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La prima di Daniele De Rossi sulla panchina della SPAL non ha portato alla svolta immediata in cui alcuni tifosi speravano. Ma d’altra parte era oggettivamente difficile per il nuovo allenatore riuscire a incidere significativamente dopo una manciata di giorni di lavoro sul campo. Contro il Cittadella ci sono comunque stati alcuni episodi chiave che avrebbero potuto indirizzare il corso della partita. A esempio la superiorità numerica, anche se non “sfruttata”, si può dire abbia contribuito addirittura ad accentuare le difficoltà realizzative di fronte a un avversario estremamente concentrato a difendersi.

Nonostante i primi correttivi siano però volti a tentare di migliorare la fase difensiva, si possono individuare due esempi emblematici in cui la SPAL ha mostrato ancora una volta le difficoltà già note. Subito il 1’ riporta alla mente l’incredibile gol di Caso del Frosinone: dopo un calcio d’angolo battuto dalla SPAL, Antonucci supera in velocità Proia con Dickmann troppo lontano per intervenire, calciando poi alto appena entrato in area a tu per tu con Alfonso.

Nel finale di partita invece è Alfonso a mantenere la porta inviolata quando Tounkara arriva al tiro grazie a una verticalizzazione immediata del Cittadella. Nella circostanza Esposito e Meccariello erano rimasti come uomini più arretrati dopo una palla persa in zona di sviluppo.

Ad aver attirato l’attenzione generale è stata l’inedita formazione iniziale proposta da De Rossi. Un indizio poteva arrivare già dalla conferenza stampa della vigilia, in cui l’allenatore aveva detto che giocare in maniera speculare all’avversario (in questo caso 1-4-3-1-2 vs. 1-4-3-1-2) può effettivamente essere vantaggioso nel momento in cui la forma fisica è buona e le possibilità di vincere i duelli contro i diretti avversari aumentano.

La scelta di presentare la sua prima SPAL con un 1-3-5-2 potrebbe quindi celare valutazioni dettate dalla forma del momento, ma se il neo allenatore spallino è riluttante a ridurre le sue idee di parlare di moduli, in un calcio moderno privo di schemi e volto verso la fluidità e la dinamicità, il dato di fatto è che nell’undici iniziale sono stati scelti tre centrali difensivi di ruolo, cosa che a Ferrara non si vedeva da diverso tempo.

Chiaramente i movimenti di Dickmann e Tripaldelli sono l’ago della bilancia tra una buona fase difensiva e un irrinunciabile supporto alla fase offensiva. Quando si tratta di difendere a ridosso della porta sono in linea con gli altri difensori se è necessario seguire ad esempio gli inserimenti delle mezzali avversarie.

Quando in pressione è richiesta un’uscita laterale, a esempio sui terzini avversari, l’esterno opposto (nel caso del fotogramma è Tripaldelli) entra in linea con gli altri centrali formando una linea a 4.

Come nel corso della gestione di Roberto Venturato in fase di possesso continuiamo a vedere Dickmann e Tripaldelli entrambi alti: partendo da esterni quando la manovra è consolidata sono spesso tra i giocatori più avanzati, anziché avanzare da dietro, magari con una sovrapposizione. In questa situazione la differenza sostanziale è la presenza di tre difensori centrali alle spalle a effettuare la controfase, invece dei consueti due, quando a palla persa nessuno dei due esterni ha la possibilità di rientrare in tempo sulle ripartenze avversarie.

La presenza di tre difensori centrali non porta modifiche solo alla fase difensiva, ma anche all’origine del gioco spallino durante la fase di costruzione. In quest’ottica, collegandosi anche alla stima dichiarata apertamente da DDR nei confronti di Esposito, la figura del capitano della SPAL assume un ruolo ancora più centrale nelle dinamiche di gioco. Gestendo il possesso dal basso disponendosi a 3 (Peda, Meccariello, Dalle Mura) + 2 (Esposito, Proia) si è facilitato il giro palla in orizzontale, riuscendo generalmente a disincentivare il pressing avversario.

Con questa occupazione in non possesso Esposito è meno incentivato ad abbassarsi sulla linea dei difensori, con più possibilità di cercare lo smarcamento oltre la prima linea di pressione. In quella posizione spiccano soprattutto la sua abilità di protezione del pallone, ed è in quei frangenti che la SPAL ha mostrato delle ottime uscite palla al piede, con gli avversari che a palla scoperta hanno cercato sistematicamente di interrompere la fase offensiva spallina con il fallo.

La sensazione è quindi che De Rossi abbia utilizzato i primissimi giorni del suo incarico per lavorare contemporaneamente sia sui difetti recenti più evidenti mostrati dalla SPAL, sia alla realizzazione di un piano tagliato su misura per disinnescare i punti forti del Cittadella. Il risultato non l’ha premiato, anche se per la prima volta in un mese la squadra è riuscita a mantenere la porta inviolata. È già un inizio, in attesa di vedere se i concetti introdotti inizialmente verranno ulteriormente sviluppati, soprattutto per quanto riguarda la disposizione del reparto difensivo.

Sergio Restano ha 32 anni, è allenatore UEFA B e ha la qualifica di match analyst professionista.



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