Il grosso sospiro di sollievo arrivato all’incirca attorno alle 22 di sabato 17 maggio ha fatto calare il sipario su una delle peggiori stagioni sportive della storia della SPAL. I biancazzurri conservano la categoria e, si spera, possono iniziare con anticipo a programmare la prossima stagione, con l’imperativo di evitare un’altra sofferenza. Le 20 sconfitte su 41 gare ufficiali (Coppa di serie C e playout compresi) dicono che il gruppo assemblato da Alex Casella e allenato prima da Dossena e poi da Baldini non ha funzionato.
Con il dovuto tempo di riflessione, anche per evitare l’annebbiamento parzialmente positivo della vittoria contro il Milan Futuro, mandiamo definitivamente in archivio l’annata col tradizionale pagellone di fine stagione.
Fuori categoria: Antenucci 7
Antenucci: capitano, simbolo, bandiera, trascinatore, leader. Sarebbe banale ridurre il giudizio finale come risultato del parallelismo tra le prestazioni e il numero di maglia che ne ha marchiato la storia: Antenucci merita un 7 pieno per tutte le ragioni che lo hanno portato a caricarsi il peso della SPAL anche in questo campionato. Nella stagione più difficile della storia il bomber molisano è stato il solito signore di 40 primavere con la fascia al braccio. Non avrebbe voluto chiudere con un campionato così complicato una carriera da 225 gol in 773 presenze, ma la salvezza finale lo pone ancor di più a eroe della stagione e della storia della SPAL. Qualunque cosa gli riservi il futuro, Antenucci rimarrà per sempre nella storia del club. Ah, e andando oltre l’eterna e infinita riconoscenza, chiude comunque con 11 gol in 40 presenze complessive: miglior marcatore della SPAL per la quarta volta e primo ad andare in doppia cifra da Valoti nella stagione 2020/2021.
La curiosità: A 40 anni, 7 mesi e 19 giorni Antenucci è il giocatore più anziano ad aver giocato una partita di serie C nell’ultima stagione. Nel girone A il primato se l’è aggiudicato Juanito Gomez (Virtus Verona) con 39 anni, 11 mesi e 5 giorni, mentre nel girone C ritroviamo l’ex biancazzurro Thiago Cionek con 39 anni e 6 giorni.
Sufficienti: Galeotti 6, Parigini 6, Molina 6+
Galeotti: titolare non previsto per il secondo anno consecutivo, stavolta dal mese di novembre viste le prestazioni tutt’altro che eccezionali di Melgrati. Tolta la sciocca squalifica di Piancastagnaio per la lite col raccattapalle, fa quello che ti aspetteresti da un onesto portiere di serie C: qualche buona partita, qualche errore (comunque non catastrofico), diverse giornate di ordinaria amministrazione. Basterà per ottenere la conferma?
La curiosità: sommando anche le gare del campionato precedente Galeotti è arrivato a 38 apparizioni in maglia biancazzurra con un bilancio di 42 gol al passivo e 12 partite da imbattuto.
Parigini: alzi la mano chi non aveva pensato si trattasse di un altro Edera. Arriva a gennaio con una parabola non così dissimile da quella dell’ex compagno di giovanili al Torino. A Cerignola era parzialmente ai margini, a Ferrara ha dimostrato fame e qualità in grado di dare la scossa in diverse occasioni. In gol alla prima e ultima presenza in maglia SPAL di campionato, ma più che altro, esclusa la partita di Solbiate in cui è parso irriconoscibile, è stato uno dei pochi a cercare di combinare qualcosa con cattiveria agonistica e qualità in dribbling. Se manterrà le motivazioni, potrebbe essersi guadagnato la conferma.
