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Quattordici anni, un batter di ciglia,
il dolore è un tatuaggio indelebile,
non esiste spugna abrasiva
che lo cancelli.
Mancava poco all’alba,
ma tu non la vedesti,
cinquattasette colpi,
il tuo sangue macchiò le loro belle divise.
Poi il buio.
Omertà, connivenza,
fumo negli occhi,
silenzi complici,
acqua, sui manganelli sporchi.
Sui giornali diventasti,
un effetto collaterale,
ti dipinsero come causa,
della tua stessa morte.
La tua famiglia fu lasciata sola,
il tuo avvocato, i tuoi amici,
marchiati d’infamia,
al vostro fianco,
gli ultras, la parte calda della Ovest.
Passarono i secoli,
il tuo sangue riprese il suo colore,
la sua limpidezza,
per non dimenticare, per non dimenticarti.
Da tanti anni sventoli insieme a noi,
sei con noi, la tua luce, un monito,
mai più nessuno,
a terra sull’asfalto freddo.
I tuoi occhi neri,
brillano d’amore,
il tuo sguardo severo,
da quella bandiera, oggi, sembra sorridere.
Ovunque tu sarai,
un coro sentirai,
e Aldro vive con noi.

Gli strilloni dei giornali a caratteri cubitali, spargevano il pregiudizio in quel settembre del 2005: fatalità, sfortuna, droga. Per giorni, mesi, anni, gli indici puntati dei perbenisti, una battaglia di giustizia e dignità, lasciata sulle spalle di pochi. La tua famiglia, il tuo avvocato, i tuoi amici. E da subito, ragazzi, che spesso sono loro stessi oggetto di pregiudizio, gli ultras della S.P.A.L. ti hanno preso per mano, eleggendoti a simbolo, di una violenza in divisa, di cui non si poteva parlare, simbolo di una luce spenta troppo presto. Silenzio omertoso, di chi avrebbe dovuto proteggerti, troppo dolore per essere spiegato, troppo male per essere contenuto in un aula di tribunale.
Giovani studenti, per le strade. Pezze fatte a mano, per gridare in faccia ad una città ad una comunità, le proprie responsabilità, non si può dimenticare l’orrore, non si può dimenticare l’ingiustizia.

Poi le sentenze, la verità, la forza infinita delle tua famiglia, gli occhi asciutti di tua madre, la voglia di luce di tuo padre, la sete di vita di tuo fratello. La memoria è come un muscolo: va allenata, sempre, per sempre, nessun perdono, va condivisa. Un tassello di una coreografia, nelle mie mani, una briciola in un mare di umanità, legata ad un filo biancoazzurro, nel coraggio di chi mai ha smesso di sventolare la tua bandiera, ancor prima di essere cucita. Grazie, a chi per primo non ha ceduto ai pregiudizi di una sentenza, che volevano fosse scritta da quella notte, grazie a chi ha combattuto nelle aule di tribunale, grazie a chi ha lottato per vivere, grazie a tutti quelli che non hanno mai ceduto al preconcetto, al fango sparso ad arte, su di te, su di noi, sulla parte migliore della mia città. Grazie curva Ovest, per rendermi orgoglioso, ogni domenica, ma oggi di più, di essere parte di qualcosa di più grande, che c’entra poco col calcio, con la partita. E’ spiegabile solo a chi stravede, per quelle righe sottili, eleganti, che da sempre rappresentano una fantastica anomalia. Il tuo ricordo, il tuo viso, il tuo nome fanno politica in senso alto, non partitico. Gestione della vita pubblica, perché tutti noi siamo genitori, fratelli e amici di Federico Aldrovandi, che giacque esanime, in un’alba tragica, perché incontrò due pattuglie della polizia, nei pressi dell’ippodromo.

Ah, si ieri sera c’è stata la partita, ma era in secondo piano, prima c’è stata la grande bellezza, la poesia, l’arte, la gioia di chi non commemora, ma di chi ricorda e mantiene vivo un ideale, per le future generazioni, per i proprio figli, per un mondo diverso. Avrei pure io un appunto per il Direttore: occorre subito, immediatamente, rimetterci sul mercato. Che dite? Un centrale difensivo? Ma valà. Un laterale d’attacco e uno di difesa? Mo, sa dit. Occorre immediatamente una coppia di psicanalisti, uno per la squadra e uno per una parte di tifosi. Ieri sera voto 10 e mezzo per la curva bassa, 5 per la curva alta, dove abito io. Fosse stata al mondo ancora mia zia, avrebbe tolto la paura a tutti con un piattino da caffè e tre gocce d’olio, rimedi antichi di un mondo scomparso.
Poi occorre uno sciamano per togliere la sfiga dalle fasce laterali.

Non c’è sconfitta, nel cuore di chi lotta.
NEL CUORE DI CHI LOTTA. Forza vecchio cuore biancazzurro.



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