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Calda come l’Africa.
No, cosa avete capito? Parlo della curva Ovest e pure della grada, e pure di tutto il Mazza. Non si può capire se non si è lì, se non la si vive, se non si partecipa. L’unica cosa che conta per quei novanta e passa minuti, l’unico posto in cui vorresti essere, a tifare per quei colori che ti fanno impazzire, da tutta la vita.

Si comincia ricordando agli spettatori a casa che il calcio moderno è un simulacro per clienti, quali noi non siamo. I decreti iniqui che vogliono uno stadio educato, seduto, calmo ed assopito, come un teatro, non è il nostro posto. Qualche secolo fa il Beccaria scriveva “Dei delitti e delle pene”, testo molto più avanzato e democratico del moderno decreto sicurezza: noi non siamo dei capri espiatori, non siamo i bocconi di pane che sfamano le carpe del castello. Siamo persone, non stereotipi, non siamo il fumo negli occhi. Siamo vivi, siamo veri, siamo una potenza che batte le mani al ritmo dei tamburi. Dovreste conoscerci, non potete giudicare solo per pregiudizio, non potete puntarci il dito contro solo perché siamo diversi da voi. I processi e le condanne per intenzione non sono democrazia, non sono libertà, non sono degni di uno stato di diritto. Pensateci prima di definirci brutti, sporchi e cattivi. Potrebbe essere che il giorno in cui verranno a prendere voi, non ci sarà più nessuno in grado di indignarsi. Non ci sarà più nessuno che avrà voglia di alzare la voce, perché tutti oramai saranno omologati. Ordinatamente riposti sugli scaffali, di un mondo preconfezionato, standardizzato, freddo, senza anima. Produci, consuma e crepa. Noi siamo diversi. Abbiamo ancora voglia di stare insieme, di emozionarci e di essere semplicemente ciò che siamo.

Che meraviglia che sono le partite impossibili, quelle in cui  un risultato positivo non è neppure contemplato. Che figata che sono gli agnelli sacrificali, quando si alzano dal freddo del marmo e scalciano verso la porta avversaria, come Jasmin. Io non lo so se si riesca davvero a capire quanto orgoglio ci sia in quel piccolo stadio di provincia incastonato tra corso Piave e via Cassoli. Lo si capisce solo se ci si è cresciuti ed in un battibaleno si è passati dall’essere bambini all’essere quasi vecchi. Come lo spieghi quell’urlo che ti toglie la voce al gol del pareggio, come li spieghi tutti i salti e gli scatti delle gambe ad ogni attacco avversario, come si può far capire lo stare sugli spalti ma il sentirsi in campo. Salti, alzi i gomiti come quando giocavi, muovi le spalle ad ogni sportellata di Petagnone, aiuti Strefezzino sui contrasti, incassi il petto per aiutare Vicari in uno stop. La libertà, amici miei, è partecipazione.

Rispettiamo chi ci rispetta. I tifosi del Napoli meritano il nostro. L’ho già scritto e lo penso davvero: noi siamo adatti a giocare contro chi gioca, contro chi viene da noi con la convinzione di far un sol boccone di questa piccola realtà di provincia. Siamo una grande squadra, abbiamo cuore e batticuore, abbiamo la voglia di esserci e non di fare le comparse. Tra il primo e secondo tempo sono sceso al bar a prendere il mio solito integratore di sali minerali. Un personaggio sbraitava con un amico, indicando quanto fossimo scarsi e altre follie del genere. Giuro che ho fatto finta di non sentire e ho proseguito per il bar, ma mi era veramente salito il crimine. Come è possibile annoverare alla categoria: tifosi, gente che parla solo per dare aria ai denti. Tutte le opinioni, sono di per sé opinabili, ma il primo compito di una persona che decide, di sua spontanea volontà di passare la domenica allo stadio, è quella di tifare, sostenere, incoraggiare. Per i tecnici, c’è il super corso di Coverciano.

Partite come quella di domenica sono tacche da segnare sulla carlinga del nostro biplano, sono il riscatto di millenni di buio, sono la terapia per combattere le difficoltà della vita. Non esagero, punti così sono terapeutici. Poco importa se perdiamo tre chili a partita, se ci affoghiamo nella tachicardia, se l’ansia ci strozza, se i polpacci ci fanno male. Noi siamo tifosi della S.P.A.L. privilegiati, perché la gioia per un punto è pari a quella di una coppa per tifosi di squadre blasonate, è pari ad un campionato vinto, è pari… è impareggiabile. Forza S.P.A.L. ragazzi miei, continuate così, continuiamo così, se non avete i brividi ogni volta che entrate al Mazza, o avete un bidone della spazzatura al posto del cuore, oppure io sono matto. Direi buona la seconda. Forza vecchio cuore biancazzurro.



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