foto Filippo Rubin
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Oltre allo smacco dell’uscita di scena dal professionismo della SPAL ora arriva anche il carico di un comunicato ufficiale che sembra prodotto solo allo scopo di avvelenare ulteriormente gli animi di una città triste e inferocita.

Nel tardo pomeriggio di sabato 7 giugno è apparso questo testo sul sito ufficiale della società: “Con grande rammarico la proprietà della SPAL comunica ufficialmente che il club non disputerà il prossimo campionato di serie C 2025–2026. Si tratta di un epilogo doloroso maturato dopo numerosi tentativi di individuare soluzioni concrete che potessero garantire la continuità del progetto sportivo e societario. Purtroppo, le condizioni attuali non lo rendono possibile.

Negli ultimi quattro anni, la proprietà ha compiuto significativi sforzi economici, investendo 50 milioni di euro in liquidità reale (12 milioni solo nell’ultima stagione) nel tentativo di rilanciare la SPAL, con l’obiettivo di restituire alla città di Ferrara una squadra all’altezza della sua storia e della sua passione. Tuttavia, nonostante l’impegno totale e il coinvolgimento dei soci, i risultati sportivi ottenuti non hanno soddisfatto le aspettative né sono stati proporzionati al livello degli investimenti effettuati.

Inoltre, è diventato sempre più difficile reperire nuovi capitali e attrarre soggetti esterni disposti a sostenere un progetto così impegnativo, nonostante le numerose trattative e gli sforzi per aprirsi a collaborazioni o passaggi di proprietà. Come già accennato, uno dei partner che aveva manifestato l’intenzione di entrare nella compagine societaria con un investimento significativo ha cambiato idea dopo un episodio preoccupante, in cui alcuni ‘tifosi’ hanno aggredito fisicamente e con violenza i giocatori della SPAL durante un allenamento, alcuni mesi fa.

Tuttavia, per essere chiari, la proprietà della SPAL resta tale e, nonostante alcune notizie errate e dichiarazioni infondate, non siamo ‘falliti’ e il club non ha presentato istanza di fallimento. Nei prossimi giorni valuteremo le opzioni disponibili, tra cui l’iscrizione del club, di cui siamo ancora pienamente proprietari, a una categoria inferiore“.

A caldo si possono fare alcune osservazioni, partendo soprattutto dal paragrafo finale che nelle condizioni attuali suona quasi come una minaccia. Le probabilità che Tacopina e Follano possano tenere in piedi la SPAL per iscriverla a un altro campionato (dilettantistico) sono praticamente prossime allo zero. Intanto perché per farlo dovrebbero dimostrare – all’atto dell’eventuale domanda di iscrizione prevista a luglio – di aver saldato ogni tipo di pendenza fino al 30 giugno con tutti i tesserati. Servirebbero quindi tra i 4 e i 5 milioni solo per questo. Oltre a questo pare assai improbabile che il Comune di Ferrara possa scegliere di mantenere in essere le convenzioni per lo stadio e per il centro sportivo di via Copparo. L’esclusione dal professionismo poi aprirà un fronte di giustizia sportiva che potrebbe valere lunghe squalifiche a entrambi i proprietari statunitensi. Per non parlare poi dell’eventuale ambito giudiziario: a meno che la SPAL non riesca ad accedere a una procedura di concordato preventivo per ristrutturare il suo debito verrà colpita da numerose istanze di fallimento da parte di dipendenti e fornitori. Essendoci pendenze anche col fisco, l’Agenzia delle Entrate probabilmente vorrà essere della partita. Infine una banalità: chi mai vorrebbe lavorare per una proprietà che ha fatto tutto ciò che ha fatto a Ferrara?

Sul resto forse è il caso di stendere un velo pietoso in attesa che altri dirigenti – a partire da Luca Carra e Alex Casella – decidano di fornire pubblicamente le loro versioni dei fatti. Entrambi finora si sono chiusi nel silenzio, preferendo non rilasciare dichiarazioni alla stampa. Resta da vedere se la loro scelta è temporanea e legata all’emotività del momento (e forse anche alla confusione che ha contraddistinto gli ultimi giorni di vita del club) o se si preferirà andare oltre senza contribuire alla ricostruzione più fedele possibile degli eventi. Un percorso al quale non sembrano proprio essere interessati Tacopina e Follano visti i toni e le argomentazioni utilizzati in un comunicato che non contiene scuse di alcun genere né per i lavoratori né per la comunità che la SPAL rappresenta.

 

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