La curiosità: tra i giocatori arrivati alla SPAL nel mercato di gennaio è quello che ha ottenuto maggior minutaggio (890′)
Molina: l’uomo del momento. La sua doppietta al ‘Mazza’ ha letteralmente salvato la SPAL dal dilettantismo. Il prototipo di giocatore che piace ai tifosi: lotta, ringhia, suda la maglia e lascia l’anima in campo. Certo, c’è da contare anche qualche prestazione insufficiente e quell’espulsione che gli è costata tre giornate contro l’Entella. Non un bomber di razza, ma chiude con 4 gol in 13 presenze. Baldini ha più volte ribadito di volere undici Molina, se non di più. Per atteggiamento la sua situazione è simile a quella di Parigini, ma in questo caso c’è anche il favore di una città che vorrebbe rivederlo a Ferrara la prossima stagione.
La curiosità: Molina, nativo di Rosario, è il nono argentino a giocare per la SPAL. Prima di lui ci sono stati José Montagnoli (1954/55), Oscar Massei (1959-1968), Carlos Aurellio (2002-2005), Cristian La Grotteria (2007-2009), Luciano Pignatta (2012/2013), Lucas Castro (2020-2021), Franco Zuculini (2021-2023) e Nahuel Valentini (2023/2024).
Non così lontani dalla sufficienza: Arena 6-, Mignanelli 6-, Paghera 6-, D’Orazio 6-
Arena: gol alla prima contro l’Ascoli, titolare inamovibile fino a metà ottobre, poi un problema muscolare e lo stop di un mese e mezzo fino a dicembre. Il gol al Gubbio, un altro mese abbondante di titolarità, poi l’ennesimo stop muscolare e il rientro ad aprile con un altro gol al Gubbio. La sua stagione racchiude perfettamente anche la sua esperienza da quando è a Ferrara: un difensore fisicamente dirompente, con notevoli capacità sulle palle da fermo nell’area avversaria (4 gol per un difensore centrale non sono cosa da tutti i giorni), ma con troppe noie muscolari e sfortune dal punto di vista fisico. Qualche amnesia dal punto di vista difensivo, ma anche diversi interventi importanti: dovesse garantire integrità, affiancato da colleghi di spessore, può essere elemento utile per la difesa.
La curiosità: con Antenucci che ha già salutato e Rao che non vede l’ora di firmare un contratto altrove, è molto probabile che la SPAL vada in ritiro precampionato col difensore pugliese nelle vesti di… decano della rosa. Tolti appunto i compagni già menzionati, tra i reduci della stagione è infatti quello col maggior numero di presenze in biancazzurro (55).
Mignanelli: per lui come per altri la stagione si divide in due tronconi. Il suo giudizio si porta leggermente più in alto perché la prima impressione è stata davvero d’altra categoria dopo anni di terzini sinistri molto deludenti. Benissimo contro Lucchese, Sestri e Carpi, poi un momento di pausa, ma anche la doppietta al Legnago. La catena con Rao ha trascinato la prima SPAL di Dossena poi anche lui ha sofferto il momento difficile tra il cambio d’allenatore e la primavera, soprattutto a livello di nervosismo, come dimostra l’espulsione di Carpi. Qualche problema fisico lo ha tenuto fuori nel finale, poi bene al ritorno contro il Milan Futuro. Potrebbe essere un elemento da cui ripartire per la nuova stagione.
La curiosità: tra i giocatori di movimento della rosa scesi in campo per almeno 1.000 minuti è l’unico a non essere mai stato sostituito a gara in corso.
Paghera: innesto di esperienza e carattere a gennaio. Sembrava esattamente ciò che serviva in una squadra molto deficitaria per personalità nel reparto cruciale, invece anche lui è stato frenato da problemi fisici che gli hanno fatto raccogliere solo cinque presenze. Di queste, malino con Entella e Arezzo, più che sufficiente con Milan, Pianese e Gubbio, più due spezzoni dei playout. Ha un altro anno di contratto: non ha sicuramente impressionato, ma a 33 anni potrebbe fare ancora comodo per le sue caratteristiche.
La curiosità: tra i giocatori che hanno almeno un altro anno di contratto con la SPAL è il terzo più anziano (33) dopo Bidaoui (35) e La Mantia (34).
