Juan Ignacio Molina sta vivendo una settimana come non l’aveva mai vissuta prima: dopo la doppietta decisiva nel ritorno dei playout contro il Milan Futuro l’argentino è stato prima intervistato da La Gazzetta dello Sport e poi ha avuto l’opportunità di scambiare un po’ di battute nel consueto appuntamento in diretta di metà settimana de LoSpallino.com. Ne è uscita la testimonianza di un ragazzo semplice, umile, simpatico e già con la SPAL nel cuore: le carte in regola per diventare uno dei beniamini della tifoseria ci sono tutte, ma il suo futuro è ancora tutto da scrivere visto che il suo cartellino è di proprietà della Vis Pesaro.
GOL CONTRO IL MILAN FUTURO – “La verità è che nel primo gol mi sono ritrovato lì per caso sul tiro di Awua. Nello spogliatoio abbiamo riso tanto perché era successa la stessa cosa anche nella partita contro la Pianese, ma in quel caso l’ho toccata e l’ho spedita fuori. Stavolta ho cercato di metterci la punta del piede e fortunatamente è entrata in porta. E meno male, perché rivedendola un po’ di volte ho l’impressione che senza il mio tocco sarebbe andata fuori. Inoltre, nel video postato sui social dalla SPAL, si può sentire il boato dello stadio dopo che nella stessa azione abbiamo recuperato palla: ogni volta che lo riguardo è sempre bellissimo”.
“In sala stampa non mi ricordavo come lo avessi fatto, ma da quando sono tornato a casa continuo tutt’ora a riguardarmi il secondo gol. Devo ammettere che ogni volta che sono in campo rimango talmente concentrato sulla mia partita e su cosa devo fare che difficilmente ricordo poi anche la prestazione dei miei compagni. In quell’occasione è successo esattamente così: ricordo solo che non ho nemmeno visto la palla entrare, ma quando lo stadio è esploso ho capito che il mio tiro fosse finito dentro la porta”.
TIFOSI: “Dopo sono riuscito a segnare sul primo gol ho saltato i cartelloni pubblicitari per andare verso la Curva Ovest. Quando ci ho provato, però, sono caduto di faccia (ride, ndr), facendomi pure male al ginocchio! Avevo intenzione di abbracciare i tifosi, ma dopo questa caduta non avevo le forze per salire sopra uno di questi cartelloni e avvicinarmi a loro. Quindi ho deciso di alzare lo sguardo verso la curva, ma appena l’ho fatto un tifoso mi ha rovesciato la birra negli occh (ride, ndr). C’è anche una mia foto dove si vede proprio che ho lo sguardo basso, proprio perché non riuscivo ad aprire gli occhi”.
“Dopo aver segnato il secondo gol, sono subito corso verso la curva: è stato bellissimo vedere tutta quella gente festeggiare e gioire. Un’emozione grandissima che non mi dimenticherò mai. Non ho davvero parole per ringraziare tutti quei tifosi che mi hanno scritto e mi hanno dimostrato affetto. Ho ricevuto anche proposte di mangiate e bevute direttamente da proprietari di locali o pub: questo fa capire tanto e mi rende orgoglioso. Ripeto, però, che il primo a dovervi dei ringraziamenti sono io, perché il supporto ricevuto dalla squadra è stato fondamentale”.
ESPULSIONE CONTRO LA VIRTUS ENTELLA: “Ricordo bene quella partita, perché dopo sette minuti eravamo sotto di due gol. Loro non ci lasciavano giocare, perché ci pressavano alti e ci soffocavano nella nostra metà campo. Ero molto nervoso, infatti ho litigato sin da subito con l’arbitro. Nel secondo tempo poi lui ha espulso un loro difensore dopo che mi ha dato una gomitata: non voglio parlare senza sapere, ma credo che poi abbia voluto equilibrare la partita e ha deciso di espellermi, seppur non ce ne fosse motivo”.
CARATTERE: “Ho un carattere particolare e un rapporto strano con il calcio, ma non solo. Sono estremamente competitivo, persino quando gioco a carte. A causa di questo, infatti, spesso litigo persino con la mia ragazza. Nel calcio mi trasformo in un’altra persona: se poi la partita è importante e i tifosi mi spingono, divento davvero un altro. È un’arma a doppio taglio, perché a volte può aiutarmi e a volte può ostacolarmi, come successo contro la Virtus Entella. Non lo faccio con cattiveria, ma sono così determinato nel vincere che purtroppo capita di vedermi così. Succede spesso anche con i miei compagni di squadra nelle partitelle d’allenamento, ma poi riesco sempre a chiedere scusa”.
FUTURO: “In questi giorni ho parlato un po’ con chi mi sta vicino, a partire dal mio procuratore fino al direttore (Casellla, ndr.), facendogli sapere che per un breve periodo vorrei staccare completamente dal calcio, perché vorrei passare del tempo con la mia famiglia in Argentina. Posso garantirvi che questi ultimi mesi non sono stati per niente semplici, quindi vorrei rilassarmi. Ci sarà tempo per discutere del mio futuro: la mia volontà è quella di rimanere, ma purtroppo non posso dare una risposta in questo momento. Ci tengo a dire, però, che nel caso in cui non rimanessi, non dimenticherò mai Ferrara e la SPAL. Avranno sempre un posto nel mio cuore”.
ANTENUCCI: “Intanto voglio dire che secondo me anche Mirco merita di stare sul murales del centro sportivo. Condividere lo spogliatoio con lui è stata un’esperienza formidabile: dal primo giorno mi ha accolto nel migliore dei modi, nonostante le difficoltà. Si è sempre comportato bene con me: in spogliatoio eravamo vicini e potevo ammirare la sua professionalità e la sua dedizione alla SPAL. Sottolineo che non ho mai capito come ha fatto ad allenarsi a quei livelli a 40 anni: io alla stessa età non so in che condizioni sarò. Si merita tutto questo amore da parte di tutti voi“.
VITA A FERRARA: “Sono venuti a trovarmi i miei suoceri all’inizio della mia esperienza e quindi ho approfittato per andare in un ristorante tipico. Sono rimasto sorpreso perché in questo locale era pieno di maglie della SPAL: io ero appena arrivato, ma comunque c’era una signora che mi ha riconosciuto subito, accogliendomi in maniera calorosa. È stato davvero bello. Peraltro lì ho provato i cappellacci alla zucca e posso dire che sono squisiti. Tornando sull’episodio della signora, questo amore incondizionato per la SPAL mi ha impressionato tantissimo: di solito le squadre di serie C non sono tifate come le società di serie A, ma qui a Ferrara esiste solo la SPAL. Mi rende orgoglioso, perché anche in Argentina spesso si da per scontato che un argentino tifi una fra Boca o River. Io però sono tifoso del Rosario Central e andavo spesso a vedere le partite quand’ero piccolo”.