Mentre nasce una nuova SPAL (chiamata Ars et Labor Ferrara) quella vecchia inizia a fare concretamente i conti con le conseguenze legali della mancata iscrizione in serie C. Oggi la SPAL srl di Joe Tacopina è giuridicamente operativa, ma spogliata di un qualunque scopo, gravata da enormi debiti e privata dalle concessioni dello stadio Paolo Mazza e del centro sportivo G.B. Fabbri.

Dopo lunghi tentennamenti 37 dipendenti della società hanno presentato altrettante istanze di liquidazione giudiziale (fino al 2019 definito “fallimento”) al tribunale di Ferrara, con la consulenza degli avvocati Massimo Sgarbi e Matteo Pancaldi, allo scopo per ottenere il riconoscimento delle mensilità arretrate. I lavoratori attendono infatti ancora il pagamento degli stipendi di maggio e giugno, mentre cresce inesorabilmente il timore che anche quello di luglio non venga corrisposto. Le buste paga fino al mese di maggio sono state recapitate al solo scopo di avere continuità nella contabilità, ma nemmeno un euro è stato erogato a chi doveva riceverlo. La stima delle mensilità arretrate per il solo mese di maggio ammonta a circa 60 mila euro, una cifra ben superiore alla soglia stabilita dalla legge per l’avvio di una procedura di liquidazione (30 mila). Con l’apertura dell’iter, altri creditori potrebbero avanzare pretese, aggravando ulteriormente il passivo. La procedura potrebbe avviarsi già ad agosto, con il giudice che potrebbe fissare l’udienza per la verifica dei presupposti entro poche settimane.

Proprio da queste istanze è bene partire per analizzare i tre possibili scenari che potrebbero manifestarsi nel momento in cui prenderà espressamente il via tutto l’iter giudiziale.

SCENARI DI ADEMPIMENTO (PAGAMENTO INTEGRALE, PARZIALE o GRADUALE): 
Nel comunicato stampa uscito poche ore dopo aver mancato gli adempimenti finanziari necessari a completare la domanda di iscrizione al campionato di serie C 2025/26, Joe Tacopina e Marcello Follano avevano ribadito la volontà di proseguire la propria attività societaria tra i dilettanti addirittura valutando l’opzione di disputare una categoria inferiore. Scenario stridente con l’articolo 52 comma 10 delle NOIF – di cui abbiamo parlato in un pezzo a parte –  ma anche impraticabile con l’acquisto di un titolo sportivo da una società di serie D obbligatoriamente esterna al territorio ferrarese (proprio perché non esistente), in quanto la LND limita fortemente tali operazioni per evitare fusione fittizie o compravendita di titoli. Non è un caso che anche un eventuale operazione di fusione con l’Imolese – che non avrebbe comunque coinvolto i due imprenditori americani – ha trovato delle smentite da parte del presidente del club rossoblù Sandro di Benedetto nel momento in cui il bando era ancora aperto.

Per realizzare il progetto di ripartenza i due non avrebbero altra soluzione che quella di saldare integralmente (scenario a questo punto da scartare per ovvie ragioni) il debito sul fronte sportivo per poi tentare di erodere anche quello relativo agli creditori. Una massa che si aggirerebbe sui 6 milioni di euro complessivi.

1. CONCORDATO PREVENTIVO
Una procedura concorsuale che permetterebbe alla SPAL srl di sopravvivere è il c.d. concordato preventivo attraverso il quale una società in crisi può tentare di risanare la propria situazione finanziaria evitando la liquidazione giudiziale mediante un piano di ristrutturazione del debito da sottoporre ai creditori e all’omologazione del tribunale. Ergo, in questo caso, la società SPAL (debitore) potrebbe accordarsi con i propri dipendenti e tutte le persone fisiche e giuridiche che avanzano pretese di tipo economico-finanziario nei suoi confronti, per poter preservare i propri titoli e il proprio marchio. In caso di mancato rispetto di tale piano si aprirebbero le porte della liquidazione vera e propria. Ovviamente l’ipotesi del concordato risulta estremamente complicata per una mera questione economica, visto che appare improbabile credere in un progetto finanziariamente stabile. Da secondo perché la costituzione della nuova società scelta dall’amministrazione comunale tramite bando pubblico è ormai pronta a partire e, da terzo ovviamente perché potrebbe ripartire solo dalla Terza Categoria senza le strutture dello stadio e del centro sportivo e con annesso astio di gran parte del territorio. A tutto questo vanno aggiunte anche una serie di motivazioni giuridiche che rendono il quadro ancora più complesso:

  • Innanzitutto perché il patrimonio è spesso intangibile, difficile da valorizzare per un piano di ristrutturazione credibile e per questo il tribunale non omologa il piano se il passivo è sproporzionato.
  • I debiti fiscali e previdenziali non sono facilmente tagliabili o posticipabili, se non con piani molto rigidi. Quindi la FIGC può comunque negare l’iscrizione, anche se il piano è stato ammesso dal tribunale, se non vengono coperti per intero i debiti sportivi e fiscali. 
  • Il concordato richiede tra i due e i quattro mesi per la realizzazione mentre i termini per l’iscrizione ai campionati FIGC sono rigidissimi e non è possibile “sospendere” i requisiti in attesa dell’omologa.
  • La FIGC impone il pagamento integrale di stipendi e contributi fino al 30 giugno per ottenere l’iscrizione. Il concordato non può facilmente “tagliare” o rimandare questi debiti, senza compromettere l’iscrizione.
  • La società in procedura concorsuale non ha accesso al credito.

