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Che Daniele Casadei fosse un tipo che non si arrende facilmente s’era capito da tempo. E di certo i tifosi della Mobyt saranno felici di sapere che il giocatore romagnolo è tornato a correre a soli due mesi e mezzo dall’operazione di ricostruzione del legamento crociato del ginocchio. Un gran bel traguardo, che ovviamente non prelude a un immediato ritorno, ma che lascia ben sperare in un ritorno in tempi inferiori a quelli stimati. Abbiamo sfruttato l’occasione per incontrare “Casa” e fare il punto sulla sua situazione e quella della squadra.  

Daniele, innanzitutto come stai? Quando pensi potremo rivederti ancora sul parquet?
“In questo momento sono molto stanco (ride – ndr.)… No, a parte gli scherzi, sto bene, anche perché tornare a correre a due mesi e mezzo dall’operazione è un ottimo traguardo. È un traguardo più psicologico che fisico, perché cominciare a correre sulle proprie gambe e tornare a sentire il parquet sotto i piedi è una sensazione bellissima che infonde anche ottimismo nella tua testa. Adesso si può cominciare a lavorare più intensamente, sotto il punto di vista dei pesi, dei carichi di lavoro e della palestra, non più solo fisioterapia e piscina come fino a qualche tempo fa. La tabella di marcia sta venendo rispettata nel migliore dei modi e spero di ritornare in campo per i playoff. Recuperare appieno in quattro mesi e mezzo, con i miei 33 anni e con il tipo di infortunio che ho avuto, sarebbe un mezzo miracolo. Se riuscirò ad essere in campo per la fine della regular season, però, di certo non sarò al top della condizione, ma spero comunque di riuscire a dare una mano alla squadra con tutte le mie forze”.

In tutte le partite ti vediamo a bordo campo, intento a incitare i tuoi compagni e dar loro consigli. Quindi che ne pensi della partita di domenica scorsa? Com’era il clima in spogliatoio a fine gara?
“Ah guarda, bellissimo (ride – ndr)! È chiaro che quando perdi, sei arrabbiato; quando perdi in casa, sei ancora più arrabbiato; quando perdi in casa, in quella maniera sei a dir poco furioso, non ci si può girare tanto attorno. Sappiamo quali sono le nostre responsabilità, sappiamo che noi non siamo così brutti come si è visto in quella partita. Come ha detto il coach, e come ci siamo continuamente ripetuti in questi giorni, siamo convinti che sia solo un fattore mentale: dobbiamo recuperare quella fiducia e quella tranquillità che avevamo nel recente passato e che adesso non abbiamo più. Tutto questo ci porta a giocare senza quella leggerezza d’animo, non riuscendo a trovare soluzioni facili dalla troppa pressione che ci siamo messi addosso”.

C’è poi un aspetto tattico che è venuto a mancare con il tuo infortunio e poi con quello di Flamini.
“È vero, non c’è più quello che il coach chiama il secondo playmaker in campo e che a lui piace davvero tanto. Infatti in quasi tutte le squadre che ha allenato, presentava questa soluzione. Anche lui deve quindi trovare nuove idee a cui la squadra dovrà adattarsi. Tuttavia, se ci pensiamo bene, il momento no che stiamo vivendo non è avvenuto in concomitanza con i nostri infortuni e questo è un bene, perché vuol dire che la squadra si è unita e ha reagito. Così come dovremmo fare per uscire da questa situazione in cui i risultati non stanno arrivando. Allo stesso tempo vuol dire che il gruppo c’è ed è bravo a reagire, ora resta solo adattarsi a questo nuovo assetto tattico e tecnici e ritrovare quello smalto e quegli equilibri, che sembrano andati un po’ persi”.

Qual è il modo migliore per uscire da questo brutto periodo?
“La regola di base è il lavoro, che paga sempre. La squadra si sta allenando molto bene, con energia e professionalità. L’unica è sperare che i risultati tornino a darci ragione, coronando tutto ciò che si fa in palestra durante la settimana. Questa è l’unica medicina che ho conosciuto in quindici anni di carriera… spero che funzioni perché è davvero l’unica”.

Vista appunto la tua grande esperienza, secondo te questa squadra ha le caratteristiche per riuscire a giocare i playoff nel migliore dei modi?
“Sicuramente sì. Forse non eravamo così bravi come nel periodo d’oro delle sette vittorie consecutive, forse eravamo oltre le aspettative prima, forse ora siamo sotto le aspettative. Forse siamo questa squadra, forse eravamo quella di prima: non è importante. Io ritengo che questa squadra abbia le qualità tecniche e morali per giocarsela benissimo fino alla fine della regular season, di conquistare un buon posto ai playoff, per questo la partita di domenica sarà fondamentale. Poi i playoff bisognerà giocarseli nel migliore dei modi, questione che rimane sempre un’incognita, ma è questo il bello della pallacanestro”.

Riavvolgiamo il nastro fino alla gara d’andata con Ravenna: che ricordo ne hai?
“Bellissima gara, super ambiente, bellissimo palazzetto, grande coreografia del pubblico, sia locale sia ospite, bellissimo il fatto che fossero due squadre al primato. Grande prova di squadra da parte nostra, grande prestazione di Spizzichini con 20 punti o qualcosa di più, ottima reazione del gruppo dopo il mio infortunio, insomma, una prova perfetta sotto tutti i punti di vista. Ora dobbiamo ripartire da quello; come ho detto prima, siamo la stessa squadra di allora e dobbiamo dimostrarlo”.

Invece, guardando al futuro più prossimo, anche Ravenna ha fatto dei cambiamenti nel roster, acquistando un altro americano (Singletary – ndr.). Secondo te ci saranno differenze rispetto alla gara d’andata?
“Anche loro avranno trovato nuovi equilibri, come si è potuto evincere dopo la grande vittoria di domenica scorsa contro Firenze, importantissima in chiave salvezza per la squadra di coach Giordani. Adesso mirano a qualcosa di più: loro arriveranno qua con la lucidità della neo promossa e con la consapevolezza di aver giocato più di metà campionato con un solo americano e di aver fatto una figura non buona, ma superlativa in questo campionato così equilibrato. Come detto, domenica giocheranno con una grande tranquillità sapendo di potercela fare fino alla fine; starà a noi dimostrare di essere la stessa squadra del girone d’andata e, se erano venti allora (i punti di scarto – ndr), dovranno essere venti anche adesso. Se questo non accadrà e alla fine sarà solo un punto di scarto, beh, mi accontenterò lo stesso (ride)!”.



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