foto Roberto Manderioli
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Il cuore di chi tiene alla SPAL dice di andare allo stadio (e infatti l’affluenza sarà da record), la ragione invece sembra vivere un conflitto molto forte, almeno dalle chiacchiere che si sentono in giro. Gli ottimisti sono in minoranza, mentre è meno raro sentire le opinioni di chi spera nel meglio ma si prepara al peggio visto l’autolesionismo espresso dalla squadra lungo tutto l’arco del campionato.

La stessa situazione si riflette anche all’interno del gruppo di redazione de LoSpallino.com, per cui a poche ore dalla sfida decisiva col Milan Futuro abbiamo voluto indagare gli stati d’animo chi si appresta a vivere l’ultima gara della stagione con la responsabilità di raccontarla il più lucidamente possibile.

foto Roberto Manderioli

A. ORLANDIN
Perché crederci: La partita di Solbiate Arno è stata troppo brutta per essere vera. Deve esserci una reazione, deve esserci la volontà di dimostrare che sono stati capiti gli errori, deve esserci una ricompensa per un pubblico commovente. Deve esserci un sussulto di dignità generale. E magari deve anche capitare di battere il Milan Futuro per una volta su quattro, così, giusto per la legge dei grandi numeri.

Perché no: Quanto fatto vedere in stagione non fa presagire una prestazione solida (quindi senza gol al passivo), convincente, all’altezza dello straordinario pubblico che ci sarà. La SPAL, a prescindere dall’allenatore, ha troppi punti deboli e troppa poca personalità per giocarsi la vita (sportiva) in 95 minuti.

L. BISCUOLA
Perché crederci: È un po’ come leggere l’oroscopo: non ci credi, ma se dice bene speri sempre che in qualche modo ci prenda.

Perché no: Giocare in casa potrebbe e dovrebbe essere un vantaggio, ma la prestazione indecente di un gruppo terrorizzato di giocare al campo sportivo di Solbiate Arno non lascia ben sperare per una partita da vita o morte (calcistica) davanti agli occhi di migliaia di persone al Mazza.

E. BARONI
Perché crederci: La speranza per la SPAL continua a essere legata al vantaggio in classifica per cui un pareggio complessivo varrebbe la salvezza e al fatto che probabilmente il Milan Futuro potrebbe anche disunirsi se messo sotto in qualche modo. 

Perché no: Troppa pressione da tutti i fronti per un gruppo incapace di imporre la propria identità. Una bolgia che vedrà ancora una volta lo scontro tra tifosi e Tacopina, il peso di dover salvare il futuro della società e un avversario che ti ha battuto tre volte in stagione, che ha il vantaggio del risultato e che è più forte nei singoli.

foto Roberto Manderioli

R. CONDARCURI
Perché crederci: Gli unici fattori che possono salvare la SPAL sono una presa di coscienza, estremamente tardiva, da parte dei giocatori, e la spinta dello stadio. Le due cose vanno di pari passo: se la squadra sarà in grado di rendersi conto di cosa si sta giocando, e soprattutto di tirare fuori il carattere quasi mai visto in tutta la stagione, allora c’è speranza. La spinta dello stadio arriverà a prescindere, ma è logico aspettarsi che non sarà incondizionata: se la squadra lotterà (e di conseguenza segnerà), l’ambiente farà la sua parte e il Milan potrebbe risentirne, ma se si replicherà la vergogna vista a Solbiate si ritorcerà tutto contro alla SPAL.

Perché no: Perché la squadra non ha nulla se non la maglia che porta. Non ha certezze tattiche, non ha qualità superiori agli avversari, e in tutto ciò non ha nemmeno la famosa grinta da serie C tanto predicata da Di Carlo lo scorso anno o da Dossena e Baldini in questi mesi. È una squadra che ha paura di giocare e si è visto all’andata: il rischio è che il tifo del Mazza metta sotto ulteriore pressione un gruppo di giocatori senza personalità che non è in grado nemmeno di farsi trascinare dal suo pubblico.

