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Joe Tacopina tornerà negli Stati Uniti subito dopo SPAL-Cittadella del 5 marzo e verosimilmente non rilascerà altre dichiarazioni alla stampa dopo la movimentata settimana che ha portato alla chiusura del rapporto professionale con Fabio Lupo. In compenso il presidente ha fatto un’altra apparizione su The Italian Football Podcast, un podcast americano dedicato al calcio italiano a cura di Nima Tavallaey Roodsari e Carlo Garganese. Tacopina è ospite quasi a cadenza regolare del programma e anche in questa occasione ha utilizzato l’occasione per andare un po’ più a fondo di alcuni temi relativi alla stagione della SPAL.

L’intervista di Tavallaey Roodsari è stata registrata verosimilmente prima delle partite con Genoa e Frosinone (Tacopina menziona gli appuntamenti come imminenti) e tocca anche argomenti extra come la situazione in serie A col dominio del Napoli, i guai legali della Juventus, le disparità nella gestione della giustizia sportiva, l’evoluzione della Superlega, la supremazia economica della Premier League inglese e il recente incarico di legale ricevuto dall’ex presidente statunitense Donald Trump.

Per chi non ha voglia di ascoltarla integralmente o non ha familiarità con la lingua inglese abbiamo raccolto per voi i passaggi più interessanti.

L’ESONERO DI DE ROSSI – Particolare non secondario: Tavallaey Roodsari introduce l’argomento con una considerazione che di fatto non viene smentita da Tacopina, ossia che l’ingaggio di De Rossi fosse un pensiero già nella parte finale della stagione 2021/2022 in vista di quella seguente.

Non è stato facile gestire questa situazione perché De Rossi per me è un amico, ma l’imbarazzo di una possibile separazione fa parte dei rischi quando ci si ritrova a lavorare assieme. Ma al punto in cui eravamo andava fatto. Purtroppo la sua esperienza in panchina con la SPAL si è rivelata deludente: abbiamo fatto 15 punti in 16 partite e non è un andamento accettabile. Lo sa anche Daniele e l’ha riconosciuto. Se non si fosse trattato di lui avrei cambiato allenatore molto prima, ma pensavo che con la sua personalità sarebbe riuscito a risolvere i problemi della squadra. Purtroppo non è successo. Credo abbia pagato una scarsa conoscenza della serie B e delle sue dinamiche, che sono molto diverse da quelle dei livelli ai quali era abituato da giocatore. È proprio un altro tipo di calcio e le caratteristiche del nostro organico non si adattavano bene al tiki-taka che lui aveva in mente. Con lui avevamo spesso il 60% di possesso palla e tiravamo in porta due volte a partita. E se non tiri non segni. Ci abbiamo provato e non ha funzionato. Resto dell’idea che Daniele diventerà uno dei più grandi allenatori in circolazione. Ma forse non era ancora pronto e la categoria non era quella giusta per lui. E io rimango dell’idea che la nostra rosa valga molto di più della classifica che abbiamo“.

L’ARRIVO DI ODDO – “Il fatto che Massimo sia un campione del mondo come De Rossi è un elemento che ha aiutato nella scelta perché questo contribuisce a renderlo maggiormente credibile di fronte ai giocatori. Altrimenti avrei potuto mettere l’allenatore della Primavera al suo posto, ma avrebbe ricevuto meno attenzione. In questi giorni ho imparato a conoscerlo meglio ed è veramente una gran persona. Ovviamente sapevo chi è, ma non pensavo potesse impressionarmi come ha fatto. Mi piace molto la sua abilità nel semplificare i concetti ed è esattamente di questo che c’è bisogno in serie B. Al momento del suo arrivo ha impostato la squadra in maniera diversa grazie anche alla sua precedente esperienza in questa categoria. I giocatori lo rispettano molto e mi viene da pensare che se ci fosse stato lui dall’inizio avremmo potuto fare cose diverse“.

