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La lotta per la salvezza imperversa e le dirette concorrenti per la permanenza in Serie A – Crotone e Verona – si sono riavvicinate pericolosamente grazie ai successi dell’ultimo turno di campionato. Per questo la SPAL va all’Artemio Franchi di Firenze alla ricerca di punti preziosi. Tornare a Ferrara con dei punti richiederà una grande prestazione, perché la Fiorentina vola ad ali spiegate: da fine febbraio ad oggi ha vinto sei partite consecutive subendo una sola rete. Numeri che non si vedevano addirittura dal 1960. L’Europa League pare alla portata, che sia diventato all’improvviso l’obiettivo stagionale? Per scoprirlo, e in generale per farci un’idea dello stato psico-fisico della squadra allenata da Stefano Pioli, abbiamo interpellato Alessio Crociani, giornalista di Violanews.com e di Radioblu.

Alessio, dopo la tragedia che ha riguardato Astori, la Fiorentina ha cambiato marcia. Prova a raccontarci, con tutto il rispetto possibile, quei frangenti.
“È stato un mese complicato, soprattutto ad inizio marzo. La scomparsa di Davide è stata proprio una brutta botta, terribilmente dura. In particolar modo per i calciatori e per i famigliari. Il loro dolore lo posso solamente immaginare, moltiplicando per dieci quello che abbiamo provato noi addetti ai lavori che abbiamo avuto modo di conoscere Astori in maniera superficiale, solo dal punto di vista calcistico e poco da quello umano. Personalmente parlando, io sono dovuto andare in diretta in radio poche ore dopo la notizia del decesso e la prima cosa che ho fatto dopo avere acceso il microfono è stata piangere. Non mi è venuto da fare altro. Nient’altro. A livello emotivo è stata una cosa enorme”.

Ma Firenze e il popolo viola hanno risposto alla grande.
“Sì. In città si viveva un’atmosfera surreale ed incredibile. Tutti gli appassionati non hanno fatto mai mancare il loro sostegno, in nessuna circostanza: da quando si è sparsa la notizia, passando per la camera ardente fino alla celebrazione del funerale. Firenze si è dimostrata presente, calorosa: il popolo nel limite umanamente possibile è stato davvero molto vicino alla famiglia. Il cui dolore però non si può assolutamente attenuare”.

E anche dal punto di vista sportivo c’è stata una potente reazione.
“Sì, la Fiorentina ha fatto un qualcosa che sinceramente in pochi si aspettavano. Perché nessuno si sarebbe mai sognato di dire qualcosa alla squadra di Pioli se fosse crollata. Invece sono riusciti ad inanellare una serie di vittorie consecutive che nessuno avrebbe mai potuto immaginare, neanche il più ottimista: nonostante tutto il valore della rosa non vada oltre il nono o decimo posto in classifica. Intendiamoci: quanto fatto dalla Fiorentina è stato riportato anche dal Guardian, giusto per far capire la portata della cosa. È una bella favola cominciata da una tragedia, che evidentemente ha contribuito a dare ai giocatori, a cui va un grandissimo applauso a prescindere dall’epilogo della stagione, energie positive”.

A questo punto, visto il rendimento, vista la posizione in classifica, centrare la qualificazione in Europa League è un obiettivo concreto?
“Non lo so, ma è un obiettivo quantomeno possibile. D’altronde classifiche alla mano la Fiorentina è settima. Quindi, insomma, è lì, in gioco. Però credo che iniziare a parlare di traguardi da raggiungere sia un grosso errore: questa squadra sta dando il meglio di sé ultimamente perché non ha obblighi. Ovvio che i risultati positivi hanno sbloccato la testa di diversi giocatori, tuttavia sono convinto che tutti giochino per onorare al meglio la memoria del loro compagno scomparso e non per l’Europa. Che, ripeto, a questo punto è assolutamente alla portata”.

