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Lecce-SPAL (33^ giornata di serie B) è finita 1-2, ma oltre al risultato com’è andata? Vediamolo nel dettaglio con un’analisi approfondita.

L’AVVERSARIO
Escluso l’Empoli, fermato temporaneamente da un focolaio di Covid-19, il Lecce si presentava come la squadra più in forma del campionato in virtù di un’imbattibilità che durava da 11 partite, frutto di 8 vittorie e 3 pareggi. Nei numeri può contare nettamente sul miglior attacco del campionato con il capocannoniere Massimo Coda autore di 21 gol e 8 assist in 30 partite, di cui addirittura 9 nelle ultime 6. Proprio in relazione alle ultime 6 partite, coincise con altrettante vittorie (17 gol fatti e 4 subiti), fa riflettere come nonostante gli impegni ravvicinati l’allenatore Corini di volta in volta rispetto alla partita precedente abbia schierato:

2 volte la stessa formazione;
3 volte effettuato solo 1 cambio;
1 volta effettuato 2 cambi.

Ancora più nello specifico i cambi riguardano solo tre ruoli:
il centrale di difesa: Meccariello / Pisacane;
il mediano: Hjulmand / Tachtsidis;
il trequartista: Henderson / Mancosu.

Per cui oltre a schierare il consueto 4-3-1-2 rispetto alla partita precedente contro il Pisa, l’unico cambio è Meccariello accanto al capitano Lucioni al posto di Pisacane.

Formazione
4-3-1-2
Gabriel;
Maggio, Lucioni, Meccariello, Gallo;
Majer, Hjulmand (63′ Nikolov), Bjorkengren;
Henderson (81′ Yalcin);
Pettinari (63′ Rodriguez), Coda (81′ Stepinski).

LA SPAL
Ancora una volta assente Vicari, non ancora recuperato dall’infortunio. A causa della squalifica di Tomovic, in molti si aspettavano di vedere Sernicola impiegato come difensore centrale (ruolo a lui non nuovo) e invece Rastelli sorprende schierandosi praticamente a specchio rispetto al Lecce con un’inedita difesa a quattro e ben sei cambi nella formazione titolare rispetto al pareggio contro il Venezia.

Formazione
4-3-1-2
Berisha;
Dickmann, Okoli, Ranieri, Sernicola;
Segre, Viviani (63′ Missiroli), Murgia (63′ Mora);
Valoti (71′ Asencio);
Strefezza (81′ Spaltro), Di Francesco (46′ Floccari).

LA PARTITA
Numericamente la partita risulta bilanciata e il numero di occasioni simile da ambo le parti dimostra come la SPAL, nonostante il possesso palla a favore degli avversari (tempi di gioco effettivo mediamente alti), non si sia limitata a subire l’iniziativa dei padroni di casa. Numeri rilevanti anche alla voce palle perse e recuperate: danno già l’idea di due squadre molto corte che in possesso palla in zona di sviluppo hanno dovuto fare i conti con un elevata densità avversaria.

Detto che il Lecce ha un’organizzazione e degli automatismi ormai consolidati, difficilmente condizionati dall’avversario di turno, più nello specifico ha come consuetudine in possesso palla di posizionarsi 3-4-1-2, con il terzino sinistro classe 2000 Gallo che si alza sulla linea dei centrocampisti e rimane costantemente in proiezione offensiva, coperto dalla mezzala di parte, in questo caso Bjorkengren.

Per indurre gli avversari a limitare questa tendenza e subire di meno l’inferiorità numerica sugli esterni (considerato che anche Maggio dal lato destro interpreta il ruolo in maniera offensiva) la SPAL ha cercato sin da subito di tenere le punte Strefezza e Di Francesco molto larghe e soprattutto alte, proponendosi sul lungo per attaccare la profondità anziché di chiedere il pallone sui piedi con movimenti incontro.

