La vecchia SPAL srl inizia a dissolversi pezzo dopo pezzo e uno dei passaggi più emblematici di questo inevitabile processo è stata la riapertura eccezionale dello SPAL Store di via Mazzini, nel cuore del centro storico. Venerdì 19 settembre il negozio è tornato ad avere clienti dopo mesi di porte chiuse per la prima di due giornate di liquidazione del magazzino a prezzi stracciati. Un’iniziativa voluta dal curatore fallimentare Aristide Pincelli per raccogliere risorse da destinare ai tanti creditori della società di Joe Tacopina e Marcello Follano.
Venerdì non si è respirata solo aria di saldi, ma anche di addio. Fin dalle prime ore del mattino si è formata una piccola folla davanti al negozio: l’ingresso è stato regolato con attenzione, visto si poteva accedere solo con biglietto ritirato all’apertura, oppure prenotandosi online o telefonicamente a partire da mercoledì mattina. Proprio sul fronte delle prenotazioni telefoniche, i dipendenti raccontano di aver vissuto ore convulse: “I telefono erano incandescenti”, hanno detto, travolti da chiamate continue da parte di tifosi, collezionisti e semplici curiosi. Ogni cliente aveva la possibilità di acquistare fino a un massimo di 30 pezzi, e nel giro di un’ora gran parte del materiale più desiderato è andato via: maglie da gioco biancazzurre, felpe d’allenamento, divise dei portieri, il terzo completo violetto della passata stagione e, soprattutto, la seconda maglia grigio-nera firmata SLAM Jam – una collaborazione dallo stile streetwear che ha attirato l’interesse anche al di fuori della cerchia degli appassionati spallini.
Già alle 10 del mattino le prime tre ondate di clienti (per un totale di sessanta persone, di cui venti all’ora) avevano svuotato tutte le taglie M e L dei prodotti più richiesti. A chi arrivava dopo restavano taglie S, XL, XXL o qualche oggetto da scaffale – gagliardetti, cappellini, portafogli, sciarpe, calzettoni, tazze, bandiere – e materiale tecnico marchiato Macron. Alcuni si sono messi a cercare direttamente negli scatoloni nella speranza di trovare qualcosa rimasto ignorato. Da segnalare che non era possibile effettuare stampe personalizzate sulle divise. Ma non tutti sono venuti per comprare: alcuni si sono presentati solo per dire addio a un luogo simbolico, uno spazio che per anni ha rappresentato molto più di un punto vendita, un presidio che nel centro storico per anni era mancato prima che la proprietà-Colombarini inaugurasse il vecchio spazio di via Voltapaletto (oggi tristemente sfitto). Qualcuno ha scattato una foto alla vetrina, qualcuno ha chiacchierato con i dipendenti, altri sono entrati solo per salutare. Perché da sabato pomeriggio anche gli ultimi arredi dello store – manichini, stampanti, computer – saranno messi all’asta e lo spazio chiuderà per sempre.