foto Roberto Manderioli
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Nel pomeriggio di lunedì 9 giugno Joe Tacopina ha incontrato in videoconferenza i tanti dipendenti della SPAL ansiosi di ricevere risposte dopo l’amara sorpresa della mancata iscrizione in serie C. Si è trattato di poco più mezz’ora di monologo in inglese – con traduzione consecutiva in italiano – in cui il presidente e proprietario ha ribadito in larga parte i concetti del comunicato ufficiale di sabato 7 giugno, offrendo solo qualche piccolo dettaglio in più.

Tacopina si è scusato con i partecipanti alla riunione per la mancanza di comunicazioni precise nei tre giorni trascorsi tra il culmine della crisi e la videoconferenza e ha assicurato di voler fare tutto il possibile per salvare quello che lui ha definito un gruppo di persone che considera alla stregua di una famiglia e per il quale è autenticamente preoccupato. Nella lista delle persone per le quali non chiuderebbe occhio alla notte (testuali parole) ha incluso anche i ragazzi del settore giovanile, le ragazze dell’Accademia SPAL e i componenti degli Specialissimi. In compenso ha detto di fregarsene altamente della sorte dei calciatori della prima squadra.

Tra le cose più interessanti emerse nel monologo c’è senz’altro una sottolineatura sul ruolo che avrebbero dovuto avere gli anonimi nuovi investitori già menzionati nella conferenza stampa del 27 aprile e nell’ultimo comunicato. Stando alla ricostruzione di Tacopina, gli ultimi mesi sono stati dedicati ai tentativi di coinvolgimento di nuovi partner che avrebbero dovuto versare denaro nella SPAL, in quanto l’impegno dello stesso avvocato e di Marcello Follano era arrivato al limite delle possibilità con 22 milioni immessi nelle casse societarie solo nell’ultimo biennio. Confermando quanto scritto nell’ormai famigerato comunicato, un importante investitore avrebbe rinunciato a entrare nella compagine societaria per via dei risultati scadenti ottenuti dalla squadra sul campo e per via dell’episodio del raid degli ultras al centro G.B. Fabbri dello scorso 15 febbraio. Se però queste sofferenze erano note perché rifiutare importanti offerte per Rao giunte a gennaio? Perché non accordarsi col Torino per la famosa clausola di rivendita di Gineitis? E perché i due proprietari non hanno fatto presente pubblicamente di aver bisogno di aiuto, riducendosi invece con l’acqua alla gola?

La parte più importante dell’intervento però riguarda i propositi a breve termine: Tacopina ha chiesto ai lavoratori di avere ancora qualche giorno di pazienza, in quanto la sua intenzione è quella di evitare assolutamente il fallimento del club e di iscrivere la SPAL a un campionato dilettantistico (serie D o Eccellenza), anche attraverso l’acquisizione di un titolo di un’altra società o una fusione. Un percorso assai impervio per via dei paletti regolamentari di FIGC e LND, ma che il presidente ha intenzione di esplorare assieme ai legali che lo assistono.

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