P. MATARAZZO
Perché crederci: Si parla spesso del gruppo e del valore di una squadra. Questa volta tocca partire dall’ABC. Ci vuole prima di tutto un po’ di orgoglio da parte dei singoli giocatori. Poi che uno abbia i piedi quadrati o che non sappia che fare in mezzo al campo è un altro discorso. Evitare di fare una magra figura davanti ad un pubblico come quello di Ferrara dovrebbe essere il minimo sindacale per un giocatore professionista, a prescindere dal suo valore.

Perché no: La squadra non sembra avere gli strumenti individuali e collettivi per crederci. È stata imbarazzante nella gara di andata e ora con le spalle al muro non si vede come possa questa squadra nascondere tutte le fragilità, se non attingendo dalla buona sorte.

foto Roberto Manderioli

F. MATTIOLI
Perché crederci: La speranza è davvero l’ultima a morire. Anche se è poca, magari finalmente uno scatto d’orgoglio il gruppo lo riesce a fare. Forse il non avere niente da perdere, il non aver più il doppio risultato a disposizione e essere quindi obbligati a vincere può rappresentare la scintilla giusta.

Perché no: La prestazione di sabato scorso è stata aberrante e da far cadere le braccia. Il gruppo si è dimostrato ancora una volta non all’altezza: caratterialmente, tecnicamente, fisicamente. Poi, il Milan ha nettamente più gamba e giocare davanti ad una curva Ovest da tutto esaurito non è detto che sia un punto a favore considerando la fibra di chi veste il biancazzurro.

G.R. LUPI
Perché crederci: La disperazione di dover vincere a tutti i costi porterà a giocare in attacco. Sotto la Ovest l’esperienza e la qualità individuale di Antenucci potrebbero fare la differenza se arriva un numero elevato di palloni al numero 7.

Perché no: Perché psicologicamente la squadra sembra al tappeto. Perché è l’ennesima situazione già vista. Perché il clima di avvicinamento alla partita è pesantissimo. Perché la squadra non è riuscita a fare risultato neppure quando c’era nulla da perdere, quindi figuriamoci quando c’è il rischio di dire addio al professionismo. Perché se il Milan segna è finita. Perché non c’è un giocatore in grado di creare scompiglio in attacco o inventarsi la giocata all’improvviso. 

foto Roberto Manderioli

L. ARMARI
Perché crederci: Mancare la vittoria significherebbe provocare un disastro dal quale sarebbe difficile risollevarsi in tempi brevi. Poi ogni tanto serve una botta di fortuna, e se non arriva sabato, quando dovrebbe arrivare? 

Perché no: Mettere da parte il cuore significa ammettere che, per l’intera stagione, la squadra non ha mai dimostrato né la determinazione né il livello tecnico necessari per vincere le partite chiave, e tantomeno ha potuto contare su quel briciolo di fortuna decisivo. Una SPAL carente sia sul piano del gioco sia su quello caratteriale fatica a cambiare marcia, e la gara di andata ne è la triste fotografia.

T. VISSOLI
Perché crederci: Ormai c’è solo una cosa da fare: attaccare e giocarsela, perché il doppio vantaggio è già stato vanificato a Solbiate. Ci deve essere un sussulto d’orgoglio da parte di tutti i giocatori che potranno appoggiarsi nuovamente alla cornice di pubblico meravigliosa del Mazza che, almeno per 90 minuti, sarà un valore aggiunto. Vale anche la pena di sperare che il capitano possa regalare l’ultimo gol e scrivere l’ultima pagina di una carriera straordinaria che merita di terminare con un sospiro di sollievo, non con la caduta tra i dilettanti.

Perché no: Sulla carta tutto sembra andare in direzione del Milan Futuro. A Solbiate Arno si è vista una SPAL remissiva, impaurita e spenta, guidata da un allenatore in confusione che è sembrato aver preparato una partita per il pareggio. I cambi (alcuni dei quali molto discutibili) non hanno dato nulla per provare a cambiare il trend della gara e il fatto che, anche quando la partita si è fatta più maschia, erano sempre i giocatori della SPAL ad avere la peggio.
foto Roberto Manderioli

R. FATTORINI
Perché crederci: Le uniche speranze affondano le radici nell’orgoglio personale di ragazzi che nel futuro potrebbero avere una retrocessione pesantissima sul curriculum. Nessuno vuole scendere, tantomeno in questo modo e davanti ai propri tifosi. Magari elementi esperti e di personalità come Antenucci o Paghera possono influire concretamente sul resto dei giocatori.

