foto Roberto Manderioli

Vincere aiuta a vincere. Un luogo comune pari solo a “Non ci sono più le mezze stagioni”, però è così, stiamo cominciando a essere ciò che siamo e che dobbiamo essere: una corazzata, una nave da guerra dentro la fontana del parco Massari. Questa categoria di merda ci deve vedere come Willy il coyote vedeva Beep Beep: un lampo, una freccia, una saetta, una fucilata di Malaman. Vedo impegno, attaccamento, voglia di rimanere nella memoria della città. Tutto è sovradimensionato per questa serie che neppure riesco a nominare al pari di Arthur Fonzarelli che non riusciva a chiedere scusa: è come se per smontare un Casio da cinque euro utilizzassimo una sbullonatrice da carpenteria pesante. Direi che la mia dose di cazzate l’ho pure detta.

foto Rubin

La maglia del Russi, soprattutto la numero sei, tutti noi che abbiamo praticato il calcio amatoriale o i tornei CSI di calcetto l’abbiamo indossata, la magia della grande Olanda quella dei gemelli del goal Rep e Neeskens, quella dei fratelli Van de Kerkhof e, confesso, quando verso la metà del secondo tempo è entrato in campo il numero 14 ho avuto un brivido. Che poi si è dissolto al primo passaggio contro la rete della grada. Una squadra, la grande Olanda, nella storia del calcio seconda solo alla S.P.A.L. di Caciagli quanto a spettacolarità e a calcio totale e totalizzante. I ragazzi con addosso la maglia dai colori del cielo hanno capito dove sono, hanno capito chi siamo e quale è il nostro livello di passione e voglia di spaccare tutto, hanno capito quale privilegio sia calpestare quell’erbetta secolare dell’ultimo stadio inglese d’Italia.

Vincere partite come quella di sabato scorso ci fa capire che siamo sulla strada giusta. Se manteniamo questa concentrazione e questa voglia può darsi che passiamo da lepre a cerbiatto, portando rispetto e battendo chiunque ci si pari davanti, con le mani ben salde sulle nostre attrezzature genetiche. Credo che della curva sia quasi superfluo parlare: un’iperbole, una metafora del significato di orgoglio. I ragazzi giovani, quelli per cui anche questa categoria di merda non esiste, sono la certezza che questo movimento nato nei primi anni Settanta non avrà mai fine. Ci hanno sepolto sotto tonnellate di sterco non sapendo che siamo semi e se dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori (cit.), che anche se recisi germogliano comunque. Sembra perfino che siamo riusciti a trovare una punta, la difesa pare piuttosto salda, il centrocampo titicchia ancora un po’, ma questo è il palcoscenico su cui dobbiamo giocare e allora avanti tigrotti (cit.) continuiamo su questa strada.

foto Rubin

Oramai il secondo piano della Ovest comincia a diventare pesante: in tanti, troppi fratelli ci abbandonano per seguire dalla balaustra alta questa nostra storia senza fine. Io Vitto (Vittorio Cavicchi) non lo conoscevo e non ho il diritto di usurpare il dolore dei mille amici che abbiamo in condivisione, ma essere stato per quasi mezzo secolo nello stesso posto, a gridare per gli stessi colori è stato per me e per tutti un privilegio. Vorrei poter credere a una vita oltre, vorrei potermi immaginare un posto dove tutti quelli a cui abbiamo voluto bene fanno baldoria dalla mattina alla sera in attesa della domenica, dove dall’alto ci guidano e controllano, sorridendo ai nostri piccoli scazzi quotidiani. “Se non riescono a distruggere il desiderio di libertà non possono stroncarti. Non mi stroncheranno perché il desiderio di libertà e la libertà del popolo irlandese sono nel mio cuore. Verrà il giorno in cui tutto il popolo irlandese avrà il desiderio di libertà. Sarà allora che vedremo sorgere la luna” (Bobby Sands). Forza vecchio cuore biancoazzurro

 

— Cristiano Mazzoni è nato nell’autunno caldo del 1969 a Ferrara, in borgata. Ha scritto qualche libro, ma non è scrittore, compone parole in colonna, ma non è poeta, collabora con alcune testate giornalistiche ma non è giornalista. Lavora come impiegato metalmeccanico e scrive di SPAL quando se la sente. Nel 2024 ha pubblicato un libro con alcuni dei suoi scritti pubblicati su LoSpallino.com: a Sergio Floccari, Luca Mora e Leonardo Semplici è piaciuto molto. 

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