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Sommariamente, cosa ci portiamo dietro dall’esito di Juventus-SPAL oltre al risultato? Dopo mezza giornata di riflessione, questo è quanto.

*Le buone notizie*

CON LA JUVE FA POCO TESTO / Non è una questione di subalternità politica (in senso sportivo) o di reverenza (es.: l’eterno dibattito sulle avversarie che si scansano), è che proprio con questi non c’è partita per nessuno in Italia e trarre indicazioni da una partita del genere è abbastanza fuorviante. I fatti dimostrano che la Juve usa il campionato come campo d’allenamento per la Champions League, per cui lamentarsi dell’assenza di occasioni da gol in casa di una squadra del genere è come lamentarsi della mancanza di sentimenti in un qualunque club per gentiluomini di Villach (Austria, appena 29km da Tarvisio). Ronaldo e compagni hanno pigiato sull’acceleratore per 15 minuti su 90 (a essere generosi) e tanto è bastato per disporre di una squadra che ha un monte ingaggi dieci volte (e mezza) inferiore. I numeri magari non dicono tutto, ma spesso raccontano la realtà per quella che è.
L’ATTEGGIAMENTO / Può piacere o no ai nostalgici della palla lunga e pedalare, ma la SPAL ha una sua identità precisa basata sul possesso palla e quindi prova ad applicarla con lucidità e coraggio anche contro dei mostri come quelli di sabato. Parliamoci chiaro: davvero c’è chi pensa che con catenaccio e lancioni da dietro si potesse ottenere qualcosa di più? Beh, forse con Ibrahimovic là davanti (si libera a gennaio, ma è già in parola col Milan) avrebbe potuto funzionare. Per carità, non se ne ha controprova, però la SPAL sta mostrando coerenza e questo va apprezzato. Fin dal primo giorno di ritiro ha deciso di giocare compatta, coralmente e con una mentalità propositiva. Non perché Semplici si senta Guardiola, ma perché evidentemente ritiene che questa sia la filosofia migliore per arrivare al risultato con questo tipo di organico. Può funzionare meglio? Sicuro, ma non per questo il lavoro fatto finora è da buttar via: e se il meglio dovesse ancora venire?
NON TIFIAMO UNO SQUADRONE / Sicuramente c’erano degli juventini infiltrati nel settore ospiti, ma erano una minoranza e non sembra ci siano stati i temuti problemi. I timori della vigilia sono stati spazzati via dal calore e dall’entusiasmo mostrato dai tifosi biancazzurri durante tutta la partita, tanto da sovrastare il tifo da centro commerciale dell’Allianz Stadium. Quelli partiti da Ferrara (ma non solo) erano tifosi, gli altri – in larghissima maggioranza – sono clienti. Anzi, customers, che fa più figo. Mondi diversi, interessi diversi, passioni alimentate da ragioni diverse. In questo caso essere provinciali è un valore da conservare e dal quale trarre forza.

*Le cattive notizie*

I GOL DA CALCIO PIAZZATO (2) / Si diceva già due settimane fa. Resta un problema, fermo restando il punto 1 delle buone notizie. Inizialmente abbiamo assegnato responsabilità specifiche a Felipe, ma ad un’analisi più accurata è l’intero reparto di difesa a muoversi disordinatamente e con tutta probabilità pure Missiroli finisce col partecipare al pasticcio. Poi va da sé che marcare Ronaldo significa farsi un segno della croce e sperare che non abbia troppa voglia di giocare (il che sembra accadere abbastanza di rado). Nei bar si dice: “Bisogna marcare a uomo“. Il punto è che su Pavoletti due settimane fa era stata impostata la marcatura a uomo, ma ha fallito pure quella. Non è il metodo a fare la differenza, ma la sua applicazione. Su questo la SPAL può (e deve) fare progressi, altrimenti finirà col sudare freddo ogni volta in cui ci sarà un angolo o una punizione laterale.
LE NON-OCCASIONI DA CALCIO PIAZZATO / Per essere una squadra che in estate ha assunto il mago dei calci piazzati, la SPAL sembra produrre meno del previsto sulle situazioni da palla ferma. O quantomeno paga un saldo decisamente ampio tra gol fatti e subiti in questo tipo di giocata. Finora sono arrivati appena due gol (Petagna contro l’Atalanta, seppure su ribattuta; Bonifazi a Roma di testa da angolo) e una manciata d’occasioni (un paio sui piedi di Felipe, come minimo). A Torino forse era questo l’unico mezzo col quale si poteva provare a far male alla Juve, fermo restando che i bianconeri non hanno ancora preso un gol da palla ferma (e questo rimanda ancora al punto 1 delle buone notizie). Fatto sta che in questo momento la SPAL è la squadra che ha il secondo peggior saldo (-4) tra gol fatti e subiti in questo fondamentale: peggio di lei ha fatto solo il Genoa (-5). Le altre concorrenti per la salvezza per il momento procedono così:
– Chievo -2 (Fatti: 1; Subiti: 3)
– Frosinone 0 (F: 2; S: 2)
– Bologna +2 (F: 2; S: 0)
– Empoli +2 (F: 4; S: 2)
– Udinese -3 (F: 1; S: 4)
– Cagliari +3 (F: 4; S: 1)
GOMIS IN DIFFICOLTA’ / Un paio di incertezze anche nella partita di Torino hanno intaccato ulteriormente la fiducia di pubblico e addetti ai lavori verso il portiere italo-senegalese. Quello che l’anno scorso era stato considerato uno dei punti di forza della SPAL, in questa stagione si sta ritrovando additato come l’anello debole ed è oggettivamente un peccato. Alcuni errori sono stati palesi, anche se sono arrivati in partite che la SPAL avrebbe comunque perso, tipo quelle con Fiorentina e Sassuolo. Ma tanti altri piccoli passi falsi stanno facendo riflettere la dirigenza, malgrado le smentite. Ci sono buone probabilità che a gennaio Vagnati vada alla ricerca di un portiere più esperto del buon Alfred, con buona pace di VMS che evidentemente verrebbe restituito al Torino dopo appena sei mesi a Ferrara. Basterebbe questo ritocco per risolvere magicamente i problemi della squadra? Solo un illuso direbbe di sì, ma se non altro toglierebbe fiato a chi ripropone ciclicamente questo argomento.


foto: Dino Raimondi / SPAL



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