foto Filippo Rubin
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Mentre la SPAL fatica terribilmente sul campo e non trova soluzioni a una crisi tecnica ormai cronica, fuori si dibatte sui possibili scenari futuri. Tra questi la sorte dello storico marchio SPAL, che oggi è di proprietà del club, ma che gli ultras della curva Ovest vorrebbero vedere affidato al Comune di Ferrara per prevenire una situazione come quella che si verificò poco meno di vent’anni fa con la caduta in disgrazia della SPAL SpA della famiglia Pagliuso.

L’assemblea pubblica convocata nella serata di sabato 9 dicembre a Factory Grisù a Ferrara è durata poco più di un’ora e ha visto la partecipazione di circa 150 persone. Nel corso del dibattito, che ha visto la partecipazione dell’avvocato Matteo Pancaldi e dell’assessore allo sport Andrea Maggi, sono emersi alcuni punti fondamentali:

  • Gli ultras hanno spiegato che la proposta della cessione gratuita del marchio al Comune non rappresenta un attacco alla società o al suo presidente, ma un obiettivo per il futuro. Sono stati citati altri esempi nei quali i marchi sono stati messi a repentaglio da gestioni non all’altezza e visto che a Ferrara si è già passati da uno scenario del genere è bene consegnare il marchio alla città per prevenire problemi.
  • Secondo l’avvocato Pancaldi l’operazione di cessione del marchio al Comune è giuridicamente possibile per quanto subordinata ad alcuni paletti. In primis il Comune (a prescindere da chi lo amministri in base ai risultati delle elezioni) non potrebbe pagarlo (valore stimato di circa 300mila Euro) perché è quasi certo che la Corte dei Conti non autorizzerebbe una spesa pubblica di questo tipo. Quindi l’unico modo per favorire il passaggio sarebbe che Tacopina scegliesse di cederlo gratuitamente al Comune. Il Comune, essendo quindi in possesso il marchio, potrebbe darlo in prestito a chi vuole e in caso di eventuale fallimento della società sportiva di turno avrebbe la possibilità di salvarlo dalla liquidazione in quanto non costituirebbe un’immobilizzazione immateriale. La società che usa il marchio beneficerebbe di tutti i profitti economici durante la propria gestione. In secondo luogo c’è anche un problema che è il ruolo della FIGC, che ha dei diritti sui marchi delle società affiliate. Giuridicamente parlando è possibile, ma comunque difficile, che un nulla osta venga concesso dalla Federazione.
  • Ad Ancona è successo qualcosa di simile, ma i due casi non sono paragonabili perché nel caso dei marchigiani la società era fallita, cosa che ovviamente non è successa con Tacopina a Ferrara. Un azionariato popolare guidato dalla Curva comprò il marchio finito in Lussemburgo dopo il fallimento (valore di 60mila Euro) e lo cedette gratuitamente al Comune di Ancona.
  • L’assessore Maggi si è preso un impegno ufficiale affermando che martedì 12 dicembre la questione del marchio SPAL sarà il primo punto all’ordine del giorno nella riunione di giunta con il sindaco Fabbri e gli altri assessore ed entro una decina di giorni gli esponenti del tifo organizzato (era presente anche una rappresentanza del Centro Coordinamento SPAL Club) verranno invitati alla residenza municipale per un approfondimento.
  • I relatori (Maggi escluso) hanno riconosciuto che per Tacopina e la SPAL cedere il marchio rappresenterebbe un danno economico, come per un privato regalare la propria macchina a qualcun altro. Ma che al tempo stesso il Comune deve imporsi per averlo: tra le leve contrattuali citate ci sono anche le convenzioni che regolano l’utilizzo dello stadio e del centro sportivo G.B. Fabbri.

 



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