D’Orazio: un inizio non facile, nonostante i tre assist nelle prime cinque, costantemente schierato da ala destra nel tridente, per cui parzialmente fuori ruolo, per lasciare spazio a Rao a sinistra. Prestazioni notevolmente migliori quando Dossena lo ha reinventato mezzala nel 352: tanti palloni giocati e con qualità. Il ritorno al tridente lo ha riportato nel limbo dell’insufficienza, a cui si aggiunge un atteggiamento spesso inadeguato da subentrato. Il saliscendi della sua stagione tocca il punto più alto con il gol su punizione a Pescara, a cui si aggiunge un altro bellissimo gol annullato per un discusso fallo in attacco di Bruscagin. Dopo quella partita un altro mese abbondante non entusiasmante, poi va in crescendo nel finale. Non ha garantito continuità nelle prestazioni, ma chiude comunque con 3 gol e 9 assist, nati specialmente da buone doti sui calci da fermo: potrebbe rimanere, come alternativa o qualcosa di più, se sarà in grado di fare il salto di qualità.
La curiosità: l’ultimo giocatore della SPAL a chiudere una stagione con 9 assist a referto era stato Manuel Lazzari, in serie A (2018/2019).
Insufficienti e quindi rimandati: Bruscagin 5,5; Fiordaliso 5,5; Bassoli 5,5; Calapai 5,5; Ntenda 5,5; Nador 5,5; Awua 5,5; Rao 5,5
Bruscagin: media della stampa 5,60, media del pubblico 5,40. Risultato: 5,5 pieno. Partito come terzino destro, è passato a fare il centrale a quattro e poi a tre. Mai pienamente sufficiente nel complesso, ha toccato il punto più basso con la scriteriata espulsione di Terni, uno dei crocevia della stagione. Baldini poi gli ha trovato spazio come perno dei tre nel modulo con cui ha chiuso la stagione, e in quel ruolo si è comportato discretamente, da marcatore vecchio stampo senza mezze misure. Sempre in campo dal Legnago in poi, playout compresi, ha fatto la sua parte complice il ruolo importante di leadership che nell’ambiente gli è sempre stato riconosciuto. Chiude la sua esperienza in biancazzurro con le lacrime per la salvezza a fine partita al ‘Mazza’.
La curiosità: è stato espulso per doppia ammonizione almeno una volta in entrambe le sue stagioni in biancazzurro. In quella precedente era accaduto contro la Fermana.
Fiordaliso: la sua parabola è simile a quella di Bruscagin, se non fosse che lui è tornato a febbraio dopo la rottura del crociato nell’amichevole precampionato contro il Sassuolo. Era anche rientrato abbastanza bene, considerando che è stato buttato subito nella mischia dopo il lungo stop, ma poi ha subito una forte battuta d’arresto con la doppia ammonizione di Pineto. Meglio il finale di campionato, sempre da terzo di difesa nei tre centrali, poi un altro scivolone con il fallo da rigore nell’andata dei playout, e di nuovo bene al ritorno con l’intervento che ha alimentato l’azione del 2-0. Tra i giocatori in scadenza a giugno 2025 è quello con più possibilità di rinnovo, ma non è da dare per scontato.
La curiosità: assieme ad Arena era l’unico altro reduce del campionato 2022/2023 concluso con la retrocessione in serie C.
Bassoli: traiettoria strana quella del difensore bolognese, che pareva un punto fermo con Di Carlo e invece non ha trovato il favore di Dossena, finendo anche sul mercato prima dell’inizio del campionato. Baldini ha puntato su di lui per le prime tre uscite, poi lo ha accantonato preferendogli a turno Fiordaliso, Bruscagin o Arena nel ruolo di centrale di sinistra, nonostante nessuno dei tre sia mancino. Dall’1 marzo a fine stagione ha accumulato la miseria di 70 minuti suddivisi in tre partite. Ha pagato qualche amnesia e un passo non adatto alla nuova fase difensiva: scadrà il prossimo 30 giugno, poco dopo aver compiuto 35 anni, e la SPAL lo lascerà libero di accasarsi altrove.
