L’ultimo appuntamento stagionale di LoSpallino Live dagli spazi di Hangar Birrerie a Ferrara ha riservato una lunga chiacchierata con i calciatori Alessandro Bassoli e Cesare Galeotti, che da parte loro hanno provato a dare un punto di vista dall’interno del mondo SPAL sul terremoto che ha travolto società e tifoseria.
Il primo argomento toccato è stato l’umore generale della squadra dopo la notizia della mancata iscrizione della SPAL al campionato di serie C 2025/2026.
BASSOLI: “Lo stato d’animo in questo momento è abbastanza compromesso. Sto molto male per questa situazione: basti pensare che ho vissuto in maniera pessima i playout, che fortunatamente sono terminati con una salvezza bellissima. Noi pensavamo sempre ai tifosi e ai dipendenti della SPAL mentre ci giocavamo questo playout e vedere tutto sfumare inaspettatamente non può che essere una batosta. Non me ne capacito, ma aspettiamo delle risposte”.
GALEOTTI: “Le prime avvisaglie sono arrivate mercoledì, quando ho letto alcune cose sui social. Non pensavo si potesse arrivare a questo punto perché era una cosa impensabile. Nella chiamata di venerdì con la società c’è stato confermata la difficoltà nell’iscriverci. Io l’ho vissuta malissimo perché sono cresciuto qui fin da bambino. Adesso stiamo a vedere cosa succederà: l’umore generale è quello e non può cambiare. Arrivare in prima squadra dopo i prestiti in giro per l’Italia era un sogno, specie per me che ho visto dal settore giovanile tutta la scalata dalla C alla A”.
L’immaginario collettivo su una società professionistica vede scontato il dialogo fra quest’ultima e gli stessi giocatori, soprattutto nelle fasi critiche. Una constatazione che però non si è verificata alla SPAL, come affermato proprio dallo stesso Bassoli: “Noi non sapevamo e non sappiamo niente di più di quello che leggiamo sui giornali”.
In una stagione tumultuosa come questa, poi, risulta facile immaginare una tensione interna a livello di spogliatoio, soprattutto viste le indiscrezioni che davano il gruppo lontano dalle idee di mister Dossena. I giocatori però hanno smentito questa tesi.
BASSOLI: “Non c’erano problemi nello spogliatoio, ma è chiaro che per avere risultati positivi il gruppo deve essere molto coeso. Questa coesione non c’era, ma non c’erano nemmeno problemi. Diciamo che si poteva essere più coesi di quanto siamo stati. Poi è chiaro che mettondoci qualche errore tecnico-tattico abbiamo disputato il campionato che tutti hanno visto. Dossena? Nessuno gli è andato contro. Un bravo ragazzo non gioca contro l’allenatore, perché se perdi una partita appositamente perdi anche te e la tua squadra. Se il mister non mi fa giocare, può anche starmi antipatico, ma se mi mette in campo non faccio apposta a giocare male per perdere”.
GALEOTTI: “La stagione era iniziata con idee e propositi migliori, per disputare un campionato da playoff. L’obiettivo del mister e del direttore Casella era quella di farci rendere al meglio. Non voglio giustificare le nostre prestazioni e i nostri errori, ma penso che l’ultimo periodo dei playout è stato vissuto in maniera sentita e passionale, perché sapevamo che ci giocavamo tutto. Penso che, nonostante i risultati negativi, nella settimana prima dei playout si è ritrovata l’unione del gruppo che è mancata tutta la stagione”.
Il tema della fragilità della gestione societaria, nonostante i tantissimi soldi immessi da Tacopina nelle casse del club, ha toccato solo parzialmente i tesserati – nonostante le parole di Baldini a La Nuova Ferrara abbiano innescato moltissimi dubbi.
GALEOTTI: “L’anno scorso andava allo stesso modo e quest’anno la società ha saldato stipendi e contributi sempre nei limiti stabiliti dalla Figc. Certo, i tempi possono essere un po’ anomali, ma se si rispettano le regole non ci sono problemi“.
BASSOLI: “Il 90% delle squadre di serie C paga a ridosso della scadenza federale. A me era capitato anche al Pordenone e al Sudtirol. Non so che vantaggio ci sia a fare così, ma è il modo in cui la categoria funziona“.
C’è stato modo anche di discutere di un argomento delicato: le dichiarazioni e il rapporto generale fra la prima squadra e il presidente Joe Tacopina, che nella videoconferenza coi dipendenti SPAL ha detto esplicitamente di fregarsene delle sorti della prima squadra.
BASSOLI: “Ci siamo rimasti molto male dopo aver sentito le sue dichiarazioni. Sì, siamo privilegiati, ma rimane il fatto che io come tanti altri ho una famiglia. Con questa situazione io e mia moglie saremo costretti a cambiare scuola ai nostri figli e tanto altro. Se ci avesse contattato e spiegato la situazione tutto sarebbe stato diverso. Non avrebbe cambiato la sostanza delle cose ma almeno sarebbe stato utile, non tanto per il futuro della SPAL, ma dal punto di vista umano. Abbiamo sofferto tutti, quindi a mio avviso una spiegazione sulla faccenda ce lo doveva e ce la deve, ancora oggi. Il nostro rapporto con lui è stato inesistente o quasi. Follano è stato più presente, specie nell’ultimo periodo, ma durante l’anno ci sono stati pochi contatti”.
