foto Filippo Rubin
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Nel giorno della sua presentazione ufficiale come allenatore della SPAL Leonardo Colucci è sembrato essere ben consapevole del compito impegnativo che lo attende e  al tempo stesso molto determinato a portare in via Copparo ciò che è mancato in questo inizio di stagione. L’allenatore pugliese, che compirà 51 anni a dicembre, ha alle spalle la classica vita da mediano e il suo approccio deciso anche alla professione dell’allenatore è trasparito nella mezz’ora di conferenza stampa che gli è stata dedicata.

Parto col dire che conosco Mimmo Di Carlo e che so quant’è difficile vivere un esonero. Penso sia giusto dire che in situazioni del genere le colpe vadano condivise, non possono essere di una sola persona. Vorrei anche ringraziare la proprietà perché affidandomi la SPAL mi ha affidato un’intera città“.

La squadra l’ho trovata bene anche se il morale non può essere dei migliori. I ragazzi hanno sofferto e questo mi pare normale, vuol dire che hanno un’anima. Credo che la priorità principale al momento sia non fare danni, passatemi il termine. Ossia bisogna dare certezze. Pochi concetti, chiari, fatti bene. Soprattutto perché ci sono tanti giovani, si gioca ogni tre giorni e bisogna fare attenzione alle scelte. Però sull’impegno non posso dire niente: mi pare un gruppo che dà il massimo. Ora non resta che tramutare tutto questo nella prestazione di domenica“.

La squadra ha determinate caratteristiche e io dovrò adattarmi perché il giocatore viene prima dell’idea dell’allenatore. Dovrò valutare e osservare, soprattutto perché qui ci sono giovani bravi. Sarà importante sostenerli perché la tendenza in Italia è dire che ci vogliono i giovani salvo poi escluderli al primo errore. Avendo fatto diversi anni di settore giovanile so che l’errore fa parte dell’apprendimento e dovrò accettarlo. Ai ragazzi, a prescindere dall’età, chiedo coraggio. Anche quello di sbagliare o di provare a fare la giocata se sentono dei mugugni dalla tribuna. La componente mentale sarà fondamentale. Bisognerà lavorare forte sui particolari e sulle sfumature. Non mi preoccupa il giocatore che sbaglia, ma quello che si ferma. Ai ragazzi chiedo serenità. Che giochino la partita, non che si facciano giocare dalla partita. Questa non è mia, ma della buon’anima di Carlo Mazzone“.

La pressione c’è anche per chi allena in terza categoria. Non esistono squadre in cui questa componente sia assente. Soprattutto perché in Italia interessa solo il risultato e si trascurano molte altre cose. Dovremmo cambiare questa cultura. La SPAL la conosco. So dove sono, so qual è la storia della SPAL ed è anche per questo che mi intriga questo progetto. Poi è chiaro che bisogna vincere e lo so. In estate ho avuto tre offerte per allenare nel girone C e non ci sono andato per ragioni personali. Perché alleno per passione, voglia e missione“.

A livello tattico il sistema ha una sua funzione, ma ciò che conta di più è l’interpretazione. Puoi giocare con quattro punte e avere solo un’occasione e al tempo stesso mettere il falso nove e avere quattro opportunità da gol. Conta di più come arrivi a sviluppare un certo tipo di manovra. Penso che negli ultimi venti metri di campo conti soprattutto la qualità dei giocatori, che hanno la possibilità di amplificare il lavoro fatto dall’allenatore. Per cui il mio compito sarà mettere i giocatori al posto giusto, dove ognuno possa dare il 110%“.

Se uno guarda al curriculum di un allenatore bisogna prima capirsi su cosa significa vincere, perché nello sport se arrivi secondo sei considerato un fallito. Se mi viene dato l’obiettivo di portare una macchina ai 120 all’ora e io arrivo a 110 per me ho vinto, perché ho migliorato i giocatori che avevo. A ogni inizio di campionato su sessanta presidenti di serie C se ne sentono sempre tre o quattro che parlano di serie A nel giro di un paio d’anni. Se è così allora serve una riforma dei campionati visto che di promozioni non ce ne sono così tante. Gli errori nella mia carriera li ho fatti, anche voluti, però quello che ho dato è stato soprattutto passione e voglia di trascinare i ragazzi. Dico sempre: se si vuole essere ricordati per il nome che c’è sul retro della maglia bisogna giocare per lo stemma che c’è davanti. Se facciamo questo a Ferrara noi vinciamo sempre al di là del risultato. Mihajlovic disse che un allenatore che ha allenato sette o otto anni non è stato esonerato non è da considerare un vero allenatore“.

Il girone B l’ho fatto per quattro anni e quindi un po’ lo conosco. Quest’anno, a differenza dei precedenti, non ci sono solo due o tre squadre che puntano al primo posto. Così come non c’è il Catanzaro della situazione che ammazzerà il campionato. Noi ci dobbiamo preparare mentalmente a un percorso tosto, difficile. Perché ci chiamiamo SPAL e anche solo per questo motivo gli avversari vorranno batterci. Ci aspetteranno al varco e noi dovremo avere l’umiltà giusta e la capacità di andare al 120%. Se ci fermeremo al 110 probabilmente non sarà abbastanza. Non ci saranno partite che si vinceranno facilmente“.

Colucci avrà con sé il vice allenatore Giuseppe Montanaro, il preparatore atletico Raffaele Gagliardo e il preparatore dei portieri Cristiano Scalabrelli, rimasto in organico anche dopo l’addio di Di Carlo.



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