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Era il 17 gennaio di quest’anno (ancora per poco) quando mi lasciai andare a profezie che avrebbero potuto costarmi la reputazione. La SPAL aveva condotto un girone d’andata in media play-out, con all’attivo nove sconfitte, quattro pareggi e la miseria di sei vittorie. Per giunta, aveva perso a Pontedera anche la prima di ritorno, con Leonardo Semplici alla sua terza apparizione in panchina. La piazza era inquieta, percorsa da sentimenti contrastanti e sfinita da quel valzer di speranze e delusioni che sembrava dover durare in eterno. Nulla di buono si presagiva all’orizzonte e manifestare ottimismo, in quelle condizioni, richiedeva una buona dose di incoscienza. E’ vero che il mercato di gennaio era stato movimentato, ma sui nuovi acquisti non ci si sbilanciava più di tanto, in attesa di giudicarli alla prova dei fatti. Insomma, in quel periodo gravava sul popolo biancoazzurro un certo scoramento che poteva anche ritenersi giustificato.

Quel 17 gennaio, tuttavia, alla vigilia di SPAL-Savona, non mi trattenni dal dichiarare quanto segue: “la SPAL si è rifatta il trucco e d’ora in poi al Mazza sarà un’altra storia. Prodezze sul campo e tripudi di folla sugli spalti rinverdiranno le glorie passate. Nuovi eroi verranno alla ribalta e antiche emozioni torneranno a infiammare i cuori biancoazzurri. Domani sarà solo l’inizio e neanche il sole mancherà alla festa, in una giornata che si annuncia particolarmente mite. […] Domani dunque sarà solo l’inizio […] e forse la nostra storia dovrà ricordare quel ‘Zigo-gol’ gridato a gran voce da tutto lo stadio, durante SPAL-Savona del 18 gennaio 2015, come la svolta che porterà ad una nuova età dell’oro”.
Ebbene, amici lettori, il giorno dopo quelle farneticazioni, il nostro Zigo segnò il primo degli undici gol della stagione scorsa e diede il via a un’annata da guinness dei primati, con i play-off mancati per un soffio ed un solido primato in classifica al giro di boa del campionato in corso.

Ora, a distanza di una anno da quel mio azzeccato pronostico, non mi aspetto certo di venir insignito del diploma di mago dalla sfera di cristallo, ma mi preme sottolineare che quelle mie convinzioni poggiavano più sulla ragione che sul cuore. Prima di tutto Leonardo Semplici, il quale – ne ero certo – si sarebbe accorto di avere in rosa un elemento di prima grandezza come Davide Di Quinzio. Se fino a quel momento avevo avuto delle riserve sull’operato di Oscar Brevi, queste non si riferivano tanto al vezzo delle mani in tasca a bordo campo, quanto all’indifferenza verso una pedina che avrebbe potuto imprimere alla manovra spallina il dinamismo che serviva. Romulo Togni aveva sì i piedi buoni, ma giostrava in mezzo al campo in modo lezioso e sterile. Ci voleva uno più veloce, che sapesse proporsi sia come uomo d’ordine che come finalizzatore. E a Semplici bastò la sconfitta di Pontedera e gli allenamenti della settimana successiva per capire che non si poteva prescindere da Davide Di Quinzio. Poi Gianmarco Zigoni, una punta che, oltre a segnare, sa difendere la palla e fraseggiare coi compagni in modo efficace: lo ritenni un ottimo acquisto. E Marcello Cottafava, che conferiva alla difesa una dose di esperienza che, unita alla prestanza fisica, avrebbe reso dura la vita degli attaccanti avversari.

Ma non furono solo considerazioni di ordine tecnico – sulle quali, del resto, non rivendico chissà quali competenze – a farmi pronosticare la svolta esaltante che abbiamo vissuto. Fu soprattutto la dimostrazione di sagacia amministrativa da parte della dirigenza, nell’invogliare nuovi sponsor a partecipare ai costi di gestione. Penso che la tranquillità sulle risorse disponibili sia fondamentale per la realizzazione di qualsiasi obiettivo. Oggi non corriamo più i rischi del passato e i giocatori sono animati da entusiasmo e voglia di vincere. Adesso, alla soglia del nuovo anno, ho come la sensazione che sia iniziata una fase nuova, quella dello sforzo finale per il raggiungimento della serie B, trampolino di lancio per la serie A. Già si discute dello stadio e del suo adeguamento alle necessità di una categoria superiore. Sentendo parlare il presidente Mattioli si capisce che si sta facendo maledettamente sul serio. Non è più tempo di pronostici azzardati, ma di certezze di una società in grado di conseguire qualsiasi traguardo. E’ con questa elettrizzante, e giustificata, ventata di ottimismo, amici lettori, che oggi ci scambiamo gli auguri di un felice anno nuovo, esteso alle nostre famiglie e alla nostra comune famiglia biancazzurra.



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