Dopo essersi espresso sui social media, Francesco Baldini è intervenuto sul crac della SPAL attraverso un’intervista pubblicata mercoledì 11 giugno da La Nuova Ferrara, realizzata dal collega Alessio Duatti. L’allenatore toscano ha ribadito la sua rabbia per il disastroso epilogo, aggiungendo qualche altro dettaglio sull’ultimo periodo vissuto all’interno dell’ambiente biancazzurro.
“Dico subito che prima delle ultime 48 ore finali nulla ci era stato fatto nemmeno subodorare di quanto è poi accaduto. È stato allucinante. È mancato tutto in maniera totale, nei confronti della città, della tifoseria, dei dipendenti e della SPAL. […] Non ho mai avuto alcun sentore. Tacopina e Follano, prima delle ultime partite, avevano inviato un videomessaggio alla squadra, con la promessa di un premio in caso di salvezza centrata. Ci siamo poi sentiti per messaggio dopo il traguardo raggiunto, lui mi aveva iniziato a chiedere di organizzare le cose per la prossima stagione, poi è letteralmente sparito fino al fattaccio. Per quello parlo di mancanze molto gravi“.
Baldini ha anche raccontato di come è stato gestito l’epilogo: “Non è rispetto sparire e lasciare a Carra e Casella, il 5 giugno, il compito di dire che la SPAL non si sarebbe iscritta a chi sul campo ne aveva permesso la futura esistenza. Durante quella videoconferenza i giocatori sono rimasti in silenzio, vivendo un dramma assoluto. Solo Bruscagin è riuscito a fare due domande, in quanto rappresentante della squadra per l’associazione calciatori. I ragazzi avevano facce silenti e rabbiose. Sembrava di essere stati abbandonati a un funerale. Tacopina avrebbe anche dovuto spiegare a me e al mio staff tecnico il perché ci sono stati pagati soltanto i giorni del mese di febbraio e poi null’altro fino a oggi. Questa cosa mi fa venire il sangue marcio, essendo io il responsabile dello staff. Ricordo che si era scelto di venire a Ferrara rescindendo e perdendo il contratto in essere a Lecco“.
Il tecnico però ribadisce ancora una volta di non aver visto arrivare la valanga: “Pensate ai soldi spesi per il ritiro in un albergo bellissimo e persino il pranzo di squadra dopo la salvezza pagato senza problemi la società. Quando ero a Catania l’odore del fallimento di percepiva già da novembre, quando già le mancanze erano totali e quanto meno c’era stato il tempo di organizzarsi. Conosco un sacco di gente nel mondo del calcio. Procuratori, presidenti, direttori sportivi: tutti mi hanno detto che era impossibile che la SPAL potesse non iscriversi e quindi fallire. Lo dicevano ragionando conti alla mano. Non è una cosa a oggi spiegabile, ma sono convinto che basterà aspettare una ventina di giorni, poi determinate cose saranno più chiare a tutti“.
Secondo Baldini va anche fatto un distinguo tra Tacopina e Follano: “Follano penso che anche lui sia stato fregato. Quando mi aveva visto piangere dopo la salvezza mi era venuto incontro dicendomi che questo sarebbe stato l’ultimo anno di sofferenza per la SPAL. L’ha detto anche davanti a Casella. Per me quelle parole, risentite ora, valgono tantissimo“.