Chi secondo te ha cambiato passo?
“Un nome su tutti: Saponara. Calciatore irriconoscibile rispetto al suo primo anno e mezzo a Firenze. Da quando è stato comprato dall’Empoli – per una cifra che si aggira attorno ai nove milioni di euro – non ha mai inciso e molti l’avevano già etichettato come bidone. La scomparsa di Davide, a cui era molto legato, come ha dichiarato lui stesso in una recente intervista rilasciata a Sportweek l’ha cambiato, soprattutto a livello psicologico, perché l’ha messo ad un bivio: o trasformare la tragedia in un punto di svolta oppure considerarla come una sorta di mazzata finale alla propria carriera. Per fortuna ha prevalso la prima ipotesi. Poi ci sono altri giocatori: Biraghi, che è migliorato tanto da inizio campionato anche se ha ancora tanti limiti, Vitor Hugo, che dopo l’esordio disastroso contro l’Inter era stato messo nel dimenticatoio salvo poi riscoprirsi una degnissima alternativa ad Astori come centrale difensivo. Tanti piccoli grandi casi insomma: chi più chi meno è riuscito a far cambiare l’inerzia della propria stagione”.

A proposito di uomini: quale pensi che sia l’undici anti-SPAL?
“Bella domanda. Di sicuro torna Federico Chiesa, assente a Roma per squalifica. Badelj non riesce a recuperare, anzi non è escluso che abbia già finito il campionato perché ne ha ancora per un paio di settimane, minimo. Théréau invece è tornato in gruppo in questi giorni quindi presumo sia a disposizione. Ma non penso che Pioli stravolga l’assetto tattico delle ultime gara. Allora solito 4-3-1-2: Sportiello tra i pali; davanti a lui uno tra Laurini e Milenković, Pezzella, Vitor Hugo e Biraghi; cintura di centrocampo composta da Dabo, Benassi e Veretout; sulla trequarti Saponara, dietro alle due punte Chiesa e Simeone. Il ballottaggio per una maglia da titolare come terzino destro è serrato perché Pioli di solito sceglie in base all’avversario: se l’ala da marcare è brevilinea probabile la spunti il francese”.

Fiorentina e SPAL forse sono tra le squadre più in forma della Serie A. Che partita ti aspetti?
“Non bella perché entrambe le squadre si giocano qualcosa di importante e in questo periodo hanno trovato una solidità difensiva importante. Inoltre, tutti e due gli allenatori non fanno del calcio champagne il loro credo ma approcciano le gare in maniera pragmatica: pensano prima a non prenderle. Mi aspetto una partita contratta. Alla luce del momento di forma della Fiorentina non penso proprio che la SPAL venga all’arrembaggio al ‘Franchi’, ma anche gli estensi sono in salute e in fiducia quindi lo stesso discorso vale per i gigliati, che non possono permettersi di andare allo sbaraglio ma dovranno attaccare con intelligenza”.

Come possono fare i biancazzurri ad impensierire i viola?
“La Fiorentina va in difficoltà quando viene attaccata sulla fascia destra. Biraghi soffre quando dalla sua parte ci sono due esterni che si sovrappongono in continuazione. Di Francesco ha provato a sfruttare questo punto debole della retroguardia viola schierando sia Bruno Peres che Florenzi, poi però è stato sfortunato: la vittoria della Fiorentina a Roma è arrivata più che altro grazie a tanta fortuna”.

Semplici torna nella sua città e non ha mai nascosto di essere un tifoso della Fiorentina. In futuro potrebbe diventare un profilo giusto per la panchina?
“Partiamo da un presupposto: i fiorentini sono molto attaccati alla propria terra, alle proprie origini e alla propria squadra, forse un filino troppo e rischiano di diventare stucchevoli. Quindi la prospettiva di vedere non solo un toscano, ma un fiorentino doc sulla panchina della viola – per giunta tifoso – è a dir poco allettante. Sia per i tifosi che per la stampa, finalmente si realizzerebbe un sogno: conferenze stampa in dialetto. Ma a parte gli scherzi credo che la Fiorentina continuerà a puntare su Pioli, com’è giusto che sia. Perché sta facendo bene e perché Semplici ha una filosofia di calcio molto simile e non rappresenterebbe un cambiamento netto”.



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