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Piacere, Luca Mora. Eh, certo, come se per uno come lui, a Ferrara, ci fosse bisogno di presentazioni. A fronte di questo la SPAL ha comunque rispettato una delle liturgie tradizionali del calciomercato, mettendo a disposizione della stampa il centrocampista-filosofo, tornato ormai da una ventina di giorni a vestire la maglia biancazzurra.

Anche perché nel 2015, quando venne prelevato dall’Alessandria per disputare il campionato di Lega Pro, non fu mai presentato, nonostante fosse semi-sconosciuto al grande pubblico. All’epoca Mora era reduce dalle Universiadi (vinte) in Corea del Sud e fece in tempo ad arrivare a Ferrara, firmare il contratto, posare per una foto con Walter Mattioli e poi salire su un furgone per raggiungere il resto della squadra nel ritiro di Tarvisio.

Sono molto felice e voglio ringraziare la SPAL per questa opportunità – ha detto Mora in apertura – ho sempre seguito le vicende della squadra nel corso degli anni e appena c’è stata l’occasione ho fatto di tutto per tornare, perché posso dare ancora qualcosa a questa società e a questa squadra. Mi impegnerò a fondo per raggiungere i traguardi collettivi. Da quando sono andato via (era il gennaio 2018, ndr) qualcosa in me è cambiato, ma in fondo mi sento ancora lo stesso. Sono passati gli anni, ma mi considero ancora giovane, anche se a livello umano penso d’essere cresciuto tanto. Quando si cambiano squadra e città ci sono sempre delle difficoltà e a La Spezia ho passato quattro o cinque mesi non facili, ma che mi sono serviti per migliorare e capire cosa serve per integrarsi nel corso di una stagione e capire certi aspetti mentali. Oltre a questo mi porto dietro l’esperienza condivisa con compagni e allenatori“.

OBIETTIVI – “Dove arriveremo lo dirà la classifica. Fino a una giornata fa eravamo ad un punto dal secondo punto. Ultimamente gli episodi ci hanno girato un po’ contro. A parte le prime tre o quattro partite la SPAL è sempre stata al vertice. La squadra è molto forte ed normale che dopo la retrocessione ci sia stato un periodo di adattamento alla categoria. C’è da ritrovare l’entusiasmo e credere in quello che si fa, a prescindere dai momenti. Le qualità tecniche e di gruppo ci sono per venirne fuori e provare a raggiungere la serie A“.

GRUPPO – “Il gruppo della serie B 2016/2017 era diverso perché veniva da una vittoria in campionato e quando si vince è anche più facile stare bene insieme. Prima di tornare ho parlato con Sergio (Floccari) e Francesco (Vicari) e mi sono reso conto che qui ci sono tanti giovani che hanno voglia e giocatori più esperti che hanno ancora la possibilità di dire la loro. Il gruppo è ben assortito e ha voglia di lavorare. Cinque anni fa partivamo come una outsider e in quelle circostanze è più facile essere spensierati. Ora c’è più pressione e i tifosi s’aspettano tanto, quindi anche gli avversari ci affrontano in maniera diversa. Dobbiamo essere bravi, prenderci le responsabilità e cercare di vincere le partite“.

KO COL PORDENONE – “Difficile capire e spiegare prestazioni del genere. Purtroppo in serie B si pensa che il Pordenone non sia una squadra di valore, ma l’anno scorso è quasi arrivata in finale playoff. In genere si mettono dietro e ripartono e probabilmente hanno messo più furore agonistico di noi. I motivi della prestazione non li so, ma quello che conta è che siamo proiettati ad avere una reazione a livello emotivo contro l’Empoli. Il problema è essere stati piatti a livello caratteriale e non essere riusciti a controbattere all’agonismo del Pordenone. Ora ci teniamo rifarci: ci siamo parlati e dobbiamo cercare di reagire al meglio“.

