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Cinque giorni di chiacchiere sugli errori individuali hanno indotto Pep Clotet a mandare un messaggio chiaro a tifosi e media: se la SPAL sbaglia qualcosa è il caso di ritenere lui come principale responsabile, senza addossare colpe specifiche. Il tecnico catalano ha ovviamente chiuso il capitolo relativo al match di Terni volgendo il suo sguardo alla difficile sfida interna contro il Parma, in programma sabato 2 ottobre alle ore 18.30 al Paolo Mazza.

DISPONIBILI/INDISPONIBILI – Tripaldelli è stato recuperato e questo significa che l’infermeria della SPAL è completamente vuota. L’esterno dovrebbe essere regolarmente al suo posto dal primo minuto. “Tripaldelli – ha detto Clotet – ha fatto tre giorni con la squadra con ritmi normali ed è a disposizione. Celia è un calciatore che viene da una grande scuola come quella del Sassuolo. L’anno scorso in serie C ha fatto esperienza e ora è un debuttante in serie B. Nonostante questo non l’ho visto nervoso. Ha fatto una prestazione del livello che ci aspettavamo. Fisicamente sapevo avrebbe faticato perché deve ancora crescere di condizione atletica. Lo devo ringraziare per il buon livello che ha mostrato domenica. Come tutti quanti avrebbe potuto fare meglio in alcune situazioni, ma abbiamo lavorato di gruppo per evitare alcuni errori“.

Tutta la rosa la vedo fisicamente bene. Il calcio che facciamo è intenso, ma credo che la forma al momento sia ottima. Mi piace la disponibilità dei ragazzi. Ovviamente tutti sanno che non devono assestarsi su uno standard, ma dare di più. C’è chi sta aspettando la sua occasione e ringrazio perché significa che ha capito il processo di crescita che abbiamo impostato. Ho fiducia in tutti i calciatori e tutti stanno facendo una crescita importante. Molti giocatori venivano da ritiri diversi e programmi diversi. In questo mese ho lavorato per riequilibrare questa situazione. Nonostante questo abbiamo fatto dei risultati e questo mi dà fiducia“.

THIAM E GLI ERRORI – “Su questo argomento si è un po’ speculato, perché ho detto chiaramente che noi non dobbiamo prendere quel gol. Il gol è arrivato su una situazione di fallo laterale per gli avversari. Un tipo di situazione sul quale abbiamo lavorato moltissimo e che ci ha portato, con un recupero, a indurre l’espulsione di un giocatore contro il Pordenone. A Terni sono stati fatti errori tattici collettivi. Si è pensato che io avessi dato la colpa al portiere, ma per me il calcio è collettivo. Tutti hanno il loro ruolo e tutti possono fare meglio, io per primo. Per me la valutazione è sempre collettiva e io ho fiducia in tutti i calciatori. Ovviamente nel calcio ci sono gli errori individuali, come d’altra parte ci sono nella vita. Ma la mia valutazione è sempre generale“.

Su un fallo laterale è importante sapere cosa farà il battitore. Non ci può essere un cambio gioco con le mani. Per cui la squadra va sulla posizione della palla tenendo conto della distanza che potrà essere coperta dalla rimessa. Nel nostro c’è stato un po’ di disordine nel nostro posizionamento, dovuto all’intensità della partita, e un esterno (Seck, ndr) che doveva controllare la posizione del terzino contrario (Martella, ndr) ha fatto un movimento per aiutare la squadra lasciando libero lo spazio per l’avversario. A quel punto è toccato a una mezzala, Esposito, andare a chiudere un tiro che peraltro era molto forte. Sono cose che succedono nel calcio e il mio lavoro è trovare la correzione giusta perché la squadra impari e cresca. Sono situazioni che succedono all’inizio con alcuni calciatori. Per evitarle bisogna imparare a mantenere la concentrazione durante tutta la partita. Perché nel calcio, come nella vita, arriva il pericolo nei momenti meno attesi. Potevamo senz’altro fare meglio e mi aspetto che la squadra faccia progressi, ma non voglio mettere particolari pressioni al riguardo. Mi prendo io la responsabilità di quello che è successo, non si deve un giocatore o un gruppo“.

SPAL DA CASA E DA TRASFERTA – “Questa è una discussione eterna che riguarda l’analisi del calcio solo in funzione del risultato. È un tipo di analisi che io non faccio mai perché è troppo facile dire che se si vince s’è fatto bene e si perde si è fato male. Come tecnico so che abbiamo fatto buone partite fuori casa e non sono arrivate le vittorie. Non c’è una SPAL diversa tra casa e trasferta, facciamo sempre il nostro calcio. L’atteggiamento è fantastico e la preparazione è buona. Il livello del calcio che facciamo è alto soprattutto per quello che è il momento della stagione e per le circostanze che ci hanno portato a iniziare un mese fa, con tutte le difficoltà del caso. La squadra ha fatto un gran lavoro e fatto calcio con grande identità. La differenza importante sta negli avversari. Quando gli altri giocano in casa riescono ad avere un’influenza diversa sulla partita. Sono dell’idea che per costruire una grande squadra sia necessario dare la priorità alla mentalità e all’atteggiamento che ci può portare a comportarsi allo stesso modo in casa e fuori“.

FORMAZIONE – “Mi piace la squadra come sta giocando. Siamo un po’ dinamici e giocare sia in ampiezza sia più stretti. Penso che questa squadra ha aggiustato molto bene il modulo che è una variazione del 433. Poi può diventare 4231 o 4321, ma è pur sempre una variante di un sistema con quattro difensori, tre centrocampisti e tre attaccanti. Crociata dobbiamo valutarlo in funzione del fatto che ha disputato tre partite in una settimana con tanti minuti e quindi non era facile tenere uno standard alto. Si sta adeguando ad un ruolo un po’ diverso. La capacità di capire il ruolo e di mettersi al servizio della squadra sono chiari in lui. Sta migliorando, vedo un atteggiamento di grande cuore“.