La curiosità: tra i difensori che hanno ricoperto stabilmente il ruolo di centrale è quello con la percentuale più alta di duelli individuali vinti contro gli attaccanti (69,7%).
Calapai: arrivato come terzino di livello per la categoria, la sua titolarità non è mai stata messa in discussione, indipendentemente dal modulo, ma le prestazioni non sono mai state realmente convincenti. Un pochino meglio nel girone di ritorno, seppur mai davvero positivo. Per chiara ammissione anche di Baldini è stato uno dei giocatori che ha faticato di più a reagire mentalmente alla situazione di difficoltà. Fa parte del ristretto gruppo di giocatori che se affiancati da innesti di valore potrebbe anche rimanere per fare meglio.
La curiosità: nonostante abbia giocato solo 100 minuti in meno di Mignanelli, ha tentato poco più della metà dei cross dell’esterno sinistro. L’ex Juve Stabia ne ha fatti partire 207 (prima di squadra), Calapai 130. Anche il tasso di precisione è diverso: 36% per il mancino, 25% per l’esterno siciliano.
Ntenda: sembrava potesse essere uno di quei comprimari che avrebbe potuto chiudere il campionato con al massimo una manciata di minuti. E invece i problemi fisici di Mignanelli gli hanno dato molto più spazio di quanto ci si aspettasse. Una mezz’ora a partita compromessa a Perugia, due finali di partita nelle successive due, poi l’ingresso horror contro l’Entella al ‘Mazza’. Etichettato come inadeguato, ha giocato poi contro Milan Futuro e Rimini, facendo discretamente, e poi è stato titolare alle ultime tre della stagione regolare, guadagnandosi tre sufficienze complessive. È risultato anche il meno peggio nell’imbarazzante playout di andata di Solbiate Arno. A febbraio è scattato l’obbligo di riscatto dalla Juventus, quindi sarà a tutti gli effetti un giocatore della SPAL, che poi vedrà cosa fare con lui.
La curiosità: da quando ha lasciato il calcio giovanile (stagione 2020/2021) non è mai riuscito a toccare i 600 minuti totali in campo. Con la SPAL s’è fermato a 539, col Sion – nel campionato svizzero – a 569.
Nador: un altro anno in cui non si è riusciti a risolvere il rebus relativo al ruolo, ma sia Dossena che Baldini si sono comunque spesso affidati a lui. Dossena lo ha utilizzato come centrale di difesa per gran parte della sua esperienza, sia in una linea a quattro sia a tre, e lo stesso ha fatto Baldini, che nel finale lo ha anche riproposto a centrocampo per un paio di partite una volta varato il 343. Stagione regolarmente tra la sufficienza e le solite distrazioni che lo portano a errori anche gravi. Exploit all’andata contro la Torres e al ritorno contro la Vis Pesaro (in cui ha trovato il primo gol tra i professionisti), ma anche tante picchiate come nella disfatta di Pontedera, nella sconfitta di Arezzo e soprattutto con l’autogol del 3-2 a Pineto. Contraddistinta da tanta discontinuità, la sua stagione si racchiude perfettamente nella doppia sfida al Milan Futuro ai playout: malissimo all’andata, da centrocampista, molto bene al ritorno, da centrale dei tre di difesa, con la ciliegina dell’intervento perfetto su Branca che dà il via all’azione del gol del vantaggio.
La curiosità: chiude la stagione col maggior numero di ammonizioni in rosa, ben 9.