La soluzione verticale non è stata comunque predominante, anzi: la SPAL ha cercato di costruire il proprio gioco prevalentemente sugli scambi corti grazie alla presenza del trequartista (Valoti) e del centrocampo disposto a rombo. Questi accorgimenti sono stati fondamentali per occupare lo spazio tra le linee avversarie e per avere la garanzia di attaccare la profondità con almeno due uomini. Un esempio si ha al minuto 8:50: mentre Di Francesco staziona sulla linea difensiva leccese sul lato sinistro, Murgia sul lato opposto attacca la profondità, lasciando così a Strefezza lo spazio per la conclusione che termina di poco alta.

Su uno sviluppo simile nasce il gol del vantaggio. Sempre con palla da destra, la difesa del Lecce è schiacciata dentro l’area e lascia ancora una volta lo spazio a Strefezza per il tiro da fuori, questa volta respinto e raccolto nuovamente da Valoti (che attacca la profondità dal lato opposto). Il centrocampista è bravo ad uscire dalla marcatura per concludere nuovamente in porta. In foto oltre al numero di giocatori spallini impegnati in area in proiezione offensiva, si nota come la posizione di Viviani e Okoli permetta di gestire le marcature preventive anche in caso perdita del pallone, tentando così la riconquista immediata o un’azione ritardatrice sui possibili sviluppi dei contropiede avversari.

Stessa situazione in cui si trova sempre Viviani, ammonito al minuto 32 quando interrompe fallosamente un potenziale 3 contro 3, nel caso in cui fosse stato superato da Henderson. Analoga sarà l’ammonizione di Mora al minuto 68, intervenuto per bloccare una transizione offensiva avversaria.


Il lato prevalente su cui ha insistito il Lecce per rifinire le proprie azioni è stato il sinistro, raggiunto attraverso frequenti cambi di gioco. In queste situazioni la SPAL, fallita la prima pressione, si è schiacciata con tutti gli effettivi in 25/30 metri dando la possibilità a Dickmann di uscire forte in zona laterale, aiutato dalla vicinanza della mezzala (Segre) nel seguire i tagli. Nel caso in cui il trequarti del Lecce o una mezzala attacchino la profondità impedendo allo spallino di uscire dalla linea difensiva, è lo stesso Segre a occupare la zona laterale.

La manovra del Lecce ha portato spesso a servire il terzino Gallo con passaggi alti, dando tempo ai giocatori della SPAL di accorciare per costringerlo a tornare indietro o a dover vincere un 1 contro 1 per arrivare al cross. Il gol del momentaneo pareggio nasce sempre su un cross dalla sinistra, ma in questo caso i salentini sono veloci a portare densità in zona palla e rubarla su una costruzione avversaria, arrivando in area senza che la SPAL abbia modo di sistemarsi. Da notare che anche qui, per dare la possibilità di verticalizzare, sia Strefezza sia Di Francesco sono comunque pronti ad attaccare la profondità.

SPAL IN POSSESSO PALLA:
2-5-3
In fase di costruzione la SPAL sceglie di alzare entrambi i terzini, con Viviani regista centrale. Murgia a Segre supportano ulteriormente con rotazioni continue un reparto offensivo che cerca di tenere occupata la difesa avversaria su tutta l’ampiezza. Questo spinge tutto il Lecce a mantenere il baricentro basso, compattandosi in un imbuto difensivo molto stretto in attesa recuperare un pallone su una giocata forzata.

SPAL IN NON POSSESSO PALLA:
4-3-1-2
Detto dello schieramento in fase difensiva, in questa partita si è potuto notare un atteggiamento meno passivo anche nella metà campo avversaria, con una pressione portata spesso anche sulla trequarti con le due punte larghe ad occupare le linee di passaggio tra difensori centrali avversari e terzini, mentre il trequarti si occupa di marcare il mediano o la mezzala che a turno il Lecce porta incontro alla difesa. Da qui l’obbligo o di abbassare un altro centrocampista per creare superiorità numerica in costruzione o cercare una soluzione di passaggio più lunga, che di contro consente ai giocatori della SPAL di accorciare ulteriormente sul possessore di palla ed eventualmente rubarla, come nel caso in foto dove Sernicola in uscita dalla propria linea di difesa intercetta un pallone oltre la metà campo.

Sergio Restano ha trent’anni, è allenatore UEFA C e ha la qualifica di match analyst professionista.



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