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Marko Jankovic sembra un tipo di poche parole. Il trequartista montenegrino è stato presentato nel tardo pomeriggio di giovedì al centro “G.B. Fabbri”, alla presenza di patron Simone Colombarini e del ds Davide Vagnati. Parole poche, personalità a prima vista parecchia e forse questo è l’aspetto che più finirà col pesare in maniera decisiva nel suo percorso di ambientamento.

RUOLO E CARATTERISTICHE TECNICHE – “Mi piace giocare da ‘numero 10’, dietro le punte, quindi da trequartista. Oppure da esterno d’attacco a destra, così posso rientrare e calciare in porta di sinistro. Ma sul fronte offensivo posso adattarmi e giocare ovunque, anche da attaccante. Sono mancino, ma uso anche il destro, non mi serve solo per camminare (ride; ndr). Se proprio devo dire a chi mi ispiro per stile di gioco dico Messi, ma per favore non paragonatemi a lui dicendo che dovrei essere il Messi di Montenegro. Come lui ce n’è uno solo, io dovrò fare del mio meglio per farmi un nome”.

IL CAMPIONATO ITALIANO – “Non è necessario che spenda molte parole per descriverlo, perché la Serie A è tra le migliori competizioni nel mondo. Infatti, questo è un passo molto importante per me: vivo questa esperienza come un’opportunità che ho per misurarmi con grandi campioni, basti pensare alla presenza di Ronaldo. In Italia c’è grande qualità, voglio misurarmi in questa realtà”.

I PARERI – “Ho parlato con due ex giocatori della SPAL: Everton Luiz e Vanja Milinkovic-Savic. Entrambi hanno speso belle parole al momento di raccontarmi della squadra e della città. Non è stata una scelta difficile. Per me è un’occasione per migliorare la mia carriera”.

IMPRESSIONI SU COMPAGNI E STAFF TECNICO – “Ho avuto modo di conoscere mister Leonardo Semplici appena arrivato a Ferrara, mi è sembrato di capire che nutre molta fiducia in me, spero di ripagarla. Farò tutto il possibile. Il gruppo è buono, forte ed affiatato. Capisco l’italiano, però non riesco ancora a parlarlo fluentemente: Kurtic mi aiuta nelle traduzioni in questi giorni, ma altri parlano inglese. Conto di potermi esprimere in italiano quando sarà il momento della prossima intervista”.

L’ADATTAMENTO TATTICO – “A dire il vero, dal punto di vista tattico ho lavorato tanto anche al Partizan Belgrado con mister Nikolic, un allenatore si ispira molto ai sistemi e ai metodi del calcio italiano. Qualcosa per me sarà inevitabilmente nuovo e dipenderà dall’allenatore e dalle sue idee. Però sono tranquillo perché sono uno che impara in fretta”.

PARTIZAN BELGRADO – “Capitolo molto importante della mia vita: sono orgoglioso e felice dell’esperienza, sono cresciuto lì, sia calcisticamente parlando sia come uomo. E sono soddisfatto del mio percorso: vestire la maglia numero dieci del Partizan Belgrado non è cosa da tutti, molti calciatori importanti l’hanno indossata prima di me e ha un significato speciale”.

NAZIONALE – “Altro step fondamentale per la mia carriera. Il Montenegro è una buona squadra, con qualità individuali rilevanti, due su tutti: Savic e Jovetic. I nostri percorsi di qualificazione recenti (ad esempio quello a Russia 2018) sono stati spesso contraddistinti da ottime partenze e poi da cali, principalmente a causa di infortuni e squalifiche. Purtroppo se vengono a mancare giocatori di un certo calibro è difficile rimanere competitivi. Non perché io non abbia fiducia nei miei compagni, ma semplicemente perché il Montenegro è una nazione molto piccola. Al completo è difficile batterci e spero che le partite di qualificazione per l’Europeo 2020 possano essere una bella occasione per fare meglio, sia a livello personale, sia di squadra”.



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