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La girandola di panchine che ha coinvolto l’intero settore giovanile spallino ha visto Matteo Rossi approdare in U16 e Matteo Barella prendere il suo posto nell’U15.  Il tecnico viene da Padova dove la scorsa stagione ha allenato la Berretti. In questa nuova avventura ferrarese sarà accompagnato da Massimo Crivellaro (Vice Allenatore) e Andrea Brunello (preparatore dei portieri).

Mister, per noi e per i tifosi è un volto nuovo. Ci racconta un po’ il suo percorso?
“Ho speso la mia vita giocando a calcio. Ho giocato in Serie C e in tutte le categorie minori per poi sviluppare il mio percorso da allenatore a Padova, dove ho trascorso gli ultimi cinque anni allenando tutte le formazioni giovanili fino alla Berretti. Già un paio di anni fa fui vicino alla SPAL, Ludergnani mi cercò ma non ero nelle condizioni di poter lasciare Padova. Ora c’è stata nuovamente questa opportunità e ho accettato”.

Spesso con l’U15 arrivano ragazzi che per la prima volta affrontano un campionato nazionale. Che gruppo ha trovato?
“I ragazzi dovranno ben calarsi nella parte e cercare di recuperare quanto prima la mancanza d’abitudine ad affrontare squadre importanti come Inter, Milan, Atalanta e tutte le altre. Il gruppo è buono, conoscevo già qualche ragazzo avendolo affrontato negli anni scorsi e poi ci sono i nuovi arrivati che si stanno ben integrando nella squadra. C’è da lavorare sodo e lo stiamo facendo”.

Mister, volendola inquadrare tatticamente quali schemi di gioco predilige?
“Personalmente non sono uno attaccato ai numeri, per me la differenza non lo fa il 3-5-2 o il 4-3-3 bensì l’atteggiamento. Bisogna saper utilizzare un po’ tutti i moduli. I ragazzi inizieranno a giocare anche per i tre punti, è importante che lo facciano. Ma è ancora più importante che i ragazzi capiscano di dover fare sempre la prestazione al di là del risultato. Del resto rappresentiamo una squadra di Serie A ed giusto dare peso alla prestazione”.

Il fatto che la valutazione dei settori giovanili sia legata anche alla posizione in classifica nei campionati nazionali influenza il vostro lavoro?
“Chiudere in una buona posizione in classifica, anche con le formazioni più giovani, da la possibilità – in un secondo momento – di lavorare bene sul mercato alla società. Quindi la classifica non va trascurata anche se per me non è la cosa più importante. Del resto il calciomercato esiste per tutti, anche per il settore giovanile. Quindi avere il giusto appeal permette alla società e ai dirigenti di operare al meglio, così come succede oggi per l’Atalanta che spesso riesce a passare davanti agli squadroni”.

Con la SPAL in Serie A pensa che anche i più giovani possano essere oggetti di attenzioni un po’ troppo pressanti da parte di procuratori e altre figure di questo genere? E le famiglie possono aggiungere ulteriori pressioni?
“Per quanto riguarda i genitori non credo, spesso è proprio grazie a loro se i ragazzi riescono a giocare a calcio e a rispettare tutti gli altri impegni come quello scolastico. Per quanto riguarda i procuratori il problema non è l’approdo della SPAL in Serie A, piuttosto tutto il contesto dei settori giovanili. Oggi tutti sono alla continua ricerca di potenziali campioni da gestire e poi vendere a qualche società. Può capitare che in alcuni casi queste figure non facciano il bene del ragazzo”.



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