Non è un caso che oltre al già citato caso della Reggina nel 2023, anche il Parma nel 2015 e il Latina nel 2017 avevano presentato piani di concordato che si sono rivelati insostenibili, portando ad un successivo fallimento della società. 

2. LIQUIDAZIONE GIUDIZIALE
La liquidazione giudiziale è una procedura che ha lo scopo di accertare lo stato di insolvenza (incapacità di far fronte alle obbligazioni) di un’impresa e di liquidarne il patrimonio per distribuire il ricavato tra i creditori, secondo un ordine stabilito dalla legge, e sotto il controllo del tribunale. Può essere aperta entro 1 anno dalla cessazione dell’attività del debitore, se l’insolvenza si è manifestata anteriormente alla medesima o entro l’anno successivo. Una volta che le istanze saranno accolte e la società non sarà in grado di saldare in concreto le spettanze, sarà nominato un curatore che dovrà censire i beni di proprietà della società, per poi provvedere a saldare i creditori. In concreto dopo aver redatto un inventario dei beni mobili, immobili e dei crediti che la società detiene (compresi quelli in ambito sportivo), il curatore provvederà a riscuotere gli eventuali crediti attivi verso sponsor, federazioni e successivamente metterà all’asta i beni della società (marchio, logo, trofei, immobili, attrezzature). Predisposto lo stato passivo da sottoporre al giudice delegato e raccolte le somme dalla liquidazione, le distribuisce secondo le regole delle classi di prelazione.

Tradotto in tempistiche, entro e non oltre 45 giorni dal deposito del ricorso il tribunale deve fissare l’udienza e convocare le parti. Tra la data della notifica del ricorso e quella dell’udienza deve intercorrere un termine non inferiore a 15 giorni (che può essere abbreviata dal presidente del tribunale o dal giudice relatore in caso di particolari ragioni di urgenza). Aperta la procedura con una sentenza, il tribunale stabilirà il luogo, il giorno e l’ora dell’udienza in cui si procederà all’esame dello stato passivo, entro il termine perentorio di 120 giorni-150 giorni (in caso di particolare complessità della procedura) e nominerà un curatore fallimentare. Tale curatore redigerà l’inventario, una relazione iniziale entro circa 60 giorni e provvederà alla liquidazione dell’attivo in un procedimento che può durare anche anni. Per gli standard italiani prima che il curatore presenti il rendiconto finale e il giudice pronunci il decreto di chiusura si parla infatti di un processo con durata media tra i 3 e i 6 anni.

Il curatore avrebbe potuto anche ricoprire un ruolo importante per la formazione della nuova società (“Phoenix Club”) attraverso una prassi consolidata nella giurisprudenza che gli permetterebbe di agevolare la vendita del marchio a un soggetto legato alla città o alla tifoseria, se conforme agli interessi del fallimento. Quindi anche se in concreto non è suo compito formare direttamente la nuova società (che non acquisisce la situazione debitoria della società fallita), il curatore può tenere contatti con FIGC, Lega di riferimento e Comune, per facilitare il percorso della nuova società nel sistema sportivo.

Per questo il marchio potrebbe quindi essere anche acquistato dal Comune divenendo un bene definitivamente legato alla città di Ferrara. Per valutare l’intero quadro complessivo è necessario considerare che il curatore potrebbe agire anche mediante la cessione dell’intero ramo d’azienda (e non solo il marchio o il titolo sportivo) così come avvenuto dopo il secondo fallimento della Triestina nel 2016. In sostanza per preservare il valore economico dell’attività anche dopo il fallimento e favorire la continuità produttiva e occupazionale, il curatore potrebbe cedere mediante asta o negoziazione diretta l’insieme di beni, rapporti contrattuali, dipendenti, debiti (ramo d’azienda) ad un terzo – che può essere anche la nuova società di Molinari – sempre con l’obiettivo di massimizzare il ricavato. Suggestione anche in questo caso difficilmente percorribile visto che la Triestina utilizzò questa soluzione proprio perché si crearono le condizioni per il ripescaggio in serie C (scenario irrealizzabile invece per la SPAL che dovrebbe ripartire da un soggetto che si faccia carico di un impegno finanziario esorbitante, partendo dall’Eccellenza).

Aprendo invece il capitolo delle responsabilità, è bene evidenziare che il club biancazzurro di Tacopina è un SRL (società a responsabilità limitata) e questo implica che il presidente e gli eventuali soci come Marcello Follano non risponderanno personalmente con il proprio patrimonio, salvo abbiano prestato fideiussioni personali. Lo stesso vale per gli amministratori che risponderanno solo in caso di gravi irregolarità, nonostante possano subire importanti sanzioni personali anche in ambito sportivo (inibizioni, radiazioni).

 

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