Perché no: Il fattore-campo ha smesso di essere tale da tanto tempo e non è un caso che la SPAL abbia fatto meglio fuori casa che al Mazza. La pressione di quasi 10mila persone per la partita della vita potrebbe affossare ulteriormente un gruppo pieno di problemi e che in alcuni casi pare aver già accettato il destino più sfavorevole.

F. BESIO
Perché crederci: In partite del genere si dovrebbe avere la voglia di spaccare il mondo e scendere in campo con determinazione. Sono gli unici ingredienti per ribaltare lo 0-1 di partenza. 
Perché no: I precedenti stagionali parlano chiaro. Oddo probabilmente ha preparato la partita per sfruttare i tanti punti deboli della SPAL. E la presenza di un pubblico d’altra categoria rischia di provocare più ansia che motivazione.

foto Roberto Manderioli


L. TESTONI
Perché crederci: Difficile trovare un’argomentazione che non sia già stata ampiamente sconfessata sul campo. Probabilmente la maniera più semplice e immediata cui appellarsi per dare un po’ di credito alla fazione ottimista degli spallini è insita nella singolarità stessa del match. Se la squadra riversasse nell’ultima partita tutte le risorse, agonistiche e tecniche, a cui non ha attinto finora, allora saremmo di fronte a un 50/50 che solo la fortuna avrà il compito di spingere a favore dei biancazzurri.

Perché no: La parabola discendente delle ultime stagioni è inesorabile e quello della retrocessione sembra l’epilogo più logico per il “progetto” di Tacopina. Qualunque speranza riposta, dal mercato di riparazione all’avvicendamento tecnico, non ha trovato riscontri positivi. Per citare un famoso film francese degli anni Novanta: quella della SPAL è la storia di una società che cade da un palazzo di 50 piani. Mano a mano che cadendo passa da un piano all’altro per farsi coraggio si ripete “fino a qui tutto bene”. Il problema non è la caduta, ma l’atterraggio.
P. AGUIARI
Perché crederci: È veramente difficile immaginare la SPAL retrocessa in serie D sul  campo. La speranza è tutta da riporre nella discontinuità di questa squadra, cioè nella consapevolezza che potremmo vedere la stessa squadra della partita d’andata, ma anche quella della gara casalinga con il Gubbio. Con le spalle al muro giocherà un ruolo anche l’orgoglio dei giocatori e la spinta della Ovest.

Perché no: Tutto quello scritto sopra, ma con l’esito contrario. Se non si è riusciti a reggere la pressione dei vari ultimi treni passati davanti agli occhi nel corso del campionato, come si può pensare di farcela all’ultima partita stagionale, dal peso specifico titanico?

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F. RUIBA
Perché crederci: Sembra assurdo che una squadra che fino a pochi anni fa era in serie A adesso possa fare questa fine: Ferrara e la SPAL meritano di più e anche se è difficile da credere i giocatori devono fare la prestazione perfetta e difendere la categoria.

Perché no: Le premesse della partita d’andata sembravano quelle giuste. Tutti disponibili, morale alto, preparazione meticolosa. Invece sul campo si è visto qualcosa di sconcertante in termini di linguaggio del corpo. Che la SPAL possa giocare senza paura con la posta che c’è in gioco è abbastanza improbabile. In più gli avversari hanno la maglia del Milan: significa che gli episodi dubbi non andranno mai a favore.

T. SCHWOCH
Perché crederci: Il ritorno in casa potrebbe spostare molto, soprattutto se si penserà solo a tifare per 90 minuti senza arrabbiarsi al primo passaggio sbagliato. Gli avversari sono un gruppo formato perlopiù da ventenni che non sono abituati a gestire un certo tipo di pressione. Se non ci crede la SPAL – che l’esperienza ce l’ha – chi dovrebbe farlo?

Perché no: La squadra vista a Solbiate sembrava quasi allo sbando nonostante il finale di campionato lievemente incoraggiante. Difficile capire se saprà offrire qualcosa di (molto) diverso o se si incarterà ancora di più a causa dell’immensa pressione richiesta dalla vittoria.

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