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Dall’autogol al gol. Per i critici più accaniti, Mohamed Fares fino a qualche giorno fa era l’acquisto sbagliato che nella scorsa stagione ebbe il merito di pareggiare la partita del Bentegodi, spianando la strada alla rimonta di Antenucci e compagni. Chissà che ora qualcosa non sia cambiato.

Non si può piacere a tutti, ma la sensazione era che finora Momo fosse piaciuto a pochi. Apparentemente fuori ruolo, tendenzialmente scoordinato, spesso disordinato, dotato di un gran fisico e di un’ottima corsa, ma probabilmente ancora troppo acerbo per farla fruttare a dovere. Mancino discreto che sforna tanti cross, per carità, però – per dire – Beghetto era un’altra roba, dicono i tecnici senza patentino. Insomma s’era già perso il conto dei mugugni per uno degli acquisti più onerosi del mercato estivo biancazzurro.

Com’era inevitabile, fin dal suo arrivo Fares ha dovuto fare i conti col pregiudizio. Niente che riguardasse le sue origini o il colore della sua pelle, ma il suo effettivo valore di giocatore. Bistrattato dai tifosi dell’Hellas più di quanto meritasse, si è portato da Verona tutto il carico di scetticismo accumulato alle dipendenze di Fabio Pecchia. Ma la sua giovane età (è un 1996) e la sua versatilità (ha giocato in tre ruoli diversi) lasciava comunque pensare che potesse avere ampi margini di miglioramento. Di sicuro ne era convinta la SPAL, che ha puntato subito forte su di lui al momento di sostituire Mattiello sulla corsia di sinistra.

Il ragazzo si è applicato da subito, ma i risultati sono stati… così così. Il 5,75 che si ricava dalla media di tutte le pagelle stagionali racconta un girone d’andata tra alti e bassi, fatto anche di episodi sfortunati. Metti mai che Meret non faccia quel miracolo al San Paolo o Donnarumma non voli a togliergli il gol a San Siro. Fosse stato così la redenzione sarebbe arrivata almeno con un mesetto d’anticipo. Erano comunque segnali di una crescita progressiva: proprio quello che Semplici e la SPAL si aspettavano dopo aver messo in conto un’inevitabile periodo di rodaggio. Diffidenza e sfiducia di parte del pubblico (e degli addetti ai lavori) non hanno condizionato il mister, che ha sempre scelto Fares a scapito di un Costa legittimamente desideroso di essere messo alla prova. Semplici ha tirato dritto ed è stato ricompensato. A Parma Fares ha dato dimostrazione non solo della sua capacità di interpretare più ruoli (terzino nel 442, esterno nel 352, terzino nel 433), ma anche di non perdersi d’animo dopo aver colpevolmente perso Inglese in occasione del raddoppio dei ducali.

E poi c’è un dettaglio non secondario: se sul lato opposto c’è Lazzari il confronto rischia di essere impietoso. Caratteristiche diverse, certo, ma rendimento nettamente superiore e favore del pubblico garantito anche nelle giornate più buie. Per non parlare dell’esposizione mediatica (e di mercato) seguita alla convocazione in Nazionale. Le convocazioni di Fares con l’Algeria hanno senz’altro fatto meno notizia, anche se il mancino di Aubervilliers è ormai presenza fissa nelle convocazioni del ct Belmadi. Ed è un classe 1996, meglio ricordarlo.

La doppietta di Petagna contro l’Atalanta, i due gol di Kurtic nei derby, la zuccata di Bonifazi contro la Roma… tutte cose che ricorderemo per un bel po’. Ma l’urlo più assordante ce lo ha fatto fare Fares domenica scorsa, quando l’odore del sangue era ormai ad un passo. E’ diventato l’eroe che non ti aspetti e per questo la sua storia è ancora più bella. Altri capitoli sono ancora da scrivere, ma improvvisamente quell’autogol di Verona e il pallone che sparato sulla copertura della Ovest sembrano svanire come ricordi lontani.



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