Awua: il suo rendimento è stato più di ogni altro direttamente proporzionale al risultato di squadra. Non era partito male nel 433 di Dossena, specie nelle primissime partite, ed era anche riuscito a trovare il gol con il tiro di piatto al volo, bello e inaspettato, che è valso il successo nella sofferta vittoria di Rimini. Dopo lo stop forzato tra novembre e gennaio per un problema all’inguine, è tornato patendo le difficoltà di squadra e giocando male la serie di partite tra le ultime di Dossena e le prime di Baldini: filotto negativo che gli è costato il posto e la considerazione del nuovo allenatore. Anche lui come Nador ha beneficiato del cambio modulo, quando i due hanno giocato insieme a centrocampo nel 343, e sempre come il compagno ha vissuto il playout a due facce: 45 minuti orrendi a Solbiate, due assist e prestazione a tutto campo al ritorno.
La curiosità: è stato il terzo calciatore nigeriano a giocare per la SPAL dopo Mast Hashimu Garba (2005-2007) e Kolawole Agodirin (2008/2009).
Rao: prima parte di stagione da 7 se non di più, seconda parte ampiamente insufficiente. La media aritmetica fa i conti con l’anno di nascita, 2006. Qualcosa si è rotto nel corso del tempo ed è evidente, ma bisogna andare per ordine. Tre gol nelle prime cinque partite, quattro più due assist solo nel girone di andata, poi solo il gol al Sestri Levante a gennaio. Il Rao della prima parte era un giocatore in grado di fare la differenza, a cui la SPAL si appigliava nei momenti di difficoltà. Il Rao del girone di ritorno – che aveva già sofferto anche il momentaneo cambio modulo di Dossena – un giocatore indisponente e persino controproducente. Gli errori di Sassari, al netto del rigore non concesso, sono stati il culmine di un momento di seria difficoltà personale per lui, che ai playout non ha raccolto nemmeno un minuto. Sarà interessante vedere dove e come riuscirà a far sbocciare il suo innegabile talento. Sembrano esserci forti probabilità possa farlo con una squadra B di una grande.
La curiosità: in questa stagione è stato il giocatore sostituito più volte a gara in corso (20) ma anche il secondo più subentrato più spesso (13).
Insufficienti e bocciati: Melgrati 5, Polito 5, Sottini 5-, Radrezza 5, Zammarini 5-, Spini 5, Karlsson 5-
Melgrati: acquistato per fare il titolare, cosa che ha fatto per le prime 13 partite di campionato. Acquistato soprattutto per essere affidabile, cosa che non è riuscito a fare. Qualche prestazione degna di nota, con interventi importanti contro Perugia, Sestri e Pianese. Poi però tante incertezze e il dubbio sulla sua titolarità che è arrivato fino alla batosta di Terni: da lì in poi ha perso il posto in favore di Galeotti, e a gennaio è stato ceduto in prestito alla Lucchese. Rientrerà dal prestito e il suo contratto andrà in scadenza a giugno 2026.
La curiosità: si è salvato ai playout con un’eroica Lucchese, ma in termini statistici la sua stagione è stata davvero da incubo. Sommando le esperienze di Ferrara e Lucca ha chiuso con 50 gol al passivo in 29 partite, con solo 5 occasioni da imbattuto.
Polito: cinque presenze, quasi equamente suddivise. Prime tre insufficienti, ultime due nel complesso sufficienti. Contro Carpi, Ternana e Pontedera aveva confermato le perplessità del suo acquisto che era arrivato nell’ambito dell’operazione La Mantia. Si era ben comportato alle ultime due del girone d’andata contro Vis Pesaro e Gubbio, facendo leggermente dubitare dello scetticismo attorno a lui. Non comunque un elemento di totale affidabilità, a gennaio è passato in prestito al Lecco: rientrerà e il contratto scadrà a giugno 2026.
La curiosità: a Lecco le cose non sono migliorate granché. Tre presenze a gennaio, una a marzo, una ad aprile.
Sottini: nel girone d’andata aveva trovato continuità di impiego e le doti fisiche sembravano promettenti. Il problema è che la costanza è stata anche in errori e insufficienze. Tanti buchi difensivi, disattenzioni in serie, gol subiti per responsabilità sua. Doveva essere il centrale mancino a cui affidarsi per presente e futuro, ma ha dimostrato essere vera forse solo la seconda ipotesi. L’infortunio e la successiva operazione gli hanno fatto chiudere la stagione a ottobre. In scadenza nel 2027, la sua situazione andrà valutata, soprattutto per come rientrerà e per capire se si potrà contare su di lui, giusto per evitare un Bachini-bis.
