Concedere due occasioni, mancare le marcature e perdere la partita. È questa la breve storia (triste) di SPAL-Milan Futuro: con l’1-2 di sabato la squadra di Dossena incassa la dodicesima sconfitta in campionato, la seconda consecutiva in altrettanti scontri diretti, complicando terribilmente la propria classifica e scatenando, giustamente, la contestazione di una tifoseria stanca e avvilita. Consapevole di giocarsi il proprio futuro sulla panchina della SPAL, Dossena schiera i suoi con il 4-3-3 con Galeotti in porta, Calapai, Nador, Bassoli e Ntenda sulla linea difensiva, Paghera subito titolare in mediana coadiuvato da Zammarini ed Awua, Spini e Karlsson in campo dal 1’ con Rao a completare il reparto offensivo.
La SPAL approccia bene la partita. Nel primo tempo la fase di non possesso vede una discreta sintonia nel lavoro tra attacco e centrocampo, con buone distanze orizzontali e verticali. La maggior parte dei recuperi palla avviene sulla linea difensiva con il Milan Futuro che – non riuscendo a palleggiare nella zona centrale – si affida a giocate lunghe facilmente leggibili. Sulle corsie esterne il temuto Quirini è tenuto bene sotto controllo da Ntenda, mentre sulla corsia opposta Calapai è raramente impegnato. A centrocampo è stato buono l’esordio di Paghera, la cui posizione è sempre stata equilibrata, e per la prima volta in stagione la SPAL non ha sofferto ripartenze avversarie in campo aperto. Meno positiva la prestazione degli interni Zammarini e Awua, che sono spesso sembrati in ritardo nei ripiegamenti difensivi. Buono invece il supporto alla fase difensiva Spini e Rao. La linea difensiva è stata impegnata per la prima volta al 43’ del primo tempo, con un cross dal lato destro della linea difensiva spallina sul quale la marcatura su Magrassi non è stata puntuale e la SPAL si è trovata in svantaggio dopo aver sostanzialmente gestito la frazione di gioco.
In fase di possesso Paghera si è ben disimpegnato: la maggior parte delle costruzioni sono passate dai suoi piedi e nella prima frazione gli esterni Spini e Rao sono stati cercati con continuità: entrambi hanno puntato con costanza all’uno contro l’uno, ma la prova dell’attaccante ex Trapani è stata leggermente più convincente ed efficace rispetto a quella di Rao. Karlsson ha lavorato abbastanza bene sulle palle lunghe, giocate principalmente dalla linea difensiva. Buono anche il sostegno di Calapai e Ntenda alla manovra offensiva. Negativa la prestazione di Nador, lento in impostazione e con frequenti black-out che espongono a situazioni molto pericolose così come negativa è stata la prestazione di Zammarini e Awua: tanti errori in impostazione, ed un sostegno all’azione offensiva completamente inefficace.
A inizio secondo tempo, e sotto di un gol, Dossena inserisce Antenucci (al posto di Awua) affiancandolo a Karlsson, lasciando la mediana a Zammarini e Paghera: dopo pochi minuti il capitano con un bellissimo destro rimette la partita in parità realizzando il suo decimo gol stagionale, e va vicino al raddoppio qualche minuto dopo una bella discesa di Ntenda. Ma sul secondo traversone del Milan Futuro (da calcio di punizione) Nador perde la marcatura di Quirini che realizza il gol del nuovo sorpasso rossonero. Più di nervi che con lucidità la SPAL reagisce, crea anche qualche situazione pericolosa, ma perde l’ennesima partita casalinga contro un avversario ampiamente alla propria portata.
Cosa ha funzionato:
– Rispetto alla ultime uscite contro Sestri Levante e Carpi la SPAL ha approcciato meglio la partita, è riuscita a creare diverse situazioni pericolose, ed in situazione di svantaggio ha cercato la reazione non abbassandosi o subendo ulteriori attacchi avversari;
– I nuovi arrivati hanno dato un contributo positivo: Paghera e Spini sono stati costantemente dentro la partita (il primo ha colpito un palo nel primo tempo con un gran tiro dalla distanza, il secondo ha supportato con costanza entrambe le fasi di gioco), e nei pochi minuti giocati Molina è sembrato un giocatore predisposto alla battaglia;
Cosa non ha funzionato:
– Se sbagliare è umano, perseverare è diabolico. Dopo aver collezionato una lunga serie di partite negative non ci si aspettava di vedere Nador al centro della difesa, e purtroppo anche contro il Milan Futuro il tedesco-togolese è stato tra i peggiori in campo: imposta con lentezza e spesso i suoi strappi non portano la squadra a guadagnare terreno. Ha una tendenza preoccupante a giocare con sufficienza palloni da ultimo uomo e purtroppo schierato nella difesa a quattro dimostra di non leggere correttamente le scalate in marcatura e su palle inattive. La decisione di Dossena risulta quindi difficile da capire, soprattutto se si considera che Bruscagin e Arena sarebbero state risorse da poter utilizzare nel proprio ruolo e con un’esperienza maggiore nel ruolo rispetto a Nador che fino a pochi mesi fa giocava a centrocampo. Si è tanto parlato del reparto offensivo, ma il vero tallone d’Achille è la fase difensiva, dove non si è mai trovato un assetto stabile, gerarchie certe, e dove vengono commessi sempre gli stessi errori.
– Gli interni di centrocampo Zammarini e Awua sono mancati sia in possesso che in non possesso: se in fase difensiva la scarsa proposta del Milan Futuro ha nascosto tale mancanza, in quella offensiva i tanti errori in fase di impostazione, la poca lucidità nella gestione del pallone al limite dell’area avversaria, e i nulli inserimenti senza palla si sono fatti sentire.
– Una celebre battuta di Totò diceva: “è la somma che fa il totale” e questa affermazione racchiude perfettamente la situazione della SPAL. Con un progetto sportivo partito monco a causa di una rosa inadatta all’idea dell’allenatore, una colpevole lentezza nell’integrare la rosa nel mercato di gennaio, un allenatore che si dimostra purtroppo poco flessibile tatticamente (preferendo giocare ripetutamente con giocatori fuori ruolo piuttosto che cercare un assetto adatto ai giocatori a disposizione), e una società che sembra sempre più lenta e quasi bloccata, il risultato non può che essere l’ennesima sofferta e travagliata stagione.
La SPAL tornerà in campo domenica 9 febbraio nella proibitiva trasferta di Chiavari contro la Virtus Entella. Non è ancora chiaro se la guida tecnica sarà confermata o se ci sarà un cambio, o se si cercherà di integrare ulteriormente l’organico sul mercato. Ciò che è chiaro è che ci deve essere una discontinuità rispetto a una squadra che troppo spesso si abbatte, si distrae, si dimostra fragile e facile da colpire. E ciò che è altrettanto chiaro è che qualcosa deve cambiare ora, perché le giornate passano ed il tempo inizia a diventare un ulteriore avversario.
— Andrea Coletta, 41 anni, è allenatore UEFA B dal 2013 e negli ultimi anni ha lavorato come direttore tecnico in ambito dilettantistico.