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Qualche appunto sparso, a mente fredda, sulla strana serata vissuta sabato 23 settembre al Paolo Mazza, che ha visto la sospensione di SPAL-Lucchese dopo dodici minuti del secondo tempo.

Il cielo ha fatto un favore alla SPAL

A quanto pare la Lucchese ha un po’ protestato con l’arbitro Giaccaglia per aver deciso di mandare tutti a casa senza tentare di riprendere il gioco ed è comprensibile: per i toscani sarebbe stato senz’altro più agevole difendere il vantaggio nel pantano, anche perché già a campo asciutto erano riusciti a cavarsela piuttosto bene, lasciando Chiorra praticamente inoperoso. La SPAL, per quanto scoglionata dalla situazione che si era creata, può ringraziare per la seconda possibilità: giocare i 33 minuti che restano tra una ventina di giorni – se non di più – potrebbe essere il modo migliore per provare a raddrizzare un risultato che si era fatto antipatico. Di fatto sarà una mini-partita (seppure a handicap) nella quale Di Carlo potrà schierare una formazione completamente diversa. Il regolamento infatti dice che in casi del genere possono essere inseriti in formazione tutti i tesserati eccetto i sostituiti (quindi Fiordaliso, Dalmonte e Rosafio) e gli eventuali squalificati in vista del recupero. L’allenatore della SPAL avrà a disposizione due cambi, quello avversario tutti e cinque.

Rimangono parecchi interrogativi sulla prestazione

Opinione senz’altro impopolare: giocare quei 12 minuti minuti del secondo tempo non aveva molto senso, a maggior ragione dopo la scenetta del doppio rientro in campo sotto la grandine. Al momento del gol di Benassai il campo era già in condizioni tali da non permettere il normale svolgimento della partita. Detto questo: la Lucchese è comunque sembrata rientrare dall’intervallo con più spavalderia e determinazione e per questo è stata premiata dal punto del 2-1 che comunque meritava per quanto fatto vedere. Già nel primo tempo la SPAL era sembrata sovrastata per intensità dagli avversari, fatta eccezione per i primi dieci convincenti minuti di spinta propulsiva che sembravano aver coinvolto anche il pubblico. Con quattro giocatori d’attacco (Antenucci, Rosafio, Dalmonte e Maistro) probabilmente i biancazzurri speravano di imporre la loro qualità tecnica, ma ci sono riusciti in misura minima e senza riuscire ad avere le distanze adeguate per lavorare efficacemente nella fase di non possesso. Tanto che durante le ondate rossonere del primo tempo si sono visti spesso Bertini e Collodel discutere sul da farsi per arginare le continue sortite di Gucher, Cangianiello e Rossi.

Sarà interessante conoscere l’opinione di Di Carlo

Sabato sera la SPAL ha scelto di evitare commenti postpartita e quindi bisognerà attendere martedì per chiedere a mister Di Carlo cosa non ha funzionato nel suo piano e quali potrebbero essere gli eventuali correttivi a breve termine. Considerato che siamo alla terza settimana del campionato la risposta più plausibile è “lavorare in allenamento” e potrebbe anche aver senso, perché il problema prima che tecnico-tattico sembra essere di interpretazione di alcune situazioni di gioco. A meno che davvero l’aggiunta di un centrocampista in più non contribuisca magicamente a far sparire forzature in impostazione (e quindi palle perse malamente) e svarioni difensivi (si veda la rete dell’1-1).

Tacopina ci dà sempre qualcosa di cui parlare

La bizzarra scena di cui è stato protagonista il presidente ha riaperto il tema dei rapporti tra tifoseria organizzata e vertici societari dopo un periodo nel quale si era passati al basso profilo o alla non belligeranza, la si metta come più piace. Dentro agli uffici di via Copparo sembra esserci un consenso più o meno unanime sulle buone intenzioni di Tacopina – qualcuno parla anche di pallone regalato ai bambini in curva – seppure le tempistiche siano sembrate un po’ azzardate. Con la squadra sotto 2-1 dopo l’iniziale vantaggio, la sensazione ancora bruciante del gol appena incassato sotto la Ovest e la frustrazione per una fase offensiva che non girava, le probabilità di una reazione avversa erano piuttosto alte. Tale è stata.

Cosa vuol dire andare a Cesena ora

Ricapitolando in super-sintesi: una SPAL che ha vinto di misura contro Vis Pesaro e Juventus Next Gen, perso in casa da rimontata col Perugia e che stava rischiando di replicare lo stesso copione con la Lucchese andrà al Manuzzi di Cesena per sfidare una squadra che nelle ultime tre partite ha sempre vinto, facendo undici gol e prendendone solo uno. A primo impatto sembra una tipica situazione da “non mi aspetto niente ma sono già deluso” (cit.), ma se c’è una cosa bella del calcio è che può davvero succedere qualunque cosa, anche che nelle circostanze più complicate vengano fuori energie che neanche si pensavano di avere. Oppure che arrivi un nubifragio a toglierti dagli impacci. Ne sapremo di più a ridosso delle 23 di mercoledì.



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