La curiosità: nonostante abbia giocato appena 612 minuti è comunque riuscito a migliorare il bottino degli ultimi due campionati. A Cittadella, in serie B, s’era fermato a 504.
Radrezza: le premesse del suo ingaggio lo vedevano faro del centrocampo nel 433 di Dossena. La realtà è che per tutto il campionato, fatta eccezione per un paio di partite nel girone di ritorno (Pianese su tutte), ha giocato al di sotto delle sue capacità e soprattutto delle aspettative. Nell’ultimo mese in panchina Dossena lo aveva messo ai margini, tanto che sembrava che a gennaio potesse partire. Baldini lo ha riportato in azione, ma il cambio modulo in favore del 343 lo ha penalizzato di nuovo. Zero minuti ai playout: futuro tutto da decifrare, di sicuro se rimane serve il vero Radrezza, non certo quello visto quest’anno.
La curiosità: dopo Floccari (2017-2021) la maglia numero 10 non ha avuto proprietari in grado di stimolare l’immaginario dei tifosi biancazzurri. Prima di Radrezza l’avevano scelta Petrovic (solo per pochi mesi) e Zanellato.
Zammarini: titolare praticamente tutto il campionato, per lui non ci sono attenuanti relative al modulo perché da mezzala pura ha sempre potuto godere di uno schieramento a lui congeniale. A livello di prestazioni però non è mai stato incisivo, mai determinante, le sue partite sono sempre state un susseguirsi di tanta corsa e poca concretezza. Ha fatto un passettino avanti solo nel finale di campionato, quando Baldini lo ha utilizzato da jolly o nei finali in cui serviva più intensità che tecnica. Pare ovvio che non possa essere il giocatore visto quest’anno, ma il campione di partite è piuttosto ampio per essere delusi. Con interpreti di valore a fianco potrebbe anche tornare utile e dire la sua, con compiti di inserimento e poco altro, ma a un anno dalla scadenza il futuro è incognito e il sacrificio a oggi non sarebbe un’utopia.
La curiosità: chiude la stagione come giocatore in assoluto più utilizzato in rosa: 39 volte in campo su 41 occasioni disponibili per 2.930 minuti totali. Zero gol per la prima volta dal campionato 2019/2020.
Spini: doveva essere il giocatore che per caratteristiche avrebbe risolto il buco nell’XI ideale della SPAL di Dossena. È vero, ha segnato un bel gol contro il Pontedera e ha timbrato il cartellino anche contro il Gubbio all’ultima dopo una buona prestazione. Ma non si ricorda nient’altro di positivo. Pesano tantissimo i numerosi errori sotto porta nell’arco dei sei mesi a Ferrara, in particolare i tre netti e clamorosi mancati contro il Campobasso. Ma soprattutto pesa la scarsa personalità dimostrata in maniera lampante a Solbiate Arno: non è stato l’unico, certo, ma la sua non prestazione è stata emblematica per paura e inadeguatezza. E infatti al ritorno è rimasto in panchina tutti i 90 minuti.
La curiosità: la prima scelta nel suo ruolo sarebbe stata Enrico Piovanello, che però a gennaio ha preferito firmare per il Trapani. In Sicilia l’esterno d’attacco nativo di Padova non ha trovato chissà quali soddisfazioni, né collettive né individuali, visto che ha chiuso con 0 gol in 16 presenze (9 da titolare).
