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Il corposo risparmio derivante dalla risoluzione di contratto tra la SPAL e Leonardo Semplici (ingaggiato dal Cagliari) può complicare la situazione di Pasquale Marino nel caso il rendimento della squadra non dovesse migliorare nel breve termine e magari condurre fuori dalla zona di classifica che vale la qualificazione ai playoff.

La sconcertante prestazione a due facce esibita a Vicenza ha probabilmente iniziato a insinuare qualche dubbio nella mente dello stato maggiore biancazzurro e al tempo stesso – questo è certo – ha profondamente scontentato larga parte di un’opinione pubblica che per la prima volta ha espresso una forte disapprovazione nei confronti dell’operato del tecnico. D’altra parte non ci sono alibi credibili per quanto accaduto al “Menti”: la SPAL era arrivata all’appuntamento dopo una settimana piena di lavoro e con un’infermeria praticamente svuotata, ed era riuscita a costruire un rassicurante vantaggio salvo poi crollare miseramente nei venti minuti finali.

Con Semplici e il suo staff fuori dal libro-paga per il club si configura l’inaspettata disponibilità di centinaia di migliaia di euro che in diverse circostanze sarebbero dovute essere versate da qui a fine giugno 2021. Ora ovviamente la SPAL avrebbe quantomeno il margine di manovra per valutare le sue opzioni nel caso la situazione dovesse iniziare a deteriorarsi ulteriormente. Con l’ex allenatore da stipendiare ogni mese questo scenario non si sarebbe potuto verificare, per ovvie ragioni di politica di bilancio.

D’altra parte Marino e il suo staff sono legati alla SPAL fino al termine dell’attuale stagione e l’accordo verrebbe rinnovato solo in caso di promozione in serie A. Il genere di situazione che può rendere scricchiolante una panchina in situazioni di stress.  Di recente il presidente Walter Mattioli ha dichiarato in due distinte occasioni di aspettarsi di più sul fronte dei risultati, così come ha ribadito l’importanza di lottare per l’immediata risalita anche per garantire una migliore sostenibilità economico-finanziaria per la società. Con la SPAL a -8 dalla capolista Empoli, a -5 dal secondo posto utile per la promozione e una dote di appena 4 punti da difendere per la permanenza in zona-playoff le quotazioni di Marino e del suo gruppo appaiono in forte ribasso. La partenza stentata del girone di ritorno (4 pareggi, 1 sconfitta) e i preoccupanti sbandamenti mostrati nel corso delle singole partite rischiano quindi di proiettare la SPAL in una crisi difficile da gestire.

A rappresentare una potenziale attenuante per Marino c’è un dato incontrovertibile: questa SPAL si porta dietro buona parte dei difetti di fabbricazione di quella che è retrocessa tristemente con la gestione Semplici/Di Biagio. L’ormai cronica difficoltà di avere un rendimento lineare; la fragilità mentale in situazioni di vantaggio; l’evidente difficoltà di giocare partite in cui si rende necessaria la lotta anziché il palleggio. Tratti che evidentemente derivano dall’indole di alcuni uomini-chiave a disposizione del tecnico. Il quale può tutto sommato fare poco per invertire questo genere di tendenza. Quindi perché ci dovrebbe riuscire un suo sostituto, a meno che non si tratti di un epigono del sergente maggiore Hartman?

Marino al momento non è da considerare in discussione. Ma può iniziare a esserlo se la squadra non si scrollerà di dosso tutte le incertezze e le contraddizioni mostrate di recente. Alla vigilia dell’attuale campionato la dirigenza aveva chiesto sostanzialmente due cose all’allenatore siciliano: competitività e un gioco gradevole. La prima c’è stata, nonostante diversi ostacoli, il secondo purtroppo s’è visto di rado e quasi esclusivamente nella parte centrale del girone d’andata. Se questi due presupposti dovessero venire meno i dubbi attorno al mister potrebbero iniziare a farsi ingombranti.



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