamo una squadra viva“.

SENZA IL NINJA – “Mi auguro che saremo disposti a mettere tutto quello che abbiamo e che ci rimane da dare. L’assenza di Nainggolan peserà a livello di leadership e di esperienza e ovviamente dal punto di vista tecnico. Ma quest’anno ci siamo sempre arrangiati visto che abbiamo sempre avuto delle difficoltà e negli ultimi due mesi ci siamo sempre trovati a giocare la partita della vita. Sicuramente non avere un giocatore così ci toglie qualcosa, ma dovremo trovare il modo di farcela come accaduto in altre occasioni“.

RABBIA VAR – “Col Perugia era la partita della vita, come quella in casa col Brescia e come anche quella a Modena, quindi sono due mesi che ci giochiamo partite decisive che dovevamo vincere ed è inutile provare a nascondere che facciamo fatica a portarle a casa. Questo per dire che noi in campo abbiamo sbagliato tanto in questa stagione e ogni tanto può capitare che anche gli arbitri commettano degli errori decisivi. Mi dispiace più che altro che un errore del genere sia arrivato col VAR e per di più da un arbitro che a inizio stagione avevamo incontrato per il corso dedicato ai calciatori. Purtroppo quel gol annullato vale come uno di quelli che abbiamo preso per responsabilità nostre e in un momento decisivo della stagione“.

Alfonso esulta dopo una parata decisiva a Modena, foto Rubin

ESPERIENZA – “Qualche anno fa mi trovavo dall’altro lato e guardavo ai più esperti per capire come affrontare i momenti di difficoltà. A me dispiace vedere i compagni che faticano e penso che in tanti momenti ci siano mancate cattiveria e malizia per gestire determinate situazioni. In tutte le squadre ci sono dei giocatori che sentono di più la responsabilità e altri che la sentono di meno; alcuni che sono qui solo di passaggio e altri che si sentono legati alla maglia; quelli che per un risultato negativo non dormono alla notte e altri che un’ora dopo la partita prendono sonno tranquillamente. Purtroppo sul carattere non si può lavorare in allenamento. Si possono prendere delle bastonate nella vita e magari vivere un anno come questo insegnerà qualcosa a qualcuno. Spero non debba succedere col peggiore dei finali e quindi che il nostro risultato sia positivo. Andiamo in campo a rappresentare una storia e la passione di tanta gente che non è facile trovare da altre parti. Si tratta di una grande responsabilità“.

ERRORI PERSONALI – “Inevitabilmente se sbaglia il portiere si fa fatica a rimediare. Se devo pensare ad alcuni miei errori evidenti mi viene in mente la partita di andata col Benevento nell’episodio del secondo gol. Qualche rimpianto ce l’ho sulla seconda rete subita in casa col Modena, come anche quella incassata con l’Ascoli, in cui potevo gestire meglio la situazione. Con una comunicazione più decisa avrei potuto evitare il primo gol a Venezia. Domenica scorsa mi è andata bene su un’uscita sbagliata. In generale ho vissuto questa stagione con dei picchi in cui sono stato molto presente se non protagonista, mentre in altri ho avuto un calo. Alla SPAL hanno giocato portieri fortissimi come Meret, Gomis, Milinkovic-Savic e Berisha, tutti nazionali dei loro paesi, quindi ci sta che le aspettative nel ruolo siano molto alte. Il pubblico si era abituato bene. Io ho avuto un percorso di carriera un po’ diverso e ho dovuto lavorare tantissimo per arrivare al livello in cui sono ora“.

ANALOGIE COL 2022 – “A inizio stagione avevo detto a Dickmann che avrei evitato volentieri di passare una stagione come quella precedente e invece le cose hanno preso una piega molto simile. Visto che alla fine dello scorso campionato ne abbiamo vinte tre di fila spero sia così anche stavolta (sorride appena, ndr). Penso che le problematiche grosso modo siano simili a quelle che avevamo già vissuto, forse quest’anno ce ne sono state di più. Leggo poco i giornali, ma mi pare che la stampa abbia toccato spesso punti corretti, sottolineando che è stato cambiato tanto e si è creata della confusione. Detto questo, al passato non si può porre rimedio quindi dobbiamo guardare alle prossime partite con fiducia e con speranza. Veniamo da cinque gare in cui abbiamo dimostrato di essere ancora vivi e c’è stato qualche segnale. Nel calcio si raccontano le storie fantastiche e speriamo di scriverne una anche con noi con una conclusione positiva“.

VENTURATO – “Se sono alla SPAL lo devo a lui oltre che a Giorgio Zamuner che mi conosce da quando avevo quattordici anni. Non ho la sfera di cristallo per sapere se con lui sarebbe andata meglio o peggio. Sicuramente è stato cambiato tanto: all’inizio avevamo un certo tipo di gioco, poi è arrivato De Rossi che ne proponeva uno completamente diverso e ora con Oddo siamo tornati ad avere uno stile di gioco simile a quello di Venturato all’inizio della stagione. Dire di più su questo argomento significherebbe parlare di fuffa. Col mister stiamo cercando di fare qualcosa e in parte ce la stiamo facendo, portando sul campo quelle che sono le sue idee, cercando di essere concreti“.

SPIRITO – “Il mister ci chiede di giocare con tranquillità e con personalità, ma sappiamo che la palla pesa un pochino di più in queste partite rispetto a quelle di inizio stagione. Il suo atteggiamento è sempre stato propositivo e non l’abbiamo mai visto affrontare una partita col timore di perderla. Ci ha sempre trasmesso grande fiducia in noi stessi. So che può sembrare strano da dire, ma credo che rispetto alle squadre davanti a noi in classifica possiamo giocare con più tranquillità, perché in questo momento è più facile rincorrere che essere rincorsi. Per noi ora è il momento di fare all-in come a poker: rischiamo tutto fino all’ultimo. Io rosico pensando al fatto che abbiamo ridato vita a squadre che erano morte come Cosenza, Brescia e Ternana e questi sono stati i nostri limiti che pesano tanto in questo momento“.

TACOPINA – “Che ci sia o meno credo non cambi molto per la squadra. Almeno per me non c’è alcuna differenza. Mi farebbe piacere che ci fosse come presenza carismatica, ma poi il giocatore che va in campo questo genere di dettaglio non lo considera più di tanto. Mi ha stupito un po’ leggere da qualche parte che abbiamo una media punti migliore quando lui è presente perché non mi pare d’aver mai avvertito un clima differente dal solito. Però anche questo è un aspetto soggettivo: la presenza del presidente può essere uno stimolo come non esserlo, alla fine io vorrei che la squadra fosse in grado di dargli una gioia a prescindere dal luogo in cui si trova“.



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