IL RISCATTO DI VIVIANI – “Viviani aveva la voglia di rimettersi in gioco. Ha assorbito bene la mia mentalità, ma il merito non è mio perché io ho solo fatto il mio lavoro di allenatore. A Viviani ho trasmesso un concetto che vale per tutti: la mia fiducia nei calciatori è totale. Lui ha capito che non sono parole, ma un fatto. Devo ringraziarlo perché mi ha sorpreso la sua capacità di intendere la mia idea di calcio in un tempo così breve. Questo ci insegna che nella vita non bisogna mai dire mai. Il passato è dietro, quello che vale è il presente e il domani. Viviani è un chiaro esempio della sua voglia di aiutare la SPAL e la società ha fatto bene per recuperare un calciatore che può essere un valore aggiunto. Ma questo lo facciamo con tutti. Tutti lavorano molto forte per giocare meglio e con cuore“.

PARMA – “Il Parma è una squadra pericolosa dal punto di vista delle individualità, ma fa comunque uno sforzo collettivo. Pratica un’idea di calcio un po’ diversa dalla nostra. Sarà una partita difficile perché la qualità dei singoli del Parma è alta e questo può fare la differenza. Dobbiamo stare molto concentrati, saper combattere con la forza del gruppo e giocare con lo stesso atteggiamento che abbiamo avuto dall’inizio della stagione. Il Parma ha un punto forte chiaro che è la capacità di ripartire negli spazi. Esprimono un buon livello di uno contro uno nelle transizioni offensive. Dovremo essere bravi a prevedere le loro mosse, anche se è più facile dirlo che farlo. I nostri avversari iniziano il gioco da dietro e usano i terzini in maniera un po’ diversa rispetto a ciò che si fa abitualmente, facendoli entrare al centro del campo per creare superiorità numerica. È un concetto che ho visto in alcune squadre inglesi. Il pressing diventa così più difficile perché la costruzione viene fatta da un centrocampista assieme ai due terzini e l’aiuto di altri due centrocampisti offensivi. Normalmente il gioco si sviluppa inizialmente al centro per poi essere condotto sulle fasce laterali. Onestamente non vedo molti punti deboli nel Parma. Con quella qualità individuale può sempre creare pericoli. È una squadra che può controllare il gioco ed è difficile rompere il loro ritmo per poterli contrattaccare e riprendere il controllo della partita“.

CURRICULUM INTERNAZIONALE – “Quanta più esperienza un allenatore, un giocatore, una persona o un lavoratore riesce ad avere tanto più sarà di guadagnato. Quando sono uscito dalla Spagna la prima volta e sono andato al Malmoe è stato molto bello. Abbiamo vinto lo scudetto e poi siamo andati in Europa e prima di allora la squadra non stava andando bene. Però anch’io sono arrivato con l’idea che il modello spagnolo per il calcio fosse quello giusto. Ma la mia mentalità è cambiata quando mi sono reso conto che anche quello che veniva fatto in Svezia era giusto. Questa esperienza mi ha permesso di crescere perché ho imparato una capacità critica in merito a quello che pensavo del calcio. Dopo sono andato in Norvegia al Viking, una società fantastica, sempre in Scandinavia ma in un contesto diverso. Mi ha aperto ancora di più la visione“.

In Inghilterra ho imparato tante cose del calcio e della società inglesi. Per me è stato fondamentale capire il metodo di lavoro e l’organizzazione ed è chiaro che i tifosi in Inghilterra vogliono che le loro squadra diano tutto. Quello dell’impegno, per gli inglesi, è un valore molto importante anche perché nella loro società c’è una netta distinzione tra lavoro e vita privata. Sul lavoro si dà sempre il cento per cento, mentre nella vita privata ci si vuole rilassare e stare bene. È un’esigenza di quella società. Questo concetto ha un’incidenza molto grande in Gran Bretagna e infatti tutti i calciatori britannici hanno un’etica del lavoro spettacolare e una grande capacità di intensità in allenamento e in partita. L’allenatore non deve forzare, tutti danno tutto. Questo genera un calcio in cui bisogna essere sempre al massimo. Grazie a questo ho imparato dove ci si può spingere fisicamente con i calciatori. Questo è importante. La lezione è che si può sempre dare di più, anche se tatticamente ci sono poi delle ripercussioni“.

In Italia ho imparato che c’è una sensibilità tattica che non è abituale nel nord Europa. Questo dice molto di come si intende il calcio in questo paese, almeno a partire dagli anni Novanta. L’Italia ha fatto grandi passi avanti che l’hanno resa leader nel calcio mondiale. La zona è stata esportata nel mondo grazie all’Italia. Da quando sono qui cerco sempre di mettere da parte quanto ho imparato prima e prendere quanto possibile da calciatori e allenatori per aggiungere nuovi concetti. Più esperienza abbiamo e più cresciamo, sempre a patto di avere una mentalità aperta“.

ALLENAMENTI APERTI – “Avrei voluto farlo subito, questa settimana potrebbe essere un buon momento se la società è in grado di organizzare, anche allo stadio. È importante per i tifosi e per la squadra. Aspettiamo, però non voglio fare pressioni perché magari ci sono dettagli dell’organizzazione che non conosco“.

 

IPOTESI DI FORMAZIONE (4231): Thiam; Dickmann, Vicari, Capradossi, Tripaldelli (Celia); Esposito, Viviani; Seck, Mancosu, Crociata (Latte Lath); Colombo.



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