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A venti giorni dall’arrivo a Ferrara di Daniele De Rossi sembra abbastanza chiaro come il nuovo allenatore non solo abbia contribuito a generare una maggiore attenzione mediatica attorno alla SPAL, ma sia anche riuscito ad accendere entusiasmi che non si avvertivano da un po’ di tempo.

A questo proposito ci invia una sua personale riflessione Daniele Vecchi e siamo lieti di pubblicarla. Daniele Vecchi, conosciuto anche come Pedro, è un amico de LoSpallino.com: abituale frequentatore della Curva Ovest, nel corso degli anni ha scritto libri e commentato partite per varie realtà sportive nazionali. Lavora anche come videomaker. Nel 2020 ha pubblicato “Federico Ovunque”, pubblicato da Red Star Press. Fa parte del Collettivo L.A.P.S., il gruppo di scrittori spallini che ha realizzato il romanzo “Più di undici”, uscito nel 2022.

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Cosa crea vera aspettativa e vero interesse, in una piazza considerata storica, a livello di calcio? Prospettiva, emozione e umanità. Ferrara è una città che letteralmente vive per la propria squadra.

Al fianco della SPAL, da diversi decenni, vi è la Curva Ovest, cuore del tifo biancazzurro e luogo di cultura, aggregazione, iniziative, supporto incondizionato e logicamente ricchissima di tanto, tantissimo cuore pulsante. Durante i lunghi tempi bui che hanno caratterizzato le vicissitudini societarie, almeno fino all’arrivo della famiglia Colombarini, la Curva Ovest è sempre stata comunque il fulcro della fede spallina, un punto di riferimento per tutti coloro che tifavano la SPAL.

Con l’avvento dei tempi d’oro del doppio salto Lega Pro-serie A, ovviamente la Curva è diventata ancor di più una icona della spallinità, con picchi di presenza altissimi e con prestazioni degne di nota anche al massimo livello del tifo, per poi giocoforza scemare nell’era post covid e nel ritorno in serie B. Ma non è stata la discesa in B ad affliggere i tifosi spallini. È stata piuttosto la mancanza di prospettive e futuro, con l’instabilità societaria, terminata con l’arrivo di Tacopina e con la non chiara identità dirigenziale e sportiva della società durante questi ultimi anni. Ci voleva uno scossone, per l’ambiente e per la città, ed è arrivato.

Daniele De Rossi è arrivato alla guida dei biancazzurri creando un hype pazzesco attorno a tutto l’ambiente. La notizia del suo arrivo a Ferrara è stata salutata con grande interesse da tutti i media generalisti. La sua conferenza stampa di presentazione è andata in diretta Sky e grazie a questo suo arrivo migliaia di tifosi della Roma si sono riversati sui social per salutarne l’inizio di una nuova carriera. Ferrara aveva bisogno proprio di questo, in questo momento storico. Perché ci sono persone e personaggi perfetti per determinati contesti.

Lo era ad esempio Maradona per Napoli, lo erano Mattheus, Klinsmann e Brehme per l’Inter e Gullit, Van Basten e Rijkaard per il Milan, o Platini per la Juventus. Il popolo di fede calcistica, nelle città che vivono quotidianamente della propria squadra, ha un ecosistema e una rete di attitudine e di gradimento molto definite e molto particolari, con un istinto molto selettivo, ma anche con una pazza voglia di sognare.

Ferrara e la SPAL, in questo momento storico, avevano assoluto bisogno di un personaggio giovane, carismatico, con un futuro roseo davanti, con la voglia di fare, costruire e creare. Qualcuno a cui guardare con fiducia per un futuro mediamente prossimo, un domani  possibilmente intriso di successo, o perlomeno di onorevoli battaglie combattute, meglio se vinte. In realtà non ci voleva molto per creare entusiasmo nei tifosi della SPAL, a prescindere dall’indubbio spessore umano e sportivo di DDR. Purtroppo per sua indole, per sua immagine e, pare anche per sua attitudine all’interno dello spogliatoio, il predecessore di De Rossi era la persona sbagliata, per solleticare l’immaginario comune del ferrarese tifoso della SPAL. Lo è stato anche a livello di risultato. Così come erano fuori posto Pasquale Marino e Pep Clotet, per ragioni diverse.

Attenzione: non si sta parlando di preparazione tecnico tattica dei singoli allenatori, visto che si presume che tutti, essendo allenatori ai massimi livelli, siano ampiamente preparati sotto questo punto di vista. Si sta parlando di percezione, di immaginario collettivo, di visione e di ambizione totale. Per fare un esempio calzante torniamo indietro di trent’anni.