Karlsson: stagione fortemente negativa la sua, anche per colpa della dirigenza che lo ha a lungo privato di un’alternativa con le medesime caratteristiche. La forzatura per il rientro dall’infortunio di inizio stagione ha innescato una catena di prestazioni incerte e ricadute che ne hanno limitato le potenzialità. E anche quando il fisico sembrava reggere la psiche è sembrata non del tutto allineata, tra stop sbagliati e presenze evanescenti dentro l’area di rigore. Un bilancio di 5 gol – tutti formalmente inutili – e un paio d’assist sono davvero troppo poco per uno di quelli che avrebbe dovuto fare la differenza.
La curiosità: lui e Rao sono i secondi migliori marcatori stagionali con 5 centri a testa. Quelli dell’islandese sono coincisi esclusivamente con delle sconfitte, mentre quelli del più giovane compagno hanno contribuito a portare a casa 9 punti.
Insufficienti e irritanti: Buchel 4,5; El Kaddouri 4,5; Haoudi 4,5; Bidaoui 4,5
Buchel: era stato inizialmente messo fuori rosa, in quanto Casella e Dossena non lo ritenevano parte del progetto. Poi il passo indietro della società e il reintegro: un giocatore con qualità tecniche da categoria superiore, ma con le motivazioni che sono rimaste quelle di chi era fuori rosa. Si ricorda solo il “suo” gol nella vittoria in casa contro la Torres, e tante partite in cui ha camminato per il campo inanellando errori e ammonizioni. A gennaio è passato al Messina, alleggerendo i conti della SPAL e chiudendo con la retrocessione con i siciliani.
La curiosità: il suo girone d’andata verrà ricordato soprattutto per la straordinaria regolarità nel ricevere cartellini gialli: una media di uno ogni 124 minuti di gioco.
El Kaddouri: da quando è arrivato si è sempre insinuato il pensiero che, anche fuori forma, avesse qualità tecniche e di leadership capaci di fare la differenza nella situazione della SPAL. Questo pensiero è rimasto tale anche dopo un campionato in cui è finito sul tabellino solo per due sciocche espulsioni, che ne condizionano il giudizio finale, con la convinzione che ai playout avrebbe potuto mettere l’esperienza per trascinare un gruppo carente di personalità. Il risultato finale è che per il ritorno del “Mazza” è rimasto addirittura in tribuna. Qualche singola giocata di qualità s’è vista, ma nel complesso un acquisto inutile a livello tecnico e gestionale.
La curiosità: in tutta la carriera da professionista – 455 partite – è stato espulso in totale 6 volte. Due di queste con la maglia della SPAL.
Haoudi: alla prima partita aveva fatto intravedere qualità balistiche e personalità. Le speranze sono finite lì, perché non ha mai raggiunto la forma fisica accettabile per dare un contributo degno di nota. I piedi ci sarebbero anche, ma manca tutto il resto. Come El Kaddouri, peggiora il giudizio sulla sua esperienza con quell’espulsione a tempo scaduto a Carpi. Contratto in scadenza nel 2026, probabilmente la SPAL non farà carte false (eufemismo) per trattenerlo. Lo scavetto sulla trequarti per un compagno inesistente in area, visto innumerevoli volte, rimarrà nei nostri incubi per un po’.
La curiosità: delle appena tre gare iniziate da titolare una è finita con l’espulsione post-fischio finale di Carpi, un’altra ha segnato la sconfitta in casa col Rimini (0-3) e un’altra ancora si è conclusa con una sostituzione all’intervallo.
Bidaoui: vedi El Kaddouri, se non per il fatto che non si è fatto espellere due volte e ha perlomeno segnato un gol (importante) contro il Pineto. 515 minuti totali, frutto di un campionato in cui sono state più le partite in cui è stato fuori per infortunio che quelle in cui è stato disponibile. Anche e soprattutto per questo motivo, al netto del fatto che le qualità sarebbero indiscutibili, il suo biennale è ancora più inspiegabile di quello del collega e connazionale. Auguri a chi dovrà provare a cederlo da qui a settembre 2025.
NON GIUDICABILI: Meneghetti, Bachini, Iglio, Kane, Nina.
ha collaborato Alessandro Orlandin