CARATTERE – “Ognuno porta le sue caratteristiche in un gruppo, è chiaro che tutta la squadra deve decidere di essere più aggressiva. In un sistema ogni elemento porta quello che ha: c’è chi è più tecnico e chi invece è più aggressivo. Credo sia una risposta da dare a livello collettivo. Non ci sono giocatori che cambiano le squadre, da nessuno dei due punti di vista“.

MARINO – “Ho sempre avuto questa idea di tornare a Ferrara, ovviamente farlo con un allenatore che già conoscevo e stimo è stata una spinta in più. So che aveva parlato bene di me e quindi è stato qualcosa che mi ha aiutato“.

ASPETTATIVE – “Al di là di quello che ci si aspetta da me conta quello che uno fa in campo. Chiaro che arrivare nell’anonimato può essere più facile a livello mentale. Ormai qualche anno di esperienza ce l’ho e quindi sento meno certe pressioni. Però è un errore pensare che io possa essere un giocatore fantastico solo perché sono sceso dalla serie A oppure ho vinto due campionati. Qui ci sono tanti giocatori che hanno centinaia di presenze in serie A, ma quello che conta è che ora siamo tutti in serie B, a prescindere dal curriculum. Dobbiamo pensare a questo e cercare di fare del nostro meglio per riportare la SPAL al piano di sopra“.

RETROCESSIONE – “Mi è dispiaciuto vedere cosa è successo alla SPAL. Diciamo che è stata una stagione che è nata male ed è finita peggio. Penso si sia trattato di una di quelle annate in cui tutto gira per il verso sbagliato. Gli infortuni hanno inciso tantissimo, poi mettiamoci pure alcuni rigori sbagliati e altri momenti sfavorevoli. Non è così raro vedere squadre di serie A molto forti nei bassifondi della classifica. Basta vedere cosa sta accadendo a Parma e Torino. La stagione storta può capitare a tutti, l’importante è provare a tornare in serie A o rimanere quantomeno nel calcio cosiddetto che conta. Ricordiamoci che non è così facile fare salvezze consecutive in serie A: la SPAL ne ha fatte due, poi è andata male. Ora proveremo noi a riportarla lì“.

EMPOLI – “Il risultato di sabato inciderà poco. Noi dobbiamo ragionare sulle prestazioni e sulla continuità, perché con questi due elementi arrivano i risultati. L’anno scorso con lo Spezia eravamo ultimi dopo sette giornate e per tutto il girone d’andata siamo stati fuori dalla zona-playoff. Poi col lavoro e la convinzione nelle idee dell’allenatore siamo arrivati alla promozione. In serie B è facile esaltarsi e deprimersi nel giro di poche partite, lo sappiamo“.

TIFOSI – “Questa è una situazione molto brutta. Per noi che giochiamo a calcio andare in uno stadio vuoto è veramente desolante. Mi spiace perché c’era sicuramente un ottimo rapporto coi tifosi, s’era creato un legame unico tra squadra e città. Speriamo tornino al più presto: continuiamo a fare il nostro lavoro, consapevoli che il nostro stadio ci avrebbe dato qualcosa in più. Speriamo possano continuare a farci sentire la loro vicinanza in altri modo, anche solo in giro per la città“.

L’ANTICONFORMISTA – “Sono me stesso e non mi faccio troppi problemi. Certi miei  comportamenti magari non sono comuni per l’ambiente del calcio e quindi possono sembrare stravaganti. In realtà faccio una vita normalissima e credo che lo facciano tanti altri calciatori, ma magari di loro non si parla. Quelli che fanno più notizia in genere sono gli altri che spesso sono più omologati con l’immagine del giocatore medio, quindi mi va bene così“.

L’ACCOGLIENZA – “La mascherina mi aiuta a essere riconosciuto un po’ meno quando giro per la città (sorride, ndr). Ho provato un po’ di nostalgia nel primo giorno qui e mi è capitato di fare un giro per il centro senza praticamente incontrare nessuno. Non è il massimo, in questo periodo si fatica a vivere la città perché è tutto chiuso. Speriamo di poter regalare una gioia alle persone in un momento complicato per tutti, come abbiamo fatto l’estate scorsa a La Spezia“.

 

foto: ufficio stampa SPAL



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