Nell’estate del 1992 alla SPAL neopromossa in serie B arrivò Massimo Ciocci, conteso da varie squadre di serie A. A quel tempo vi era un fermento pazzesco. L’immaginario comune era viaggiante e sognante: si prospettavano traguardi impensabili, la città era in subbuglio, basti pensare si presentarono centinaia di persone davanti alla sede biancazzurra di viale Cavour per salutare l’arrivo del nuovo attaccante. Oggi sappiamo che il futuro fu molto diverso da quello sognato durante quell’estate, ma la percezione di sogno a quel tempo era pazzescamente vivida e in quel momento tutti noi eravamo dentro a un meraviglioso stato d’animo che ci dava speranza e fiducia, perché era esattamente quello di cui avevamo bisogno.

In maniera minore lo stesso fenomeno si è ripresentato anche qualche anno più tardi, con l’arrivo a Ferrara di Marco Borriello nell’estate 2017. Un attaccante che pur essendo già trentacinquenne arrivava da una ottima stagione a Cagliari, dove aveva realizzato 20 gol in stagione. L’indotto extra calcistico che Borriello ha portato a Ferrara è stato ovviamente grande, ma anche le aspettative sul rendimento in campo erano altrettanto consistenti. Dopo un ottimo inizio, con la rete segnata contro l’Udinese nella seconda giornata di campionato, Borriello è svanito nel nulla, a parte qualche comparsata da Intimissimi (di cui era testimonial) e uno spot pubblicitario girato allo stadio Paolo Mazza, finendo nell’oblio di una diatriba con la società a riguardo di un infortunio più o meno credibile. Ma anche in quel caso, dopo la promozione in serie A che mancava da mezzo secolo, tutti avevamo bisogno di sognare e di pensare in grande. Come ne abbiamo bisogno oggi.

Daniele De Rossi è esattamente quello di cui abbiamo bisogno. Diciamocelo: non ci siamo mai più ripresi per davvero da quella seconda parte di campionato 2019-2020 post Covid e culminata nella mesta retrocessione in serie B. Superare l’epoca di Semplici, dei giocatori che non vedevano l’ora di andarsene, dei silenzi della dirigenza. Nonostante l’arrivo di Tacopina ad agosto 2021 e il gran lavoro che sta facendo, vi erano (e vi sono comunque) ancora molte macerie nelle menti e nei cuori dei tifosi spallini. Da due settimane a questa parte invece, tutto sembra essere rifiorito, nonostante la scialba prestazione di Cittadella e la sconfitta di Marassi nelle prime due uscite della gestione De Rossi.

DDR ha da subito messo in chiaro le cose nelle varie conferenze stampa, ha parlato di giovani e del loro utilizzo nel futuro, ha iniziato a dare una identità alla squadra con il materiale che ha a disposizione e soprattutto ha cominciato con il piede giusto, iniziando anche a sondare le trattorie locali assieme a Tacopina e questo sembra essere un gran bel segno. Sta facendo vedere tratti di umanità spensierata, come nel caso dei calci al pallone sotto la Ovest assieme ai figli dopo SPAL-Cosenza o ai concetti espressi senza il ricorso ai luoghi comuni nelle conversazioni coi media. Per non parlare dei suoi giri in bicicletta per le vie del centro storico, come se potesse confondersi tra le altre centinaia di bighe che fanno avanti e indietro dentro al perimetro delle mura.

La città deve essere in simbiosi con la propria squadra. Da qui non si scappa. Quando si vince lo si fa col totale coinvolgimento popolare: le due cose vanno di pari passo e non sono sempre una la conseguenza dell’altra. L’aspetto psicologico e attitudinale sono importanti e fondamentali al pari, se non maggiormente, della preparazione fisica e del bagaglio di talento di ogni singolo componente di una squadra. E un ambiente caldo e intriso di fiducia è un ambiente perfetto per una squadra per poter fare bene. Crederci, c’è bisogno di credere. E nella maggior parte dei casi in DDR i tifosi spallini credono. E sognano. A colori, in grande. Poi quel che sarà sarà, a prescindere da tutto. Ma ad oggi, l’arrivo di Daniele De Rossi a Ferrara è il meglio che potesse capitare alla SPAL e alla città.

Daniele “Pedro” Vecchi



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