foto Filippo Rubin
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Dice, ma cosa scrivi? Ancora con ‘sta fracassata di palle della S.P.A.L. alla radio, nella tua stanza delle torture? E invece no, branco di mangia male: eccezionalmente sabato ero al Braglia con una delegazione della letteratura spallina.

Ma partiamo dall’inizio. Ritrovo a Ferrara nord, maledetta zona dove lavoro. Il bar è famoso, io e Fede Pare siamo i primi della comitiva, mentre alla chetichella il gruppo si compatta. Il sindaco e il Funky arrivano spaccando il minuto. Qualche chiacchiera sulla soglia del bar coi più eroici che dopo il caffè optano per un bianco profumato. Io dopo quasi tre anni mi accingo ad andare in trasferta. Sì lo so, prima che lo diciate voi, faccio schifo. Ma lo sapete che io sono un casalingo, coperta a quadri con le frappe, cioccie di panno, borsa dell’acqua calda e curva Ovest. Così sono. Nel nuovo millennio credo di avere seguito la beneamata oltre le mura del Mazza per una quindicina di partite, forse venti, ma forse anche no. Comunque si parte per la periferia del Ducato Estense, la terza città per importanza del regno di Ercole e dell’allegra combriccola dopo Ferrara ed Este. Due macchine così composte: il Pandino rosso del sindaco con alla guida per l’appunto il futuro primo cittadino, pennellone Funky come navigatore, io e Mary dietro. La macchina di Fede Pare è completata dalla Silvietta, Leo, Giorgio e Tommaso. Siamo ben assortiti.

Non sono gran carico per la trasferta, ma credo c’entri il fatto che sono impestato da trigliceridi cattivi che mi impongono una dieta alcolica abbastanza ferrea, e questo non ci voleva dopo anni di assenza. Ma noi anziani siamo così, dolcemente complicati, ma oltre la gambe c’è di più. Ristorante nei pressi di Nonantola, passiamo a fianco del Mascotte, che ora credo si chiami Vox e lì ammorbo i componenti della macchina con racconti di pogate con i metallari e mai con gli Psicobilly e Rockabilly, dato che questi ultimi avevano bicipiti come i miei quadricipiti e collo come il mio torace. Mangiata dignitosa, sporco un paio di bicchieri d’acqua con una lacrima di rosso. Mancano venti minuti all’inizio della partita, siamo in scandaloso anticipo.

Sfrecciamo in direzione della voliera dei canarini, in direzione stadio c’è un po’ di casino, le forze dell’ordine ci dicono che abbiamo sbagliato strada. Parcheggiamo nei pressi della stazione, ci accodiamo a una comunità di fedeli di padre Pio nel tunnel che porta ai binari. Qualcuno ricorda il film I Guerrieri della Notte, ma col gruppo di fedeli davanti a noi non siamo troppo credibili. Sbuchiamo sul set di Blade Runner: siamo soli e se sbucano le Brigate ci fanno a fette, complimenti ai gestori dell’ordine pubblico. Entriamo senza indugio a partita iniziata. Provo a mettermi in alto sui gradoni, ma la temperatura è quella di fusione dell’atomo. Raggiungo i due Fede e il sindaco a una spanna dal plexiglass. Buon primo tempo, saluto la Silvia Mora amica dei tempi del Trentino, mezza collassata dalla calura. A fianco a me arriva Capu: saluti e abbracci, ci si racconta del tempo passato su quei gradoni, del fatto che i giovani hanno soppiantato gli anziani in curva, ma purtroppo è la legge del tempo che passa. Ci ripromettiamo di berci una birra insieme a Beno al suo rientro dal nord Europa.

Esiste una S.P.A.L. con il Ninja e una senza, c’è poco da fare. A centrocampo il mio numero cinque pare un veterano, in avanti avremmo bisogno di uno spermiogramma perché siamo sterili assai. Il caldo vile mi obbliga a mettermi elegantemente in canottiera nera. Sembro Franchino, l’ascella urla i cori assieme a me, il bicipite però a parte essere abbronzato come un’Invernizzi, dice ancora la sua. Non prendiamo gol e neppure ne facciamo. Le altre bene o male ci aspettano, sembra il passo lento e cadenzato del funerale, ma nella bara il corpo ancora non c’è. Saremo morti solo quando saremo effettivamente morti.

Quasi mi dimenticavo. Preparatevi, perché ci sarà un giorno (presto) che il sindaco sarà uno di noi. L’elezione primaverile di S.F. avverà in concomitanza con l’ennesima vittoria della beneamata che ultimerà la sua cavalcata con la vittoria finale con dieci turni d’anticipo. I daspo verranno aboliti per legge e tutti i nostri ragazzi rientreranno allo stadio. L’acclamazione del sindaco avverrà tra una folla di gente festante, che sventolerà le bandiere della lista civica che casualmente saranno bianche e azzurre, con uno sfondo rosso per noi trinariciuti. Col pugno chiuso S.F. scalerà la Stairway to Heaven fino al palazzo municipale e sotto tra un tripudio di torce e fumogeni si festeggerà il nuovo Risorgimento ferrarese, una rivoluzione, una ventata di vittoria che ci ripagherà dei mille anni di sconfitta. Tra i primi provvedimenti del nuovo sindaco ci sarà una proposta direttamente all’I.N.P.S. per fare in modo che gli anni di militanza spallina possano fare cumulo per la pensione. Forza vecchio cuore biancazzurro.



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