LA GESTIONE DI NAINGGOLAN – “Io finora ho visto solo la parte buona di Radja, nonostante tutte le chiacchiere che si portava dietro. È ancora un giocatore di caratura mondiale e non gli si può rimproverare alcunché in termini di atteggiamento: in campo prova sempre a dare indicazioni ai suoi compagni e ad incitarli ed è una presenza molto importante anche nello spogliatoio, soprattutto per i ragazzi più giovani. E noi ne abbiamo tanti. Fisicamente è ancora in ottime condizioni e vederlo calciare il pallone è sempre uno spettacolo. Anche dopo l’esonero di De Rossi ha dimostrato coi fatti di essere un professionista impeccabile, nonostante fossero sorte immediatamente speculazioni sui media riguardo una sua partenza anticipata. Onestamente non mi sono mai posto il problema perché so chi è Radja“.

LA CESSIONE DI ESPOSITO – “Da quando ha lasciato la SPAL abbiamo avuto l’opportunità di dare spazio a Matteo Prati che è un talento fenomenale: ha l’aspetto di un ragazzino di 13 anni ma gioca con la sicurezza di uno di 35. Ovviamente avevamo una certa considerazione di Esposito, ma penso debba ancora maturare un po’. Nello spogliatoio non era visto del tutto di buon occhio a causa di alcuni comportamenti un po’ egoisti dentro e fuori dal campo. È un bravo ragazzo, ma deve crescere dal punto di vista umano. Quando sei così giovane e hai del talento non è poi così male essere umili. Penso invece che Salvatore si consideri già ora un calciatore bravo abbastanza per giocare nel Milan o in club di quelle dimensioni. Ma ha ancora della strada da fare per arrivarci. Per noi la sua cessione è stato un buon affare e siamo riusciti a incassare molti più soldi di quanti si potessero immaginare. È stata una trattativa dura e c’è stato anche qualche problema con l’agente, ma alla fine è andata bene. Salvatore voleva a tutti i costi giocare in serie A: ora è lì e vediamo cosa succederà. Gli auguro di farcela perché lo apprezzo come persona. Però non posso nascondere che più di qualcuno tra i giocatori mi ha ringraziato dopo la sua cessione: la cosa mi ha un po’ scioccato, ma ho capito che era una questione di rispetto. Gli era stata data la fascia di capitano e più di qualcuno non si capacitava di questa decisione. Anche all’esterno è sembrata una decisione un po’ inspiegabile, ma magari un giorno ci sarà occasione di spiegare. Da un lato la fascia di capitano gli ha fatto bene perché lo ha responsabilizzato maggiormente, ma dall’altra lo ha allontanato da alcuni suoi compagni“.

GLI OBIETTIVI – Premessa necessaria (già espressa nell’introduzione): Tacopina ha rilasciato queste dichiarazioni PRIMA delle due sconfitte con Genoa e Frosinone.

Non ho abbandonato l’idea di agganciare i playoff in qualche modo. Lo so che qui bisogna sempre volare basso e dire che l’unico obiettivo è la salvezza, ma tutto questo non mi piace per nulla. Posso dire che sono stronzate? Tutte le squadre in Italia partono con questa retorica che prima di tutto viene la salvezza. Per me equivale circondarsi di negatività e non è il modo in cui io voglio vivere. Io guardo sempre al lato positivo e mi do sempre grandi obiettivi per provare ad arrivarci. Se si fissa l’asticella al livello della salvezza il messaggio che viene dato alla squadra è che non vale niente di più e che non può ambire a qualcosa di più grande. Guai a pensare di fare 5-6-7 vittorie di fila. Alla SPAL ho proibito di pronunciare la parola ‘salvezza’ perché non può essere quella la nostra ambizione. Abbiamo ancora 13 partite da giocare (ora scese a 11, ndr) e non appena 6. Certo, dobbiamo essere realisti, ma la classifica è cortissima e resto convinto che questa squadra possa infilare una serie positiva in grado di portarla in tutt’altra zona di classifica. Faccio sempre l’esempio del Sudtirol che ad un certo punto è riuscito a rimanere imbattuto per 11 partite con un organico da serie C. Hanno un grandissimo motivatore come Bisoli, ma non hanno elementi di particolare talento come invece abbiamo noi in alcuni casi o come hanno Parma e Cagliari. Però hanno un gruppo che è arrabbiato e affamato e che intravede la possibilità di fare qualcosa di straordinario. Per come la vedo io preferisco questo tipo di giocatori di carattere rispetto a quelli che fanno esclusivamente affidamento sul loro talento“.



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