GALEOTTI: “Il rispetto dal presidente è il minimo. Il nostro rapporto è stato quello: purtroppo non è stata una proprietà tanto presente. Ogni tanto ci hanno mandato alcuni video di incoraggiamento: inutile dire che alla squadra questo fa piacere, perché senti che non sei solo, ma forse è stata troppo poca la frequenza di messaggi”.
Una parentesi non poteva che essere dedicata alla Curva Ovest e, più in generale, ai tifosi della SPAL. Tra il supporto costante durante l’anno e la bellissima dimostrazione d’attaccamento nel playout di ritorno al Paolo Mazza le emozioni vissute questa stagione sono state tante e diverse.
GALEOTTI: “Penso che quella del playout sia stata una serata bellissima: quando sono entrato in campo sentivo l’adrenalina in circolo. Mi stavo giocando una partita importante davanti a tutte quelle persone e personalmente mi ha dato quel qualcosa in più per vincere. Soprattutto perché in curva ci andavo a vedere le partite quand’ero più piccolo e so cosa si prova”.
Dopo un epilogo di questo tipo, è difficile pensare di salvare qualcosa di quest’annata così tragica. Tuttavia, almeno a livello extracalcistico, c’è sempre un motivo per poter sorridere anche nei momenti più bui.
BASSOLI: “Quello che rimane di una stagione del genere sono soprattutto le conoscenze, sia in stagioni belle che brutte. Nello spogliatoio si stringono rapporti importanti. Di questa annata mi rimarrà tutto, specie al di fuori del calcio. Andare via da Ferrara? Se mai andrò via lo farò a malincuore. Mi sarei incatenato al cancello del centro G.B. Fabbri pur di firmare un rinnovo. Questo per dire che, a prescindere dalla categoria, mi piacerebbe rimanere a Ferrara. Chiaro che il progetto di ripartenza deve essere stimolante e bisogna trovare un accordo, ma per me Ferrara ormai è casa”.
GALEOTTI: “Io sono cresciuto qui per dieci anni e mi piacerebbe vestire la maglia della SPAL come ho fatto finora. Tuttavia non penso di rimanere tra i dilettanti: avendo 22 anni ho bisogno di ritagliarmi un ruolo importante nella calcio professionistico. Di sicuro spero tanto che questo sia solo un arrivederci e non un addio”.
Per la nuova SPAL si aprirà una nuovo capitolo in una categoria minore come l’Eccellenza regionale. Un campionato lontanissimo per una società che fino a cinque anni fa si trovava in serie A.
BASSOLI: “Penso sia vero che per un professionista potrebbe essere complicato giocare tra i dilettanti. Abbiamo visto molti giocatori di serie A che in serie C non hanno reso come previsto. La cosa principale sono le strutture: andare a giocare davanti a 10mila persone o a giocare davanti a 20 persone è diverso, ma posso assicurare che io sarò bravissimo (ride, ndr.). Il ruolo di un giocatore come me è diverso: l’attaccante abituato al professionismo lo devi servire e per farlo servono determinate qualità, mentre il difensore ha alcune letture che possono essere applicate anche più in basso. La presenza di giocatori professionisti in squadra però può solo aiutare, perché porti una mentalità di un certo tipo nel quotidiano”.
Un altro tasto dolente riguarda i ripetuti esoneri degli allenatori, episodi accaduti molte volte durante la gestione di Tacopina.
BASSOLI: “L’esonero avviene perché non puoi mandare via i giocatori. Una squadra non lo vive mai bene, perché è un fallimento per quelli che vanno in campo. Una società prova a cambiare perché non sempre un allenatore tocca le corde giuste con lo spogliatoio, quindi si prova a trovare una soluzione nel minor tempo possibile. Non sempre succede, ma almeno è un tentativo che la società fa. Io ci sono rimasto male per l’esonero di Dossena, perché pensavo che potesse darci una mano dopo il mercato invernale. Eravamo in pochi che potevamo giocare con quel tipo di modulo, quindi io gli avrei dato un po’ più di tempo. Discorso analogo per Di Carlo: alla fine della scorsa stagione è stato mandato via anche se avevamo fatto tante vittorie e avevamo messo le basi per un qualcosa di positivo”.
GALEOTTI: “Quando è arrivato Di Carlo abbiamo cominciato a vincere. Non so cosa porta una società a esonerare un allenatore, sinceramente. Con Di Carlo si era creato qualcosa di positivo e secondo me si poteva andare avanti con questo progetto perché c’erano delle basi molto interessanti per il futuro”.