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Ok, partita sontuosa, a sprazzi ho pure rivisto l’intensità e la voglia dell’esordio con l’Atalanta, saranno i comuni colori, però detto questo, io che odio Pierre De Coubertin quando si parla di SPAL, ho un frullamento testicolare immane. Le partite con gli squadroni (di qualunque colore essi siano), generalmente la sento meno di altre. Per me l’importante è che una delle due squadre abbia le righe strette biancazzurre, dall’altra parte del campo Tuttocuoio o Inter cambia poco. L’arrivo alla Bombonera di Corso Piave, è quello canonico, circa due ore prima dell’inizio della gara, l’afflusso è buono e costante, i “simpatici” tifosi dell’Internazionale si assiepano nello spicchio ospiti (e non solo). I miei eroi entrano in campo sulle potenti note dei Metallica, una figata. Ci si alza e comincia la messa.

I simpatici, di cui sopra ci cantano “serie B, serie B”, nella convinzione di offenderci o di spiattellarci in faccia chissà quale insulto. Poveri, non potranno mai capire cosa significa perdere la voce in cinque categorie differenti, esultare come ossessi per una fucilata di Malaman, un’entrata di Fabbri, un rigore di Albiero, una sforbiciata di Lucidi, un colpo di testa di Cancellato, una finezza di Varricchio, senza scomodare Manfrin, Gibo e Pezzato. Quanto deve essere dura la vita di quelle tifoserie che esultano solo per il risultato, che piangono per una mancata qualificazione, che guardano all’Europa, che sognano il tricolore. Nel limbo di un calcio televisivo, dirette e pop corn, senza mai avere assaggiato il sapore del fango e della polvere. Capiamoli, loro sono tifosi. Noi no, siamo spallini. Comunque, scambio di convenevoli, li sommergiamo con un boato, ricordandogli la loro scarsa simpatia.

Inizia la partita, in campo lo squadrone, prende sempre più piede, sulla fascia l’ala destra fa vedere i sorci di tutti i colori al marcatore di turno, esercita pressione sulla squadra avversaria. E l’Inter si difende. A sprazzi mi pare di vedere il Pisa di Gattuso. Un errore nostro ed il marito di Wanda ci infila. Sì, lo so, non andrò in paradiso, ma almeno sarò in buona compagnia. Felipe il Bello, tra i migliori in campo si procura un rigore sacrosanto, senza ausilio di VAR. Mi strizzo come d’uopo. Il lupo sul dischetto, rincorsa, tiro… fuori. E qui c’è poco da dire, nessun commento, il capitano è umano e può sbagliare, d’altronde non è da questi particolari che si giudica un giocatore. Un giocatore lo vedi dal coraggio dall’altruismo e dalla fantasia (cit.). Sbagliare un rigore è bruttissimo, molto peggio di un autogol. Nella mia scarsissima carriera mi è capitato di tirarne due e di sbagliarli entrambi, nel Torneo di Reno Centese e nella Coppa Don Bosco. La sensazione di freddo ti pervade, ti prende i polpacci e ti morde fino alle spalle, contorcendoti le viscere, ti si tatua addosso.

Secondo tempo, ci siamo ancora, le due squadre si equivalgono, quella delle alte sfere e quella proletaria, sono sullo stesso piano. Esce il capitano, entra Paloschino. Due minuti e la gioia ci fa impazzire, Paloschino la mette. Mi butto a destra (cosa inusuale per me), per evitare di travolgere le ragazzine che ho di fianco, strabizzo la mia gente, sono come sempre attratto dagli occhi e dalle bocche che urlano e sbraitano e producono tonnellate di endorfine terapeutiche. Siamo uno spettacolo. Rimbomba il Mazza, ritorna la bolgia. Dura poco. Altro errore, il marito di Wanda ci punisce. Maremmaimpestataluridafetentefetusaeschifita. Ultima nota, il signore in giallo è stato tra i peggiori in campo, alle fine del secondo tempo, si è girato verso la curva ed ha ammonito pure me, credo per frase ingiuriosa. Per fortuna che non ero diffidato. La passione ci accompagna dagli anni Settanta, noi amiamo la SPAL e non sopportiamo il calcio moderno, noi non tifiamo, noi viviamo. Tutto il resto sono lustrini e paillettes.  Comunque questo rimane un inizio di settimana a turbo-elica. Forza S.P.A.L.



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