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Vabbé, la domenica si presentava sotto ottimi auspici: spettacolari maccheroncini alle canocchie e seppie con piselli, innaffiati con uno speciale sguazzo di bianco del discount, a casa dalla Gina. Una domenica a Comacchio in famiglia. Ma poi arriva pure l’ora della sofferenza e del turbamento.

Torno a casa, prendo un gastroprotettore preventivo e – seppur con un ritardo inusuale per i miei standard – prendo la strada del tempio. Parcheggio nel solito posto, scavalco salafiti, farisei, figli di Zebedeo e sono dentro. Il profumo di incenso avviluppa tutti gli adepti, le navate centrali cantano le lodi degli evangelisti, ma l’odore pare essere causato da un ragazzo che si fuma una cannetta e la novena si trasforma nella nostra messa laica. Risalgo i gradoni come una cheppia di Baricetta risale la chiusa e mi piazzo tra la mia gente, di fianco a mio cugino e ad Achille, suo figlio. Sono già stanco. Tifare la S.P.A.L. accorcia sicuramente la vita.

Primo tempo scialbo, alcuni ragazzi dei nostri hanno i piedi come i miei e ciò non è esattamente un grandissimo complimento. Ci arrabattiamo, ma come dice Mr. L. la sciarpa umana, l’articolo si potrebbe chiudere con due parole, ma per fortuna o purtroppo provo ad allungarmi un pochetto di più. La curva non tace, il secondo tempo mi dà speranza, siamo quasi arrembanti, dopo quattro minuti colpiamo una traversa su calcio d’angolo e tutti noi chierichetti cantiamo le lodi al Signore. Siamo talmente sfigati che i gatti neri di corso Piave hanno chiesto asilo politico a Vicenza, le scale hanno chiesto ai loro rappresentanti di vietare il passaggio sotto di loro agli spallini e gli specchi rotti hanno chiesto di frantumarsi tutti al Dall’Ara. Insomma, per rimanere il tema, siamo sfigati come i cani in chiesa. Poi, che dire, non prendere la porta da diciotto metri con la palla a terra è come sbagliare un fagiano fermo in una cavedagna con una bomba a mano. Impossibile.

Concludo con due parole sul Confucio di Cerignola, ovvero mister Colucci. Intanto i Leonardo a Ferrara hanno sempre fatto molto bene (tranne forse Leo Rossi) e a me il mister piace, ci mette del suo, la partita la gioca dalla panchina. Pare abbia messo equilibrio in una squadra squilibrata. Lo stop di tacco fatto davanti alla panchina è una delle cose migliori della giornata. Utilizzando parole sue: “il presente non esiste” e noi con coraggio dobbiamo rincorrere il futuro diventando dei cerbiatti mannari, assetati della voglia di rivalsa, nella certezza di avere uno stadio e una tifoseria che non ci azzecca un cazzo con questa terza serie.

Restiamo uniti dice la Ovest: abbracciamoci e che l’ultimo di noi risollevi da terra la nostra bandiera, gettata in un fosso, ma mai sporcata dal disonore e disamore, noi siamo quelli che c’erano, ci sono e ci saranno, noi siamo l’anima di un popolo. Che nessuno se lo dimentichi mai, né in campo e né negli uffici. Noi siamo la curva Ovest, noi siamo la S.P.A.L.

ps: tifare la S.P.A.L. non è per nulla stressante, ve lo dice Mazzo (diciotto anni) – forza vecchio cuore biancazzurro.



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